Mentre a Trapani ancora si discute dei "lavori fantasma" del Bonus Facciate e dei "cassetti fiscali svuotati" del Superbonus, dalle prime ore di questa mattina, i finanzieri del Comando Provinciale di Palermo, su disposizione del GIP e su richiesta della Procura della Repubblica, hanno messo a segno un nuovo, importante colpo contro le frodi sui bonus edilizi. Un noto imprenditore edile, di cui per ora si mantiene la dovuta riservatezza in attesa di giudizio definitivo, si è visto sequestrare beni per un valore complessivo di oltre 3,5 milioni di euro.
L'onda lunga del Bonus Facciate che non c'è
La notizia, fresca di giornata, conferma un quadro che, purtroppo, abbiamo già imparato a conoscere fin troppo bene. Si tratta ancora una volta del Bonus Facciate 90%, quell'incentivo che ha aperto le porte a un Far West di crediti inesistenti e opere mai realizzate.
A dare il via agli accertamenti è stato un esposto, un atto di coraggio da parte di una proprietaria di un immobile in un condominio palermitano. Una denuncia che evidenziava "talune irregolarità" nei lavori di ristrutturazione della facciata dello stabile condominiale. E qui scatta la consueta, ma sempre efficace, macchina investigativa della Guardia di Finanza.
Banche dati, sopralluoghi e... i soliti stratagemmi
L'indagine, condotta dal Nucleo di Polizia economico-finanziaria di Palermo, ha seguito un percorso articolato, che ricorda molto da vicino quello delle inchieste trapanesi: consultazione di banche dati, disamina di copiosa documentazione tecnica acquisita al Comune, molteplici sopralluoghi nei cantieri e l'escussione di oltre 30 amministratori di condomini.
Il risultato? Impressionante. È stato possibile accertare la "totale o parziale assenza dei lavori", e la "carenza della documentazione a supporto degli stessi". Tradotto dal burocratese: il bonus c'era, la facciata no. O almeno, non come doveva essere. L'ammontare complessivo dei "bonus facciate" inesistenti è stato quantificato in circa 7 milioni di euro, una cifra che, come un fiume carsico, continua ad erodere le casse dello Stato.
Il trucco della retrodatazione: il Bonus Facciate al 90% in extremis
Ma c'è un dettaglio che non è sfuggito ai finanzieri e che merita di essere sottolineato, perché dimostra la sofisticazione (o l'ingenuità, a seconda dei punti di vista) di questi schemi truffaldini. In alcuni casi, infatti, nonostante la Comunicazione di Inizio Lavori Asseverata (C.I.L.A.) sia stata trasmessa agli Enti competenti nel 2022, la consegna del cantiere con contestuale avvio dei lavori è stata retrodatata al 30 dicembre del 2021.
Perché questa data? Semplice, nel 2022 il Bonus Facciate è passato dal generoso 90% a un più modesto 60%. Retrodatare l'avvio dei lavori permetteva di mantenere il diritto alla detrazione massima. Un vero e proprio colpo di coda, o forse di genio, per non perdere la ghiotta occasione di un bonus quasi totale. Peccato che, anche qui, i lavori fossero inesistenti o parziali.
Un film già visto, con troppi sequel
L'imprenditore è ora indagato per indebita compensazione di crediti e truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche. Sono in corso perquisizioni presso l'azienda e gli altri luoghi nella sua disponibilità.
Questa operazione, in stretta sinergia con la Procura della Repubblica di Palermo, si inserisce nel quadro più ampio di un'azione del Corpo della Guardia di Finanza a contrasto delle frodi in materia di agevolazioni fiscali. Un'azione necessaria, che purtroppo deve fare i conti con un fenomeno dilagante.
Come abbiamo già denunciato sulle nostre pagine, da Trapani a Palermo, il copione si ripete. Che si tratti del Bonus Facciate o del Superbonus, il risultato è lo stesso: promesse non mantenute, cantieri abbandonati, e un fiume di denaro pubblico che evapora nel nulla, o, peggio, finisce nelle tasche sbagliate.
La speranza è che queste inchieste, giornalistiche e giudiziarie, possano servire a far luce su un sistema che ha mostrato fin troppe crepe, permettendo ai "furbetti" di costruire castelli... sì, ma di frode. In attesa di giudizio definitivo, vale per tutti gli indagati la presunzione di innocenza. Ma per l'erario, i danni sono già stati fatti.