Soluzione semplice a una questione complessa. Nella seduta del consiglio comunale di Marsala del 21 ottobre tutti i membri dell'assemblea hanno sottoscritto un richiesta d'istituzione della zona rossa nel centro urbano della città. L'istanza è stata presentata al sindaco che deve inoltrarla al prefetto di Trapani, e la definiscono: "intesa come a particolare sorveglianza e controllo da parte delle forze dell’ordine, al fine di prevenire ulteriori episodi criminali e garantire il ripristino dell’ordine pubblico."
Quando le zone rosse per ordine pubblico sono cosi determinate: aree urbane designate dal prefetto in cui è possibile allontanare e vietare l'accesso a persone ritenute pericolose, in particolare quelle con precedenti penali. La sua attivazione è correlata al provvedimento del "daspo urbano", una misura amministrativa introdotta nel 2017 che permette di allontanare persone da determinate aree urbane considerate "sensibili" -come stazioni, piazze, scuole- a causa di comportamenti che pregiudicano la sicurezza o il decoro pubblico. Le sanzioni iniziali includono l'allontanamento per 48 ore e una sanzione pecuniaria -da €100 a €300- con la possibilità di misure più severe, come il divieto di accesso, se i comportamenti si ripetono.
Quindi la "location" come direbbe qualcuno dei sottoscrittori è il centro urbano, ebbene: lungomare Boeo, lungomare battaglia delle Egadi, p.zza del Popolo, p.zza Francesco Pizzo, e siccome gli extracomunitari sono ritenuti tra i maggiori responsabili dell'insicurezza dell'urbe si aggiunge p.zza Caprera, il territorio è molto vasto e il personale scarseggia, assai. Si obietterà che trattasi di una disposizione emergenziale, lo si spera perché la storia della nazione racconta che ciò che nasce straordinario muta in ordinario. I sociologi reputano nella prevenzione l'antidoto, che inizia dalle famiglie che nelle comunità più a rischio necessitano dell'aiuto delle istituzioni attraverso la figura degli assistenti sociali. La scuola seconda agenzia educativa, deve essere aperta anche nel pomeriggio con finalità d'aiuto alle famiglie attraverso dei dibattiti tematici e ai ragazzi con momenti di lucidità. Dei luoghi fisici come dei centri associativi che siano l'alternativa alla movida che sfocia in aggressività e offrano progetti: musicali, cinematografici, teatrali, letterali e di letteratura, e anche di formazione professionale. E in tal senso si è sprecata una consiliatura. Dopo la lettura nell'ultima assise palazzo della domanda, ha suscitato un sussulto di speranza l'intervento di Ferrantelli che ha individuato nella profilassi e non solo nella repressione la strada da percorrere mediante la figura del pedagogista. Ma è il "profilo" dell'educatore lascia basiti, perché non deve essere quella "utilitaristica" espressa da John Dewey, o del "dovere per il dovere" di Immanuel Kant, ma quella della "amore verso il prossimo, che è quello cristiano, la pedagogia di Gesù Cristo, ama il prossimo tuo come te stesso" e non "è un'utopia". Sarà per questa ragione che Totò Cuffaro, il suo mentore era "vasa vasa".Oppure anche della crociata albigese indetta da papa Innocenzo III per sterminare i Catari considerati eretici per la loro dottrina dualista, che vedeva antitetici bene spirituale e male materiale, e per i loro ideali di povertà, ascesi e critica verso la Chiesa cattolica. Del pedagogista Célestin Freinet vissuto nel secolo scorso, agnostico, neanche a parlarne era di tendenza marxista. Benservita la zona rossa della soluzione.
Vittorio Alfieri