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08/10/2025 07:07:00

Trapani, passaporti rubati in Questura. Processo alle battute finali

A distanza di oltre quattro anni dall’avvio, è entrato in dirittura finale, in Tribunale, a Trapani, il processo per il caso dei passaporti e di permessi di soggiorno in bianco sottratti alla Questura per essere rivenduti sul mercato clandestino. Il pubblico ministero Rosa Tumbarello ha, infatti, tenuto la sua requisitoria, invocando due condanne e un’assoluzione. Due anni e mezzo di reclusione sono stati chiesti per l’ex assistente capo di polizia Angelo Patriarca, 64 anni, in servizio al Commissariato di Marsala fino al 15 marzo 2018, quando fu arrestato da suoi colleghi (quel giorno era a Roma e fu rinchiuso a “Regina Coeli”). Adesso, Patriarca è in pensione. Il processo, avviato nel maggio 2021 davanti al giudice monocratico Massimo Corleo, si tiene adesso davanti al giudice Roberta Nodari. Entrambi, in passato, a lungo in servizio anche al Tribunale di Marsala. Tre anni e 4 mesi, invece, sono stati chiesti per il marocchino Rachid Dalal, di 39 anni, e l’assoluzione per la moglie Vita Annalisa Daunisi, anche loro residenti a Marsala. Inizialmente, le accuse contestate ai tre furono associazione per delinquere finalizzata al peculato, furto, ricettazione e corruzione. Poi, la difesa del poliziotto riuscì, con ricorso al Tribunale del Riesame, a far riqualificare l’accusa nella meno grave truffa pluriaggravata e continuata ai danni dello Stato (pena massima: 5 anni). Derubricazione confermata dalla Cassazione. Quindi, la Procura di Trapani ha contestato il primo comma dell’articolo 476 cp, che prevede da uno a sei anni di carcere. Subito dopo l’arresto, il poliziotto (poi tornato in libertà) fu sospeso dal servizio e messo a metà stipendio. Secondo l’accusa, Angelo Patriarca si presentò ai colleghi della Questura “sotto falso nome” ed esibendo un’istanza del Commissariato di Mazara del Vallo “contraffatta” si fece consegnare 400 moduli di passaporto in bianco. E solo due di questi furono, poi, recuperati. Dopo l’arresto, il poliziotto ammise di avere ricevuto denaro in cambio di “atti contrari ai doveri d’ufficio”. L’indagine fu avviata perché negli aeroporti di Roma e Milano due extracomunitari vennero fermati in possesso di passaporti originali apparentemente regolari: c’era la filigrana della Repubblica Italiana, le firme, le foto, il numero di serie, ma al vaglio della lettura informatica il microchip non dava alcun risultato, nessun dato. Segno che i passaporti non erano stati rilasciati legalmente. Interrogati dalla polizia di frontiera, uno dei due extracomunitari fermati ammise di aver pagato 3 mila euro per quel documento illegale. Vennero controllati i numeri di serie dei documenti e si scoprì che facevano parte dei 400 passaporti poco tempo prima prelevati alla Questura di Trapani.