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02/09/2025 11:00:00

Il Peacewashing di alcuni attraverso la Global Sumud Flotilla

Mi sembra corretto analizzare ciò che sta accadendo riguardo la Global Sumud Flotilla, un coordinamento internazionale composto da centinaia di persone che, in queste settimane, intendono portare via mare aiuti umanitari ai palestinesi rompendo il blocco illegale imposto da Israele. L'azione in sé non è una novità, dato il lavoro enorme fatto da anni dalla Freedom Flotilla: il fattore evidente di quest'ultima iniziativa è l'enorme partecipazione sia concreta, poiché si parla di una flotta popolare composta da una delegazione di 44 paesi, che mediatica.

 

Quando si parla di media, però, oltre alla grande maggioranza che si espone genuinamente, c'è sempre chi cerca di approfittarsene: alcune personalità abbastanza discutibili stanno appoggiando questa iniziativa nonostante abbiano sempre portato avanti fieramente una narrazione costruita ad hoc dalla propaganda israeliana. C'è, inoltre, chi non si è mai espresso pubblicamente sulla questione, legittimando, più o meno tacitamente, dinamiche coloniali o semplicemente di oppressione: oggi, invece, alcuni fra questi sono mediaticamente in prima linea per la Global Sumud Flotilla. In entrambi i casi è un fatto gravissimo e si chiama propriamente "peacewashing": è abberrante strumentalizzare un genocidio per soli fini personali, soltanto per la pura e semplice apparenza, sciacquandosi la faccia in acque piene di sangue.

Questo grandissimo network umanitario ha assolutamente bisogno di un forte sostegno mediatico, ma non deve diventare un piedistallo per nessun singolo: azioni come queste, oltre a fornire un aiuto umanitario concreto e continuare a svelare la complicità politica ed economica dei nostri governi, devono servire anche per sensibilizzare sempre di più. Ma sensibilizzare nel modo corretto, con una narrazione attestata dalle fonti e che inizi almeno dalla Nakba del '48. E noi dobbiamo sempre cercare di farlo: via social, nelle relazioni interpersonali, partecipando alle assemblee pubbliche e, soprattutto, scendendo in piazza.

 

Luca Lo Buglio