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20/09/2025 15:00:00

L'esodo a Gaza e il genocidio in corso

Nei giorni scorsi Netanyahu ha mantenuto la promessa, dando inizio all’occupazione di Gaza City e proseguendo con i bombardamenti. I tentativi di mediazione del Qatar con Hamas, così come quelli degli Stati Uniti con Israele – che ha compiuto un raid a Doha durante un incontro tra le autorità qatariote e i leader di Hamas – non hanno prodotto una moral suasion efficace.

 

Nell’urbe di appena 45 km² – per rendere l’idea, Marsala è grande più di cinque volte, con i suoi 243,26 km² – vivevano circa ottocentomila persone. La metà di esse è stata costretta a un esodo forzato di dimensioni bibliche: l’unica via percorribile è la strada costiera che conduce a Khan Yunis, dove si trova un campo profughi. Nonostante l’area sia considerata da Israele “zona umanitaria”, è stata più volte bombardata.

 

Hamas ha reagito portando in superficie gli ostaggi, ragione per cui l’Idf aveva inizialmente sconsigliato l’operazione. Intanto, in Israele, le manifestazioni dei familiari degli ostaggi si sono intensificate, con presidi anche sotto la casa di Netanyahu.

 

Bezalel Smotrich, ministro delle Finanze e leader ultraortodosso, ha dichiarato che la Striscia rappresenta una “miniera immobiliare”, ribadendo una visione speculare a quella di Hamas per la Palestina: “Israel from the river to the sea”. Il fiume è il Giordano, e ciò implica anche la Cisgiordania, dove già oltre 700.000 coloni israeliani si sono insediati, appropriandosi illegalmente del 42% del territorio.

 

Un recente rapporto di una commissione indipendente dell’ONU, dopo più di due anni di indagini, ha stabilito che in questo conflitto sono stati compiuti 4 dei 5 atti previsti dalla Convenzione ONU per la definizione di genocidio: uccidere membri del gruppo; infliggere gravi lesioni fisiche o mentali; sottoporlo a condizioni di vita tali da portare alla sua distruzione; trasferire con la forza minori da un gruppo a un altro.

 

Molti sostengono che anche il quinto atto – misure per impedire le nascite – sia stato soddisfatto, poiché perfino reparti di neonatologia sono stati distrutti.

E tutto questo orrore, purtroppo, è indiscutibile.

Il 19 settembre, mentre a Napoli si rinnovava il miracolo di San Gennaro con lo scioglimento del sangue, l’arcivescovo Battaglia ha voluto che accanto a quel segno di fede si pensasse ai bambini di Gaza.

 

Vittorio Alfieri