Il dibattito sul Ponte sullo Stretto di Messina si intensifica, con nuove polemiche sollevate dalle osservazioni della Corte dei Conti sulla delibera CIPESS che ha dato il via alla progettazione dell’opera. In particolare, a suscitare preoccupazione è stato l’intervento del prof. Fabrizio Micari, ingegnere e già rettore dell’Università di Palermo, che ha messo in dubbio la solidità del progetto. Secondo Micari, “c’è davvero da essere preoccupati” per le presunte carenze progettuali evidenziate dalla Corte.
Tuttavia, a suscitare ancor più preoccupazione, secondo la nota di Rete Civica per le Infrastrutture nel Mezzogiorno, a firma dell'ing. Roberto De Maria - è il rischio che il nuovo intervento della Corte dei Conti possa ulteriormente bloccare il progetto e posticipare la realizzazione di un'infrastruttura che la Sicilia aspetta da decenni. “C’è da preoccuparsi per un intervento che rischia di rinviare ancora una volta il momento in cui i siciliani potranno finalmente smettere di pagare il prezzo salato dell’isolamento", commenta Di Maria.
"I costi dell'Isolamento e le conseguenze del rinviare il ponte"
Ogni anno, l’isolamento della Sicilia costa all’economia regionale ben 6,5 miliardi di euro, tra inefficienze logistiche, costi elevati e mancati guadagni. Per l'Ing. Roberto Di Maria, “ogni ritardo è un danno irreparabile per l’isola”, che rimane tagliata fuori dalle principali rotte di collegamento tra l'Europa e il Mediterraneo.
Secondo il portavoce di Rete Civica per le Infrastrutture nel Mezzogiorno, le osservazioni mosse dalla Corte dei Conti non dovrebbero concentrarsi solo su presunti problemi tecnici, ma sulle gravi perdite economiche causate da un’infrastruttura strategica ancora ferma ai blocchi di partenza. “Opporsi al Ponte significa opporsi a un’infrastruttura che è cruciale per lo sviluppo della Sicilia e per la sua competitività futura”, continua Di Maria.
La Corte dei Conti: "oltre le competenze?"
Al centro delle polemiche c’è anche il ruolo della Corte dei Conti, che, secondo alcuni esperti giuridici, sembra essersi spinta oltre i propri limiti tecnici e contabili. Come sottolinea Di Maria, “la Corte dei Conti sembra essersi occupata di aspetti che esulano dalle sue competenze, come la valutazione degli impatti ambientali o la validità dei pareri tecnici. Si tratta di temi che, difficilmente, rientrano nel suo perimetro”.
Non mancano anche considerazioni politiche sul tema, dato che il presidente della Corte dei Conti, Guido Carlino, è stato nominato dal governo Conte. Di Maria fa notare che la relatrice della Corte, la dott.ssa Valeria Franchi, ha ricoperto incarichi nel governo Conte e nell'ambito del ministero delle Infrastrutture. “Non possiamo ignorare le coincidenze che potrebbero influenzare la lettura della Corte, specialmente se queste osservazioni vengono utilizzate per rallentare un’opera che la Sicilia aspetta da decenni”, afferma Di Maria.
L'importanza Strategica del ponte: le voci a favore
Nonostante le critiche, le voci favorevoli al progetto non mancano. Tra queste, anche alcuni esponenti del Partito Democratico hanno riconosciuto l’importanza strategica del Ponte. “All’interno dello stesso PD non tutti condividono la linea del ‘no al ponte’”, sottolinea Di Maria, citando l'ex sindaco di Catania, Enzo Bianco, e il presidente della Commissione regionale antimafia, Antonello Cracolici, che hanno chiesto un confronto serio sull’opera.
Secondo Di Maria, la posizione del prof. Micari e di altri critici rischia di ridurre il dibattito a una semplice lotta politica, dimenticando le reali necessità della Sicilia. “Il Ponte sullo Stretto non è né di destra né di sinistra, ma è un’opera di civiltà, di progresso e di sviluppo per tutta la regione”, afferma Di Maria.
"I benefici del Ponte per la Sicilia"
Il Ponte sullo Stretto è visto da molti come un’opportunità unica per superare l’isolamento infrastrutturale della Sicilia. “Senza il Ponte, la rete siciliana rimarrà scollegata dal corridoio TEN-T, rinunciando alla possibilità di un collegamento ferroviario e stradale diretto con l’Europa”, continua Di Maria. Ma non solo: l’opera sarebbe cruciale per il rilancio dei porti siciliani, come Messina, Augusta e Palermo, e per la riduzione delle emissioni causate dai trasporti su gomma. “Ogni grande opera genera migliaia di posti di lavoro diretti e indiretti, oltre ad attrarre investimenti privati”, spiega Di Maria.
"Opporturnità da non sprecare"
Alla luce di queste considerazioni, l’errore, secondo Di Maria, sta nel ridurre il dibattito sul Ponte a una lotta ideologica. “Le opere pubbliche, come il Ponte sullo Stretto, non sono di proprietà di nessun partito. Sono di tutti”, conclude l’Ing. Roberto Di Maria.
Il rischio è che un’altra generazione di siciliani si trovi a pagare il prezzo dell'immobilismo, senza aver mai visto realizzarsi un’opera che potrebbe cambiare per sempre il volto della regione. “Non possiamo più permetterci di rimandare, è ora di agire per il bene della Sicilia e delle sue future generazioni.”