Lo Stagnone di Marsala, l'assalto dei chioschi, la Provincia assente (Pugliese ... presente) / 2
Lo Stagnone di Marsala, come abbiamo raccontato ieri su Tp24, è sempre più sotto pressione. Spuntano nuovi chioschi, ufficialmente per usufruire della Riserva, proteggere l'avifauna, non produrre inquinamento. In pratica, invece, si tratta di locali che, soprattutto d'estate, funzionano da ristoranti, anche con musica fino a tarda notte.
La controversia verteva sull'applicazione (o, meglio, sulla farraginosa ambiguità) dell’articolo 73 della Legge Regionale n. 3 del 31 gennaio 2024, che la Soprintendenza aveva letto in modo restrittivo, contestando la permanenza invernale dei chioschi. Ebbene, il TAR non solo ha smentito questa impostazione, ma ha pure condannato la Soprintendenza al pagamento delle spese legali, riconoscendo l'infondatezza delle sue posizioni.
In sostanza, chi ha provato a far rispettare il principio elementare – struttura stagionale significa che a fine stagione si smonta – è stato punito. La Soprintendenza, l'organo che per mandato istituzionale dovrebbe difendere il paesaggio, è stata non solo sconfitta, ma umiliata e costretta a pagare. Un chiaro messaggio a chiunque volesse ancora applicare i vincoli: a quanto pare, lo sviluppo turistico, così come inteso qui, vince sempre, a prescindere dalla fragilità dell'ecosistema.
Questa sentenza chiude il cerchio della deregulation: i chioschi non solo possono moltiplicarsi con la scusa del "micro-habitat" per gli uccelli, ma ora non dovranno neanche più preoccuparsi di smontare, trasformando strutture temporanee in permanenti, con buona pace della costa, delle saline e di quella Riserva che, ormai, sembra esistere solo sulla carta e nei comunicati stampa.
In un contesto dove la "chioschizzazione" sembra essere diventata la nuova frontiera della politica locale a Marsala, non stupisce trovare un consigliere comunale, Lele Pugliese (Fratelli d'Italia), ergersi a paladino della "lobby" dei chioschi e dello "sviluppo" turistico incontrollato. Pugliese è stato tra coloro che, ironia della sorte, si sono auto-attribuiti i meriti della sentenza del TAR che ha legittimato la permanenza annuale dei chioschi, battendo la Soprintendenza. E prima ancora si era attribuito anche il merito della norma in Finanziaria, presentata dal suo capo corrente, l'ex deputato regionale Nicola Catania. Secondo Pugliese è importante tenere i chioschi aperti tutto l'anno, perché, dice "la politica raccoglie le istanze che vengono dal basso e dalle esigenze del territorio".
Eppure, tra le pratiche amministrative in corso al Comune, emerge un altro Pugliese. Si tratta della richiesta presentata da Gianluca Pugliese, nato a Erice il 04/04/1989 per la collocazione di un Chiosco in contrada Birgi Vecchi. L'oggetto? La solita formula: "Attività di Rinfresco, Ristoro con Somministrazione e Vendita di Alimenti e Bevande, per la Diretta Fruizione del Mare".
Il proponente, Gianluca Pugliese, è rappresentato dal padre, il signor Giovanni Pugliese, giusta procura notarile stipulata nel 2022.
Ci sono legami di parentela diretti con il consigliere comunale "chioschista" Lele Pugliese? Si.
Sono fratelli.
A confermarlo a Tp24 è lo stesso consigliere comunale: "Si tratta di mio fratello, Gianluca, che vive in California, e da tempo voleva aprire un'attività. Mio padre ha la delega proprio perché vive all'estero". Per Pugliese (il consigliere) il progetto del fratello non mostra alcun conflitto di interesse con la sua incessante attività politica: "Io ho portato avanti una battaglia, lui un'idea imprenditoriale. Sono molto corretto, mio fratello ha la sua vita, io la mia, io ho fatto una battaglia per il disagio che i titolari dei chioschi hanno nello smontaggio e montaggio di ogni anno. Non c'entro niente con mio fratello, la proprietà è sua, la delega a mio padre, tutto qua".
