"Questa è la mia terra": oggi e domani il Festival che sfida l'emigrazione dei giovani
Oggi e domani il Centro Polivalente di Campobello di Licata ospita la terza edizione del festival “Questa è la mia terra”, una due giorni che vuole mettere al centro una delle questioni più urgenti per la Sicilia e il Mezzogiorno: l’emigrazione universitaria dei giovani e la difficoltà di attrarre studenti e talenti da altri territori.
L’iniziativa, nata dalla memoria di Giuseppe Gatì – giovane ventiduenne che aveva dato vita a un blog intitolato proprio “Questa è la mia terra” prima di perdere la vita in un incidente sul lavoro – è oggi un appuntamento che richiama amministratori, parlamentari, imprenditori, accademici e associazioni, con l’obiettivo di elaborare insieme una strategia per fermare la fuga di cervelli e costruire le condizioni per il “diritto a restare”.
Partner del Festival è l'Università LUMSA.
Il nodo della mobilità universitaria: dati e impatti
I numeri fotografano una realtà drammatica. Negli ultimi 15 anni, la Sicilia ha visto crescere costantemente l’emigrazione universitaria: oggi un giovane su tre lascia l’isola per iscriversi a un ateneo del Centro o del Nord Italia. Nel resto del Paese la dinamica è rovesciata: nel Centro-Nord, appena 1 studente su 215 sceglie di studiare altrove.
Il problema non è solo la partenza, ma il mancato ritorno. Secondo AlmaLaurea, soltanto 1 laureato su 4 che completa gli studi fuori rientra in Sicilia per lavorare. Il saldo di mobilità qualificata è tra i peggiori d’Italia: si perdono non soltanto risorse economiche, ma anche capitale umano, innovazione, idee e partecipazione civica.
Le stime SVIMEZ sono eloquenti: ogni anno il Mezzogiorno perde oltre 3 miliardi di euro tra spese sostenute dalle famiglie e ricchezza non prodotta nei territori di origine. Per la sola Sicilia, la cifra supera i 500 milioni di euro annui: più di cinque volte e mezzo la spesa che la Regione destinerà a scuola e università nel 2025.
Un’emorragia che indebolisce il tessuto produttivo, riduce la capacità di innovazione e innesca un circolo vizioso: meno studenti e meno laureati, meno attrattività per gli atenei locali, più partenze.
Obiettivi e metodo: un conclave per il diritto a restare
La sfida del festival è ambiziosa: in due giorni sviluppare almeno una proposta concreta e condivisa che possa invertire questa tendenza.
Gli obiettivi sono chiari:
Mappare chi opera in Sicilia sul tema del diritto a restare.
Individuare le sfide più urgenti legate all’emigrazione universitaria.
Elaborare proposte concrete, specifiche e realizzabili.
Condividere e votare le priorità.
Aprire la visione sul “dopo”, ponendo le basi per un lavoro stabile e coordinato.
Il metodo scelto è quello della progettazione partecipata: tavoli di lavoro, canvas di progettazione, votazioni collettive e un momento finale di restituzione pubblica in piazza.
Il programma
Lunedì 18 agosto si apre con un lavoro di mappatura collettiva: i partecipanti, divisi in piccoli gruppi, costruiranno una “carta della Sicilia” fatta di storie, esperienze e realtà impegnate nel territorio. Nel pomeriggio si entrerà nel vivo dell’analisi e della proposta, elaborando progetti concreti per trattenere e attrarre studenti.
La sera, la comunità locale si intreccerà con il festival: cena conviviale all’Ardito Forno Caserio, stand-up comedy di Nanni Mascena e Notte Bianca per le vie di Campobello.
Martedì 19 agosto sarà il momento della selezione e della decisione: ogni gruppo presenterà la propria proposta, che verrà sottoposta a domande, critiche e poi al voto collettivo. Nel pomeriggio si discuterà di come trasformare un’idea in azione concreta, con il supporto di esperienze nazionali come la campagna “Io Voto Fuori Sede”.
La giornata culminerà alle 21:00 in Piazza XX Settembre, con una restituzione pubblica alla comunità. Interverranno Teresa Fiore (Montclair State University, NJ) sulle migrazioni storiche, Laura Anello (La Via dei Tesori) sull’esperienza di mappatura delle azioni di restanza, e Maurizio Piscopo, educatore e autore, sul valore dell’impegno civile. La serata si chiuderà con un concerto collettivo che vedrà salire sul palco Avarello, Belfiore, Borzellino, Garpets 30k, Libero Reina e molti altri.
Dalla riflessione all'azione politica
Il festival non è un esercizio accademico. Negli anni scorsi ha già lasciato segni concreti: nel 2024, dal confronto generato a Campobello, è nato l’intergruppo interparlamentare per il diritto a restare, coordinato dall’onorevole Giovanna Iacono.
L’obiettivo di quest’anno è ancora più ambizioso: immaginare una strategia comune per rafforzare l’attrattività degli atenei del Mezzogiorno, mutuando le migliori pratiche dall’estero e dalle altre regioni italiane.
Una sfida generazione e collettiva
Il festival “Questa è la mia terra” non è solo un evento: è un laboratorio di futuro. Una sfida che riguarda istituzioni, imprese, università, ma anche comunità locali e società civile.
Perché dietro ogni statistica c’è una storia personale: quella di un giovane che lascia la Sicilia, spesso senza fare ritorno; quella di famiglie che sostengono sacrifici enormi; quella di territori che perdono energie vitali.
A Campobello di Licata, per due giorni, queste storie si intrecciano in una piazza, attorno a un tavolo di lavoro, davanti a un forno o sotto un palco musicale. Con un obiettivo chiaro: trasformare il diritto a partire in una reale possibilità di restare.
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