L’acqua a Trapani diventa terreno di scontro politico e giudiziario. Il consiglio comunale ha approvato con 18 voti favorevoli e 6 assenti la commissione di indagine sull’approvvigionamento idrico, accolta con l’applauso dei cittadini presenti in aula. La proposta era arrivata dai consiglieri di Fratelli d’Italia Gaspare Gianformaggio, Nicola Lamia, Maurizio Miceli e Grazia Spada, ed è stata sostenuta dal comitato “L’acqua è un diritto di tutti”, che da mesi denuncia rubinetti a secco e turnazioni infinite.
La commissione sarà nominata nei prossimi giorni e avrà accesso agli atti, con il compito di verificare responsabilità politiche e tecniche della gestione degli ultimi sette anni. Sul tavolo finiranno i pozzi di Bresciana, la pompa di rilancio Marracco, al centro della guerra tra Trapani e Misiliscemi, e la gestione delle autobotti. Gli emendamenti presentati dalla consigliera Marzia Patti hanno chiarito fin dall’inizio un punto: la commissione non dovrà comportare alcun costo aggiuntivo per il Comune. È stato infatti stabilito che i componenti non percepiranno né gettoni né rimborsi e che le sedute si terranno in orari tali da non generare indennità sostitutive. L’obiettivo è garantire trasparenza senza gravare sulle tasche dei cittadini, trasformando la commissione in uno strumento di accertamento e di verità, non in un ulteriore peso per l’erario.
In aula il clima è stato incandescente. Tore Fileccia, del movimento “Futuro”, ha usato parole di fuoco: “Sono stati spesi milioni per comprare acqua, ma i cittadini non hanno avuto alcun beneficio. Ci sono famiglie che devono alzarsi alle sei del mattino per vedere se il motore dell’acqua parte, mentre alcuni quartieri ricevono autobotti a ripetizione e altri restano senza. È una gestione clientelare che mortifica la città. E dopo sette anni e mezzo abbiamo ancora una sola autobotte comunale: possibile mai?”.
Accuse che hanno scatenato la reazione durissima del sindaco Giacomo Tranchida: “Non appena abbiamo la trascrizione a verbale porterò queste affermazioni anche ai poteri giudiziari, perché meritano di essere approfondite. Se quei fatti sono fondati e accettati dall’autorità giudiziaria, la città tutta si costituirà parte civile. Diversamente si tratta di calunnia e diffamazione”.
Tranchida ha ricordato i furti di rame, i blackout elettrici e persino i sabotaggi denunciati nel 2023 agli impianti di Bresciana: “C’era chi abbassava i cursori e spegneva le pompe, costringendoci a mettere guardie giurate. Un disegno criminale che ha danneggiato la città”. E sulla commissione, sorprende tutti: “Io sono favorevolissimo. Non basta un battere di martello per risolvere la siccità, ma che indaghino pure. Io non ho paura della verità”.
Per il sindaco il vero problema non è solo locale ma regionale: “Musumeci e Schifani si accusano da anni sulla gestione delle dighe. La deputata del M5S Cristina Ciminnisi e altri parlamentari hanno denunciato milioni di metri cubi d’acqua buttati via. Non è solo un problema di Trapani ma di un sistema che da decenni trascura le infrastrutture idriche”.
Fuori e dentro l’aula resta però la rabbia dei cittadini. Il comitato “L’acqua è un diritto di tutti” ha riempito i banchi del pubblico, invitando i trapanesi con un messaggio chiaro: “Questo non è il momento delle bandiere di partito ma della città intera. Invitiamo tutti a riempire l’aula consiliare, la nostra presenza è fondamentale. Uniti possiamo pretendere risposte e un cambiamento”. Lo stesso comitato ha già depositato un esposto in Procura contro ignoti, mentre i Comuni di Trapani e Misiliscemi si sono denunciati a vicenda per interruzione di pubblico servizio sulla gestione Marracco.
La commissione nasce dunque in un clima tesissimo, con cittadini sempre più esasperati e accuse che finiranno davanti ai giudici. L'intento è fare chiarezza, ma si prevede un altro terreno di scontro politico. Intanto, la fotografia resta la stessa: quartieri senz’acqua, autobotti che non bastano, famiglie costrette a vivere come nel “terzo mondo” in piena estate.
Cosa farà la commissione d’indagine sull’acqua a Trapani
Verificare responsabilità politiche e tecniche nella gestione del servizio idrico negli ultimi sette anni.
Accertare cause e disfunzioni che hanno portato a turnazioni, pressione bassa, interruzioni e disagi nei quartieri.
Analizzare i rapporti contrattuali tra Comune, Siciliacque e ATI idrico, compresa la gestione dei pozzi e della pompa Marracco.
Ascoltare tecnici, dirigenti, comitati e cittadini, raccogliendo testimonianze dirette sui disservizi.
Elaborare un report finale con proposte operative, per migliorare la rete e dare trasparenza sul futuro del servizio.