Emergenza acqua a Trapani: c'è chi ha solo 70 litri al giorno
Tre litri d’acqua al giorno. Tanto è arrivato in via San Michele, nel cuore del centro storico di Trapani, tra il 13 luglio e il 21 agosto. Tremila litri in 39 giorni, divisi tra famiglie, B&B e attività commerciali. L'equivalente di circa 70 litri al giorno per abitazione: un terzo di quanto necessario per il fabisogno personale (220- 240 litri al giorno secondo il Ministero della salute). Non certo per affrontare un’estate rovente. Difficile immaginare di poterci cucinare, lavare i piatti o farsi una doccia: eppure questa è la condizione reale di decine di famiglie.
Un condomino dello stabile al civico 35 descrive la situazione come un incubo quotidiano: contatori che segnano consumi minimi, taniche vuote, nessuna possibilità di riempire serbatoi sul tetto. Chi denuncia, viene persino accusato di non avere scorte sufficienti, come se fosse responsabilità dei cittadini supplire a un sistema che non funziona. E per supplire al problema ai cittadini non rimane che rifornirsi da autobotti private a pagamento.
Il Comune prova a rassicurare. L’assessore all’idrico Vincenzo Guaiana ha annunciato che dal 25 agosto inizieranno i lavori di verifica in via San Michele, via Cuba e via Poeta Calvino. «Se sarà necessario – spiega – si dovrà rompere la strada e fare tutto il possibile per garantire l’arrivo dell’acqua. Le zone scoperte nel centro storico si contano sulle dita di una mano». Dichiarazioni che però cozzano con la realtà di chi vive da settimane senza rubinetti attivi, e che legittimamente non si accontenta di promesse.
Il malessere non nasce solo dall’assenza d’acqua, ma anche dalla percezione che poco o nulla si muova sul fronte delle opere strutturali.
A infiammare la polemica è poi la questione dei fondi. In ballo ci sono circa 25 milioni, splittati in due stralci.
Già nel 2021 la Giunta comunale aveva approvato il progetto per l’ammodernamento della rete idrica, finanziato con 15 milioni di euro, più altri 10 subordinati al completamento del primo stralcio. Oggi però, secondo i documenti della Regione, quei fondi sarebbero rimodulati o addirittura persi, perché il Comune non avrebbe rispettato il termine del 31 dicembre 2022 per stipulare un contratto con l’impresa esecutrice.
Ad aggiungere benzinasul fuoco è chi solleva il caso. Non l’opposizione, ma Anna Garuccio, tesserata del Pd, partito che governa la città con Tranchida. Attivista del comitato cittadino "L'acqua è un diritto di tutti ", Garuccio sul suo profilo ha scritto senza mezzi termini: “Pare che questi fondi siano andati persi o rimodulati, perché non sarebbe stato rispettato il termine per l’assunzione dell’Obbligazione Giuridicamente Vincolante (OGV)”. Un’accusa pesante, che arriva dall’interno della stessa maggioranza e che metterebbe in imbarazzo il Comune. La Garuccio chiede chiarezza: “La città ha bisogno di verità, non di alibi. I cittadini hanno diritto di sapere che fine hanno fatto quei finanziamenti”.
L'assessore Vincenzo Guaina respinge con fermezza questa ipotesi e ribadisce: «Non sono stati persi, ma sono fermi. I progetti esecutivi, dopo il Covid, hanno visto lievitare i prezzi, praticamente raddoppiati. Il Comune non ha le risorse per cofinanziare. Attendiamo bandi che possano consentire alle ATI di delegare i Comuni titolari dei finanziamenti per procedere alla gara. Senza copertura economica non possiamo mettere le opere a bando. Ribadisco: non sono soldi persi, ma in attesa».
Il nodo resta però irrisolto: i finanziamenti ci sono, ma non si riesce a spenderli, mentre i cittadini devono arrangiarsi tra taniche, serbatoi e costi aggiuntivi. Intanto il tempo passa e le difficoltà aumentano. Il rischio è che il problema, già grave oggi, diventi insostenibile domani, compromettendo non solo la quotidianità delle famiglie ma anche la tenuta di interi settori come quello turistico, vitale per la città.
La vicenda di via San Michele diventa così un paradigma. Non è soltanto la cronaca di una strada senz’acqua, ma il riflesso di una gestione fragile, dove ogni guasto o ritardo burocratico si trasforma in emergenza. La città si regge su equilibri precari, affidata a condotte vecchie e a soluzioni tampone.
E a rendere il quadro ancora più vulnerabile c’è la condotta di Bresciana, unica fonte idrica di Trapani. Ripararla significherebbe interrompere il servizio e lasciare a secco l’intero territorio. Un paradosso che racconta quanto il sistema sia privo di alternative e quanto ogni intervento rischi di trasformarsi in un disastro annunciato.
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