«Nessuna intenzione di calpestare diritti, ma solo di garantire chiarezza e rispetto delle norme». Così l’assessora ai Servizi sociali e alla Pubblica Istruzione di Erice Carmela Daidone risponde alle accuse dell’opposizione e alle associazioni ACA Sicilia e ACACISA.
«Nessuna intenzione di calpestare diritti, ma solo di garantire chiarezza e rispetto delle norme».
Così l’assessora ai Servizi sociali e alla Pubblica Istruzione di Erice, Carmela Daidone, replica alle critiche dei consiglieri di opposizione, che hanno chiesto le sue dimissioni dopo la delibera sul servizio ASACOM. A Daidone vengono contestati tre aspetti: incoerenza personale, perché da insegnante di sostegno non avrebbe dovuto avallare un provvedimento che penalizza gli alunni più fragili; illegittimità istituzionale, perché il Comune si sarebbe sostituito ai GLO e ai PEI che stabiliscono le ore di assistenza; scelta politica dannosa, perché la rimodulazione delle ore presentata come “razionalizzazione” viene vista come un vero taglio ai diritti sul servizio ASACOMi.
Le critiche parlano di “disconoscimento dei PEI” e di una “standardizzazione dei bisogni”, ma l’assessora spiega che la delibera «è perfettamente conforme alla normativa nazionale e al principio di accomodamento ragionevole, previsto anche dalla Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità».
Il tavolo tecnico con ASP e sindaci
Il tavolo tecnico, convocato dal sindaco Giacomo Tranchida lo scorso 29 settembre nell’aula Sodano di Trapani, ha visto la partecipazione di tutti i sindaci o delegati del Distretto D50, della commissaria dell’ASP Sabrina Pulvirenti, del dottor Gaetano Vivona e del dottor Messina della Neuropsichiatria infantile, e della dottoressa Rosalba Safina, direttrice del Distretto sanitario di Trapani.
«Nessuno dei sindaci si è autodeterminato», chiarisce Daidone. «Abbiamo analizzato la normativa nazionale, valutato i bisogni e deciso di uniformare i criteri per rendere il servizio più equo e trasparente».
Le basi normative: D.Lgs. 66/2017 e successive modifiche
L’assessora richiama l’articolo 3, comma 5 del D.Lgs. 66/2017, che assegna agli enti locali — “nei limiti delle risorse disponibili” — la competenza ad assicurare “gli interventi necessari per garantire l’assistenza per l’autonomia e per la comunicazione personale”.
Il Comune, dunque, è pienamente legittimato a definire modalità e standard del servizio, purché nel rispetto delle decisioni collegiali del GLO (Gruppo di Lavoro Operativo).
Le Linee guida ministeriali (Decreto Interministeriale 182/2020, corretto dal 153/2023) stabiliscono che il GLO includa docenti, famiglia, operatori e un rappresentante dell’UVM (Unità di Valutazione Multidisciplinare) dell’ASP, che “fornisce il necessario supporto” anche tramite relazioni, consulenze o collegamenti a distanza.
Il ruolo dell’ASP e il principio di collaborazione
L'assessore Daidone, precisa in modo chiaro:
Abbiamo chiesto con forza che l’ASP partecipi ai lavori dei GLO, anche online, per garantire trasparenza e collegialità. L’ASP è parte essenziale del processo: lo stabilisce la legge e lo conferma l’articolo 15 della Legge 104/92, come modificato dal D.Lgs. 66/2017».
La definizione delle tre fasce di intensità del servizio (bassa, media e alta) è stata discussa dagli stessi referenti ASP, Vivona e Messina, «per rendere omogenei i criteri di assegnazione e migliorare la qualità del servizio. Non si tratta di ridurre tutele, ma di assicurare equilibrio e uniformità nelle decisioni».
Chiarezza sui PEI e sui compiti degli enti locali
L’assessora chiarisce anche il nodo dei PEI (Piani Educativi Individualizzati):
Ogni PEI viene redatto dal GLO entro ottobre e condiviso con l’ente locale per la quantificazione delle ore di assistenza. È falso dire che il Comune non partecipi: la legge prevede che il dirigente scolastico proponga e condivida con l’ente territoriale le misure di sostegno ulteriori a quelle didattiche.
In sostanza, l’indicazione delle ore nel PEI non è vincolante in sé, ma serve a formulare la richiesta complessiva d’Istituto, da proporre e concordare con il Comune, che deve garantire le risorse.
La replica alle associazioni ACA e ACACISAL
Trovo grottesche e offensive alcune affermazioni», commenta Daidone. «Prima di accusare le istituzioni, occorre leggere per intero la normativa e la deliberazione del comitato dei sindaci afferenti al D50. Il nostro obiettivo non è tagliare, ma costruire un sistema stabile, coordinato e rispettoso delle professionalità.
L’assessora invita ACA e ACACISAL «a un confronto leale e informato, non a una contrapposizione pregiudiziale: i cittadini fragili non si difendono a parole, ma con servizi efficienti e con il rispetto delle regole».
Fare chiarezza è un dovere, non un’offesa
«Fare chiarezza — conclude Daidone — è un dovere di chi amministra. Strumentalizzare i bisogni delle persone vulnerabili per attacchi politici è una mancanza di rispetto. Continueremo a lavorare con serietà, insieme all’ASP e alle scuole, per garantire inclusione, trasparenza e diritti per tutti».