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12/09/2025 07:05:00

Global Sumud Flotilla, la partenza dalla Sicilia

«Chiediamo al Governo italiano di tutelare dei cittadini italiani qualora dovessero essere prelevati, sequestrati o incarcerati dagli israeliani. Non vogliamo le scorte, ma una interlocuzione diplomatica con Israele. Il ministro degli esteri spagnolo ha detto che estenderà l’immunità diplomatica per i cittadini spagnoli che stanno partecipando alla missione. Un gesto di grande sostegno e saremmo felici se avessimo la stessa opportunità». Maria Elena Delia, portavoce italiana della Global Sumud Flotilla, la missione umanitaria in soccorso alle popolazioni di Gaza, parla dal porto grande di Siracusa prima della partenza.

 

Il raduno alla Marina

Circa 200 persone sono presenti alla Marina, provenienti da diverse parti della Sicilia sventolando bandiere palestinesi ed esponendo striscioni per sostenere la popolazione di Gaza.Nel pomeriggio tre imbarcazioni a vela sono salpate verso la rada di Augusta, per raggiungere in serata altre 15 imbarcazioni. La partenza è prevista per domani all’alba. In totale da Augusta partiranno 18 barche con a bordo 150 persone, si riuniranno in mare con le 6 imbarcazioni provenienti dalla Grecia per sessanta persone circa e le dieci barche dalla Tunisia per un totale di circa 600 persone.

 

La paura delle intercettazioni

«La popolazione sta morendo di fame, una fame indotta, che nasce dal fatto che Israele impedisce agli aiuti umanitari di entrare nella Striscia – spiega la portavoce per l’Italia della Flotilla -. Anche durante i conflitti ci sono delle regole che servono a tutelare i civili che a Gaza invece sono stati massacrati». Le precedenti missioni sono state intercettate dalle motovedette israeliane a 70 miglia nautiche. «Abbiamo paura delle intercettazioni e non vogliamo mettere a rischio le persone a bordo. Abbiamo fatto training in queste settimane per imparare a non reagire, restare pacifici e non violenti».

 

I componenti la missione

Della missione fanno parte tre europarlamentari e due parlamentari italiani. A Siracusa è presente una rappresentante della Camera del Brasile. Da lì si è imbarcato anche Yassin Lafram, presidente dell’Unione delle Comunità islamiche d’Italia: «L’unica soluzione che ci può essere, e che richiede un intervento serio da parte della comunità internazionale, è la creazione di un unico Stato libero e democratico dove possano convivere insieme ebrei, arabi, musulmani, cristiani tutte le nazionalità possibili però ci vuole ovviamente una supervisione internazionale».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA