La morte di Maria Cristina Gallo è destinata non a chiudere un capitolo ma ad aprirne altri. E’ stata donna coraggiosa, ha puntato dritto alla sostanza della questione: il ritardo degli esami istologici riguardava troppe persone, c’era qualcosa che non andava nella refertazione. Troppo tempo, troppi pazienti in attesa di un verdetto sulla salute: ma il tempo che togli te lo ritrovi nemico, e non alleato, nella cura.
Maria Cristina è stata la donna, poi ammalata, che ha condotto una battaglia gentile ma di grande valore morale e sociale. Perché non è la malattia che uccide, ma una sanità che non è efficace ed efficiente, che non accoglie e che non tiene conto che dietro un campione c’è una persona, con la sua vita, con i suoi progetti, con la sua storia. Appunto, una vita. Che è stata deprezzata, umiliata, svuotata nella sua dignità, violentata nell’anima, privata delle cure immediate. Altri hanno deciso per i malati e gli altri non possono essere indicati in “mala sanità”, devono avere un nome e un cognome, devono rispondere prima che nelle aule di giustizia davanti alla propria coscienza. E poi radiati. Sì, allontanati dalla sanità. Otto mesi per un referto, altri pazienti ancora hanno atteso 10 mesi e così via… Quel tempo ha significato aprire la porta alla morte. Ma questo lo sa non solo l’uomo della strada ma pure, per studi e specializzazione fatta, chi è un medico di Anatomia Patologica. Non si fermeranno i famigliari della Gallo, non lo farà il marito Giorgio Tranchida, non lo faranno i figli.
La lettera
È un impegno quello che Vincenzo e Natale, figli di Maria Cristina, insieme al padre hanno preso davanti a tutti in Chiesa, durante le esequie, ricordando la mamma.
Una lettera che inizia così: “Cara mamma, oggi sono qui, con il cuore pieno di emozioni e di gratitudine, per parlarti, per ricordarti e per dire a tutti chi sei stata veramente, anche se non ci sarebbe bisogno. Cercherò di non piangere, perché tu non avresti voluto. Non esistono parole abbastanza grandi da contenere tutto l’amore, la forza, la dignità e la luce che hai portato nella nostra vita, ma voglio provare, perché il modo migliore per salutarti è raccontare la tua vita e il tuo cuore.
Sei stata molto più di una madre: sei stata un esempio di coraggio, di fede, di amore incondizionato. La tua storia è diventata nota, e tutti ti ricorderanno. Tu eri la donna che affrontava ogni difficoltà con calma e determinazione, senza mai lasciare che la rabbia, l’odio o il rancore prendessero il sopravvento. Nonostante tutto il dolore e le ingiustizie subite, hai scelto di diffondere speranza, di testimoniare la fede e di vivere sempre secondo i valori di Cristo. E l’hai dimostrato fino al tuo ultimo respiro.
Il tuo amore per la famiglia era immenso. Papà, Giorgio, è stato il tuo compagno di vita, il tuo sostegno e il tuo amore quotidiano. Insieme avete affrontato ogni difficoltà, ogni sfida, sempre con dignità e rispetto reciproco. Il tuo amore per me e Natale era infinito: ci guidavi, ci proteggevi, ci incoraggiavi, con una dolcezza e una pazienza che solo una madre come te può avere.
Fino all’ultimo momento della tua vita ti sei preoccupata di me e Natale, di come ci vestivamo: “mi raccomando Nati, niente maglietta nera”.
E poi, prima Sofia e poi Maya, che hai amato come fossero tue figlie. Sofia per te era come una figlia e la difendevi a spada tratta. Una delle tue ultime parole che mi hai detto é stata: “Dì a Sofia che le voglio troppo bene”.
Le hai accolte con il cuore aperto, le hai fatte sentire parte della famiglia, le hai sostenute e incoraggiate in ogni passo della loro vita. Il tuo amore non conosceva confini e riusciva a far sentire tutti amati e importanti”.
L’impegno per gli altri: “I tuoi alunni ti amavano profondamente, mamma, perché tu non eri un’insegnante come tutte le altre. Eri pura, sincera, gentile e compassionevole. Sapevi amare chi era in difficoltà, capire chi soffriva e offrire conforto e speranza a chi ne aveva bisogno. La tua classe era un luogo sicuro, un luogo dove ognuno sentiva di avere valore, e tu eri la luce che illuminava ogni giorno dei tuoi ragazzi, che sono tutti qui oggi, solo per te e per ricordarti.
Aiutavi chi non aveva nulla e cercavi sempre di portare un sorriso e una mano tesa a chi soffriva. Dio per te era tutto: la tua vita era guidata dalla fede, dal desiderio di vivere secondo i Suoi insegnamenti, e dal voler diffondere il Suo amore ovunque andassi.
Hai affrontato la malattia con una coscienza incredibile, portando la tua croce come Cristo ci ha insegnato. Non ti sei mai arresa alla paura, non hai mai ceduto alla disperazione. La tua forza, la tua fede e la tua speranza erano contagiose, e tutti noi abbiamo imparato da te cosa significa affrontare il dolore con dignità e amore. Tu curavi le persone, curavi le relazione. Spargevi pace in maniera disinteressata e davi forza di andare avanti a tutti, nonostante le indicibili sofferenze.
Ora sei in paradiso mamma, con il tuo Papà e con il nonno Enzo che tanto ammiravi e da cui prendevi riferimento. So che ci guarderai con il tuo sorriso dolce e la luce che non si spegnerà mai. Ti porteremo sempre con noi in ogni gesto, in ogni scelta, in ogni momento importante della nostra vita. Continueremo a vivere secondo il tuo esempio, a lottare per ciò che è giusto, a diffondere amore e speranza, proprio come ci hai insegnato tu.
L’esempio: “Grazie, mamma, per ogni sacrificio, ogni sorriso, ogni parola di conforto e di amore. Grazie per averci mostrato che la vita va vissuta con il cuore aperto, con fede e con gioia. Grazie per averci insegnato che l’amore e la speranza sono più forti di qualsiasi sofferenza.
Spero che tutto quello che hai passato, possa servire a salvare tutta quella povera gente, che come te, lotta, ha lottato e lotterà.
Spero che quanto hai denunciato possa dare una svolta alla sanità siciliana, migliorandola e facendole dare speranza a chiunque ne abbia bisogno.
Ti amiamo oltre il tempo, oltre le parole, oltre la vita stessa. Ti porteremo sempre nei nostri cuori, e sapremo che ora sei finalmente in pace, tra le braccia di Dio.
Cara mamma oggi non è un giorno triste. Oggi é la tua festa e per questo sono vestito di bianco. Finalmente sei con Gesù, la Madonnina che tanto amavi e il tuo caro Papà. Sei stata raggio di sole anche nella tempesta.
Con tutto il nostro amore, Giorgio, Vincenzo e Natale”.
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