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24/08/2025 06:00:00

La guerra dell'acqua. Trapani mette i lucchetti e lascia Misiliscemi a secco

Un lucchetto alla stazione di sollevamento di Marracco: è questa l’immagine che fotografa meglio il livello dello scontro tra i Comuni di Trapani e Misiliscemi sulla gestione dell’acqua. Venerdì i tecnici del Comune di Trapani hanno chiuso fisicamente l’accesso all’impianto, accusando Misiliscemi di interventi “arbitrari” contrari alle disposizioni regionali e di fatto vanificanti la turnazione stabilita per riequilibrare i serbatoi cittadini.

La vicenda si intreccia con la richiesta avanzata da Trapani di portare a livello il serbatoio di San Giovannello, indispensabile per garantire l’erogazione al centro storico e ai quartieri di Trapani nuova. A ricostruire le ore calde del 22 agosto, i documenti resi pubblici dalla stessa aministrazione Tranchida: con i bacini di Bresciana e San Giovannello quasi a secco, Trapani chiede a Misiliscemi di spegnere per 12 ore le pompe di Marracco. L’interruzione di erogazione serve per garantire un accumulo sufficiente a sostenere i turni di erogazione già in difficoltà. Ma la richiesta viene rigettata, i tecnici trapanesi allora intervengono direttamente e spengono l’impianto. Ma il sindaco Tallarita non ci sta e nel pomeriggio gli operatori di Misiliscemi lo riattivano, riportando il sistema al punto di partenza.

Ed è proprio in questo clima che l'amministrazione Tranchida decide il passo successivo: lucchetto all’impianto per evitare nuove forzature.

Questa vile manovra implica un'interruzione di pubblico servizio, un'infrazione in area privata e un possibile danno patrimoniale alle valvole e pompe accese sul territorio- tuona il sindaco Tallarita -  Non ci sembra accettabile privare ancora una volta il territorio di Misiliscemi di un bene essenziale qual è l’acqua, soprattutto in un periodo di particolare necessità come quello estivo, esclusivamente per una presa di posizione e/o per soddisfare bisogni politici di varia natura”.

In mezzo a questa guerra fra poveri di acqua, i cittadini, costretti a vivere da settimane con rubinetti asciutti. A Trapani l’acqua arriva ogni tre giorni, con turnazioni che saltano al primo guasto; a Misiliscemi, le zone servite alternativamente restano spesso a secco più a lungo.

Le testimonianze dei residenti sono eloquenti. Dal centro storico una famiglia denuncia che in piena estate, dal 13 luglio al 21 agosto, sono arrivati poco più di 3 metri cubi d’acqua: appena 70 litri al giorno, numeri che non bastano neanche per cucinare, figurarsi per lavarsi.È inaccettabile – dice Jessica –. Si parla di acqua come bene primario, ma ci trattano come cittadini di serie B. Ogni volta ci dicono che dobbiamo avere più serbatoi sui tetti, ma con cosa li riempiamo se non arriva nulla?”.

Il comitato “L’acqua è un diritto di tutti” da settimane denuncia la situazione, con note protocollate e sit-in davanti al Municipio. Nei giorni scorsi ha perfino scritto al Presidente della Repubblica, chiedendo un intervento per tutelare quello che considerano un diritto costituzionale. “Non è solo un problema tecnico – spiegano – ma un’emergenza sociale che colpisce famiglie, anziani e attività economiche. Senza acqua non si vive”.

Tra accuse e scaricabarile, il paradosso è sempre lo stesso: mentre i Comuni litigano su chi deve spegnere o accendere una pompa, i cittadini restano senz’acqua e si arrangiano con bidoni, autobotti e taniche. A Trapani e Misiliscemi c’è chi aspetta tre giorni per riempire una bottiglia, chi non riesce a fare una doccia e chi deve scegliere se usare quei pochi litri per cucinare o per lavarsi. In questo scenario il lucchetto messo al Marracco diventa più di un gesto tecnico: è il simbolo della politica che invece di garantire l’acqua la incatena, lasciando famiglie, anziani e attività a sopravvivere in piena estate senza un bene che dovrebbe uscire normalmente dai rubinetti.