Chi è la DC? Non è solo un partito: la DC è Totò Cuffaro.
Se le sorti dell’ex governatore dovessero essere segnate nuovamente da un arresto, è difficile immaginare che il partito possa restare in piedi.
La vecchia Democrazia Cristiana venne sciolta nel 1994. Poi seguirono anni difficili e complicati: l’arresto per mafia, la condanna e la pena scontata, cinque anni di reclusione.
Anni in cui Cuffaro ha scritto libri e reinventato se stesso in un percorso che sembrava — almeno umanamente — nuovo.
Perché Cuffaro, questa è l’impressione comune e diffusa anche tra i politici, ha pagato il conto con la giustizia per tutti. Lo ha fatto da solo e con dignità.
Scarcerato e tornato alla vita civile, ha rimesso in piedi la Nuova DC, iniziando ad attrarre amministratori.
C’è in questo una componente non solo politica, ma anche umana: Totò parla con tutti, è un mediatore, sa farsi spazio dove altri non sanno.
Sa creare comunità. Insomma: tutti alla corte di Cuffaro.
Nel 2022 partecipa con proprie liste alle elezioni amministrative, vince.
Nel 2023 diventa presidente nazionale del partito.
Il patto tradito
Nel 2021 disse, con profonda emozione, che la Nuova DC sarebbe stato il partito dei giovani e delle donne.
Un partito che non avrebbe avuto nulla a che fare con le vecchie logiche.
Ed è proprio questo che oggi, al di là dei fatti giudiziari, molti rimproverano a Cuffaro:
aver tradito la strada del cambiamento. Non aver dato una chance diversa a quel partito di centro che aveva attratto tante persone, convinte di ritrovare un ideale di rinnovamento autentico, valoriale, non di facciata.
La storia della rinascita di Cuffaro — del suo aver scontato la pena a Rebibbia con dignità e della sua scelta di tornare per fare il “saggio”, non il frontman — ha attratto buoni e meno buoni.
È questo il vero tradimento. Ed è tutto politico.
Oggi quei giovani e quelle donne hanno solo due vie: prendere in mano la situazione e sterzare senza il leader, oppure lasciare la nave alla deriva.
Perché è difficile immaginare una DC senza Cuffaro.
E lo si dica chiaramente: in tanti si sono avvicinati e sono entrati nella DC perché in fondo Cuffaro sapeva come “sistemare le cose”, dove mettere le mani.
Era una zona confortevole, la vecchia politica. Tutti sapevano, e a tutti andava bene.
La vera domanda di allora, attuale anche oggi, è:
è tornata la DC o è tornato Totò Cuffaro?
È tornato Cuffaro.
Superata la linea di confine
Delle indagini e dei presunti reati si occuperanno i magistrati.
Ma il dato è politico: c’era la fila per incontrare il leader, sia all’assessorato alla Famiglia che a casa sua.
Da lui passavano tutti: segretari di partito, deputati, ex parlamentari. Tutti da Totò.
Oggi, molti di loro, sono imbarazzati.
Le ragioni di opportunità vengono calpestate ogni volta che un politico chiede un posto di lavoro per qualcuno, scavalcando altri, distruggendo meritocrazia e competenza.
È la linea di confine superata: tra il fare politica e il fare i traffichini.
Si piazzano fedelissimi nei posti di comando per aprire la valvola del consenso: un flusso continuo che riempie la vasca fino alle urne.
È vero, la politica fa le nomine, assegna incarichi, indica dirigenti.
Ma chi fa politica dovrebbe servire le comunità, non servirsi di esse per raccomandare amici e tesserati.
È questo il male che affoga i partiti.
La Lega prende le distanze
Solo poche settimane fa era stato siglato il patto tra Matteo Salvini e Totò Cuffaro: insieme, Lega e DC, per le prossime competizioni nazionali.
Oggi i leghisti si sfilano. Dalla segreteria nazionale fanno sapere:
«Nessuno l’ha mai fatto» (l’accordo).
La DC provinciale e marsalese
Tutti in silenzio.
Aspettano l’interrogatorio e poi la decisione del GIP. Solo dopo si ragionerà su cosa dovrà accadere al partito.
La presidente regionale è Laura Abbadessa, descritta da molti come “moglie di…” o “donna messa lì per…”.
In realtà è una professionista seria, una donna che sa cosa dice e che conosce la politica.
A Marsala, la DC è due partiti.
C’è quella presente in giunta con Massimo Grillo sindaco, che esprime due assessori — Gaspare Di Girolamo e Pino Lombardo — e due consiglieri di riferimento: Pino Ferrantelli e lo stesso Di Girolamo, spesso presenti agli eventi pubblici del loro leader.
E poi c’è la DC di Walter Alagna, consigliere comunale che non ha mai aderito al gruppo consiliare, ma è commissario cittadino.
Quell’area di partito oggi è in opposizione a Grillo e sostiene la candidatura di Nicola Fici.