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25/08/2025 06:00:00

Trapani e Misiliscemi si denunciano a vicenda ma senza acqua restano i cittadini

 La guerra dell’acqua tra Trapani e Misiliscemi non è più solo uno scontro di ordinanze, valvole e lucchetti: adesso finisce direttamente in Procura.

Dopo settimane di accuse incrociate e cittadini costretti a fare i conti con bidoni e taniche, il Comune di Trapani ha annunciato che martedì depositerà un esposto per interruzione di pubblico servizio contro Misiliscemi. Parallelamente, da Palazzo D’Alì si prepara un decreto ingiuntivo da oltre 3 milioni di euro: soldi che, secondo Trapani, Misiliscemi non ha mai pagato per lavori e manutenzioni alla rete idrica.

La scintilla è scattata sabato mattina alla stazione di sollevamento di Marracco. Qui gli operai di Trapani, per ordine del sindaco Giacomo Tranchida, hanno messo i lucchetti agli accessi dell’impianto, accusando il collega di Misiliscemi, Salvatore Tallarita, di avere riattivato le pompe nonostante un divieto. «Non è che fare il gestore significa libero arbitrio – ha attaccato Tranchida – la responsabilità è del Comune di Trapani che ha tutte le autorizzazioni: dell’Asp, quelle del Genio civile e il decreto regionale di assegnazione . Non può essere che chi passa apre e chiude i rubinetti a suo piacimento».

La mossa di Trapani non è piaciuta a Tallarita, che ha denunciato a sua volta per interruzione di pubblico servizio. Per Tranchida, però, è esattamente il contrario: «Con il blocco di 24 ore finalmente il centro storico ha preso acqua, altrimenti nei palazzi a cinque piani non arriva e le autobotti non possono entrare».

Alla base del conflitto c’è il vecchio piano di riparto dell’acqua tra i due Comuni. Secondo quel documento, mai contestato, Misiliscemi ha diritto a circa 38 litri al secondo, salvo imprevisti. «Quel piano – insiste Tranchida – fu condiviso da tutti e mai nessuno ebbe da ridire. Oggi si finge di non capire e si alimenta un conflitto che danneggia tutti».

Sul fronte finanziario, Trapani è netta: «Siamo creditori di oltre 3 milioni. Ogni giorno anticipiamo soldi per lavorazione, manutenzione e interventi, ma Misiliscemi non paga o perde tempo. Avvieremo il decreto ingiuntivo».

 

Secca la replica di Misiliscemi. Il sindaco Tallarita parla di accuse 'false e fuorvianti'. «Non c’è stato nessun rigetto della sospensione – spiega – l’ufficio tecnico aveva solo comunicato che l’erogazione sarebbe stata interrotta una volta completati i cicli. Il problema è che, per le chiusure e la scarsa pressione, non siamo riusciti a completare gli ultimi due turni: intere contrade sono rimaste senz’acqua per oltre 15 giorni».

Talliarita contesta anche il titolo di Trapani sulla gestione della rete: «Quel decreto regionale parla di gestione in deroga, legata a un periodo in cui l’Ato non era ancora operativo. Ma oggi l’Ato e l’Ati esistono, hanno commissari e dirigenti insediati: spetta a loro, non a Trapani. Inoltre, la legge regionale che ha istituito Misiliscemi ridisegna anche questa competenza».

Infine, sul fronte economico: «Abbiamo pagato tutto ciò che ci è stato richiesto, ma non abbiamo mai ricevuto un resoconto chiaro delle somme incassate da Trapani. Parlare di tre milioni di debiti è un modo per legittimare un comportamento aggressivo e denigratorio nei nostri confronti».

Per questo Misiliscemi ha già avviato a sua volta procedure di tutela legale: «Abbiamo depositato atti per interruzione di pubblico servizio che ha colpito solo i nostri cittadini e per i danni arrecati alle attrezzature».

Trapani contro Misiliscemi, Misiliscemi contro Trapani. Denunce, decreti, cabina di regia, verbali e carte bollate. Alla fine, però, resta un dato che non compare nei faldoni delle Procure: i rubinetti asciutti. Perché mentre i sindaci si scambiano accuse e diffide, chi vive tra le contrade e il centro storico continua a fare la fila alle autobotti o a riempire taniche. L’acqua, quella vera, resta sempre la grande assente.