Giovedì 28 agosto, alle 9.15 del mattino, tecnici e agenti di polizia municipale dei due Comuni si sono incontrati alla stazione di pompaggio di Marracco. L’accesso era stato chiesto formalmente dal Comune di Misiliscemi con una nota protocollata il giorno prima, dopo settimane di tensioni e accuse reciproche. Il sopralluogo, autorizzato da Trapani, ha visto la presenza di manovratori e vigili di entrambe le amministrazioni. La verifica si è conclusa nel giro di quindici minuti: nessuna criticità rilevata e una portata stimata di 38,46 litri al secondo, misurata da entrambe le parti. Poi il cancello è stato richiuso con il lucchetto, lo stesso che nelle scorse settimane era finito al centro delle polemiche e persino di denunce in Procura per interruzione di pubblico servizio.
Il dato tecnico, però, non convince Misiliscemi. Secondo il sindaco, Marracco non rilancia davvero quei volumi: «Le pompe sono datate e non spingono i litri che risultano sulla carta. Alla fine al nostro Comune arriva meno acqua, e a pagarne il prezzo sono le famiglie». E i numeri che porta sono pesanti: circa 4.500 utenze distribuite su sette zone, con 9.000 residenti stabili che in estate raddoppiano, a cui si aggiungono i flussi dell’aeroporto, oltre 20 mila persone. «Quando Trapani stacca Marracco – spiega – io so già che avrò difficoltà non per un giorno, ma per tre. Perché servono almeno 72 ore per rimettere in pressione il sistema e far arrivare l’acqua in tutte le zone. Non sono quattro famiglie che restano senza servizio: sono migliaia di cittadini».
Tra luglio e agosto si sono contate dieci interruzioni, per un totale di circa 20 giorni senza acqua. «Ogni volta la gente chiama, minaccia denunce. Io stesso dico: denunciate pure, così magari ci si rende conto della gravità del problema. Non è un’emergenza limitata, è un intero territorio che va in crisi ogni volta che salta un turno».
Il sindaco non nasconde la tensione: «Noi non vogliamo fare guerra a Trapani, io sono stato eletto per dare dignità al mio territorio, non per aprire fronti contro altri cittadini. Ma non si può andare avanti con improvvisazioni. Chiediamo un tavolo tecnico stabile, che agisca come arbitro e garantisca regole certe. Non può essere che Marracco venga spento senza preavviso, lasciandoci a secco».
La polemica riguarda anche i conti. Trapani ha chiesto a Misiliscemi oltre 3 milioni di euro per i costi del servizio idrico e altri oneri, ma il nuovo Comune reclama i dettagli: «È come quando si chiama un’impresa per lavori a casa: alla fine viene presentata una fattura con tutte le voci. Non si può chiedere una cifra così senza rendicontazione. Abbiamo chiesto i documenti, ma non ci sono stati consegnati. È normale che io debba pagare senza sapere cosa sto pagando?».
E non c’è solo l’acqua. C’è anche la partita patrimoniale, rimasta sospesa dalla nascita del Comune. «Finché non si definiscono i rapporti, Trapani considera ancora come proprio il nostro patrimonio. E questo crea squilibri. La stazione di Marracco, ad esempio, è un impianto di rilancio che serve solo Misiliscemi: quando è accesa l’acqua arriva anche a Trapani, ma quando è spenta Trapani continua ad avere acqua da altre prese, noi no. È tollerabile che un Comune resti senz’acqua perché l’altro non gestisce bene i turni?».
Sul fronte rifiuti, Misiliscemi ricorda di aver già ottenuto la quota parte all’interno della SRR e di pagare regolarmente i servizi. «Dal primo gennaio dovremmo essere autonomi anche nella gestione – aggiunge – ma intanto Trapani porta bilanci che non rispecchiano i nostri conti».
Dal capoluogo la risposta non si è fatta attendere. «Quando vorranno – ribatte il sindaco Giacomo Tranchida – gli amministratori di Misiliscemi potranno recarsi negli uffici comunali e farsi consegnare copia di tutte le spese e dei calcoli effettuati. La quota parte che chiediamo è proporzionale ai volumi erogati, non c’è nulla da nascondere. Da agosto 2024 i manovratori sono passati in carico al loro Comune, e pertanto quelle spese non vengono più attribuite».
La contrapposizione rimane aperta. Da una parte Misiliscemi insiste: «Non ci stiamo inventando nulla, chiediamo soltanto che ci vengano riconosciuti i nostri diritti e che ci vengano presentati i conti in maniera chiara». Dall’altra Trapani ribadisce: «Le carte ci sono, basta prenderle». In mezzo restano i cittadini, che in piena estate hanno dovuto affrontare giorni interi con i rubinetti asciutti, e la prospettiva di nuove battaglie legali se non arriveranno risposte certe.