La vicenda si intreccia con la richiesta avanzata da Trapani di portare a livello il serbatoio di San Giovannello, indispensabile per garantire l’erogazione al centro storico e ai quartieri di Trapani nuova. A ricostruire le ore calde del 22 agosto, i documenti resi pubblici dalla stessa aministrazione Tranchida: con i bacini di Bresciana e San Giovannello quasi a secco, Trapani chiede a Misiliscemi di spegnere per 12 ore le pompe di Marracco. L’interruzione di erogazione serve per garantire un accumulo sufficiente a sostenere i turni di erogazione già in difficoltà. Ma la richiesta viene rigettata, i tecnici trapanesi allora intervengono direttamente e spengono l’impianto. Ma il sindaco Tallarita non ci sta e nel pomeriggio gli operatori di Misiliscemi lo riattivano, riportando il sistema al punto di partenza.
Ed è proprio in questo clima che l'amministrazione Tranchida decide il passo successivo: lucchetto all’impianto per evitare nuove forzature.
“Questa vile manovra implica un'interruzione di pubblico servizio, un'infrazione in area privata e un possibile danno patrimoniale alle valvole e pompe accese sul territorio- tuona il sindaco Tallarita - Non ci sembra accettabile privare ancora una volta il territorio di Misiliscemi di un bene essenziale qual è l’acqua, soprattutto in un periodo di particolare necessità come quello estivo, esclusivamente per una presa di posizione e/o per soddisfare bisogni politici di varia natura”.
In mezzo a questa guerra fra poveri di acqua, i cittadini, costretti a vivere da settimane con rubinetti asciutti. A Trapani l’acqua arriva ogni tre giorni, con turnazioni che saltano al primo guasto; a Misiliscemi, le zone servite alternativamente restano spesso a secco più a lungo.
Il comitato “L’acqua è un diritto di tutti” da settimane denuncia la situazione, con note protocollate e sit-in davanti al Municipio. Nei giorni scorsi ha perfino scritto al Presidente della Repubblica, chiedendo un intervento per tutelare quello che considerano un diritto costituzionale. “Non è solo un problema tecnico – spiegano – ma un’emergenza sociale che colpisce famiglie, anziani e attività economiche. Senza acqua non si vive”.
Tra accuse e scaricabarile, il paradosso è sempre lo stesso: mentre i Comuni litigano su chi deve spegnere o accendere una pompa, i cittadini restano senz’acqua e si arrangiano con bidoni, autobotti e taniche. A Trapani e Misiliscemi c’è chi aspetta tre giorni per riempire una bottiglia, chi non riesce a fare una doccia e chi deve scegliere se usare quei pochi litri per cucinare o per lavarsi. In questo scenario il lucchetto messo al Marracco diventa più di un gesto tecnico: è il simbolo della politica che invece di garantire l’acqua la incatena, lasciando famiglie, anziani e attività a sopravvivere in piena estate senza un bene che dovrebbe uscire normalmente dai rubinetti.
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