Scoppia il caso Guiana a Trapani. L’ex assessore ai Servizi idrici, oggi consigliere comunale, è stato inserito tra i componenti della commissione d’inchiesta istituita per fare luce sulle disfunzioni dell’acqua in città. Una scelta che ha subito sollevato critiche e accuse di conflitto di interessi.
Il comitato civico 'L’acqua è un diritto di tutti', che da mesi denuncia disservizi e opacità, ha scritto al presidente del Consiglio comunale chiedendo la sostituzione di Guiana. “È un evidente conflitto – spiega il portavoce Salvatore Titoni –. La Costituzione, all’articolo 97, impone imparzialità e buon andamento alla Pubblica Amministrazione. Il Testo unico degli Enti locali (articolo 78) prevede l’astensione in caso di interessi personali. Non si può chiedere a chi ha gestito l’acqua fino a ieri di controllare se stesso oggi”.
La commissione, proposta da Fratelli d’Italia e votata all’unanimità, è nata per indagare sulla crisi idrica che ha segnato l’estate trapanese, con interi quartieri rimasti senz’acqua nonostante i pozzi comunali fossero accesi. Ma la presenza dell’ex assessore rischia, secondo il comitato, di compromettere credibilità e trasparenza: “I cittadini – si legge nella lettera – hanno diritto a un’indagine seria, imparziale, senza zone d’ombra. Non si mette in discussione il mandato politico di un consigliere, ma la fiducia nelle istituzioni viene prima di tutto”.
Ora la palla passa al presidente del Consiglio comunale, chiamato a valutare la richiesta. Sullo sfondo resta l’urgenza di chiarire le falle del sistema idrico cittadino, tema che da mesi avvelena il dibattito politico e che, con il “caso Guiana”, si carica di un nuovo fronte di scontro.