Stesso chiosco, stessa "scusa" salvifica
A prescindere dai legami di sangue, il progetto del Chiosco Pugliese ricalca pedissequamente la retorica ambientalista già vista negli altri due provvedimenti di agosto. Non a caso, il lotto di terreno di 2.200 mq ricade anch'esso nella Zona "B" di Pre-riserva della RNO "Isole dello Stagnone di Marsala" ed è interno ai siti SIC e ZPS.
Per superare la Valutazione di Incidenza Ambientale (VIncA), si ricorre al solito mantra: la struttura (un chiosco di circa 30 mq ) è "precaria, a carattere stagionale" e "non costituisce una minaccia per le tipologie vegetazionali del luogo, al contrario, potrebbe consentire una loro adeguata tutela, estensione e valorizzazione".
Anche qui, come per gli altri chioschi, è scritto che l''intervento non altera la funzionalità ecologica e"manterrà gli equilibri proporzionali tra natura ed artefatto umano".
Verrà realizzata la sistemazione del lotto "mediante la recinzione con la piantumazione di essenze tipiche mediterranee". Per mitigare l'impatto, la struttura sarà "interamente in legno" e senza opere murarie o cemento.
La realtà, però, emerge dai dettagli tecnici: il chiosco non è affatto una struttura ascetica e silenziosa. Prevede un impianto sonoro ("la possibilità di utilizzare un sottofondo musicale a basso volume, in modo da non recare nessun danno all'Habitat naturale circostante"), cottura e Fritture (la planimetria del chiosco include friggitrice a due vasche, fry top con piastra e cucina con fuochi aperti , con preparazione in loco di "panini imbottiti", "fritture miste (patatine, panelle, crocchette ecc. ecc.)" e persino"cotture di primi piatti in genere". Tutto con una cappa per l'espulsione dei fumi), illuminazione Notturna (sarà realizzata un'illuminazione "quanto più nascosta possibile" con corpi illuminanti a luce naturale radente necessari data la "possibile fruizione del chiosco anche durante l'orario serale e notturno").
Dunque, siamo di fronte all'ennesimo "chiosco-ristorante" , votato alla frittura, e destinato a restare in loco grazie al recente verdetto del TAR. La VIncA, nel modulo di screening, ha semplicemente barrato la casella "NESSUNA" interferenza sul sito Natura 2000. Forse conviene cambiare categoria. E passare da, Natura 2000 a ... Frittura 2000.
Di fronte a questo assalto coordinato e giustificato da una retorica ambientale che rasenta la farsa, non ci resta che domandarci: la salvaguardia dello Stagnone è ormai solo un capitolo del manuale "Come Ottenere un Permesso Commerciale in una Riserva Naturale?"
La politica, per tutta risposta, si rifugia spesso in un linguaggio di mediazione che, purtroppo, appare impotente. Ne è un esempio l'intervento di Laura Barone, che abbiamo voluto intervistare. Esponente del Movimento 5 Stelle è oggi assessore provinciale con deleghe pesanti (Lavori Pubblici, Infrastrutture, Patrimonio e Protezione Civile).
Barone ha individuato la radice del problema in una semplice "assenza" politica del passato, contrapponendola a una "presenza" attuale volta alla tutela. Tuttavia, la soluzione che propone è un'ode alla prudenza e al compromesso: l'obiettivo deve essere quello di "andare incontro alle esigenze del Comune di Marsala con tutte le attività che fanno impresa e quindi giustamente rivendicano anche la propria la propria attività".
L'assessore parla di un necessario "ragionamento comune" da trovare sedendosi a un tavolo tra competenze comunali e provinciali, con l'obiettivo di "regolamentare la zona" e trasformare le difficoltà in "occasione". È un approccio pragmatico, quello di chi cerca di mettere ordine nel caos, ma è anche il sintomo di una politica costretta a trattare con il fatto compiuto. Il rischio è che, nel tentativo di conciliare "tutela" ed "esigenze imprenditoriali", si finisca per sacrificare proprio l'integrità del grande patrimonio della provincia di Trapani, trasformando lo Stagnone in un "biglietto da visita" turistico talmente sfruttato da non avere più nulla da mostrare.
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