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19/11/2025 06:00:00

TARI e rifiuti, il caos continua: proteste

Da giorni stiamo raccontando i disservizi nella gestione della TARI e della raccolta dei rifiuti a Marsala: bollette sbagliate o mai arrivate, attese infinite per gli sfalci, centri di raccolta saturi, informazioni discordanti, telefoni muti. Un sistema che arranca e che scarica sui cittadini l’onere di capire – da soli – come fare, quando fare e soprattutto a chi rivolgersi.

E dopo i nostri articoli, le segnalazioni dei lettori di Tp24 sono diventate una valanga. Ne pubblichiamo alcune, perché compongono un quadro che va oltre la protesta isolata: raccontano un fallimento strutturale, fatto di disorganizzazione, scarsa comunicazione e servizi che – semplicemente – non funzionano.

La situazione, intanto, si fa più complicata con il blocco della raccolta della plastica. Qui spieghiamo perchè. 

 

“Dove sono finiti i contenitori dell’olio esausto?”

A scriverci è Diego, da Marsala, con un messaggio che è allo stesso tempo denuncia civile e domanda retorica.

«Quando il Comune installò i contenitori per la raccolta dell’olio esausto, ero contento. Finalmente un servizio utile, che per anni avevo risolto grazie alla cortesia di un amico ristoratore».

Poi, racconta, un giorno riempie la sua tanica, la carica in macchina e si dirige verso Piazza Francesco Pizzo. Ma il contenitore è sparito. Nessuna comunicazione.
Perplesso, inizia un piccolo pellegrinaggio cittadino: “Ho fatto il giro della città. Niente.”

Chiede agli operatori del sito di “u Salato”: non ne sanno nulla. Poi chiama Formula Ambiente: «L’operatrice non sapeva nemmeno che a Marsala ci fossero i contenitori».

E allora la domanda, rivolta direttamente al sindaco:
«Siamo noi cittadini i fitusi che non rispettiamo l’ambiente, o è il Comune che non mette a disposizione strumenti e informazioni? Lei conosce il territorio della sua città?».

Domande che, ad oggi, attendono risposta.

Alcamo: “Cassonetti nuovi, distrutti in pochi mesi. E nessuno sa nulla”

Le difficoltà non sono solo marsalesi. Ci scrive Andrea, da Alcamo:

«Qui è esattamente la stessa cosa. Personale distratto, cassonetti comprati dai condomini e ridotti in condizioni pietose in pochi mesi: senza coperchi, spaccati, inutilizzabili».

La frase che riassume tutto è la seguente:
«Non c’è attenzione, e non ci sono interlocutori».

Senza regole chiare, senza personale formato, senza un referente. Una fotocopia perfetta di quanto accade altrove.

 

Marsala: ingombranti impossibili da smaltire

Un’altra testimonianza arriva da Antonino, sempre da Marsala.

Prenota il ritiro degli ingombranti tramite app. Carica la foto di un secchio per pittura vuoto e sei cassette di plastica.

Lo chiamano per dirgli che:

  • il secchio “è un rifiuto speciale”, anche se vuoto;
  • le cassette “non le ritiriamo, vanno portate al centro di raccolta”.

«Figurati!», commenta.

Poi l’amara conclusione:
«Paghiamo una TARI che aumenta ogni anno. La promessa era: differenziata per pagare meno. Sappiamo tutti com’è andata».

Indumenti e scarpe? “Tutti i contenitori sono stracolmi”

Chiude il cerchio Bartolo, anche lui marsalese:

«Da mesi non possiamo disfarci di indumenti e scarpe. Tutti i contenitori sono strapieni. Il servizio è fermo».

Un disagio che si vede a occhio nudo: sacchi lasciati ai piedi delle campane, accumuli, abbandoni inevitabili là dove il sistema non regge.

Spiega l'assessore Tumbarello, del Comune di Marsala: "Il mercato del riciclo del tessile usato è saturo, le gare sono andate deserte, non troviamo disponibilità di operatori a meno di costi esorbitanti ( da gratuito il servizio è lievitato a più di 400 euro a tonnellata che, in ogni caso, stiamo valutando di affidare). Questo è lo stato dell’arte della situazione, il problema non è sottovalutato, ma lì cercheremo di coinvolgere l’Anci e il Consorzio di filiera per vedere come andare avanti".

Un problema strutturale, non episodico

Le segnalazioni dei lettori – Marsala, Alcamo, Erice – compongono un’unica grande storia: quella di un sistema che non comunica, non funziona e non garantisce i servizi che i cittadini pagano.

Il punto non è la “mala educazione civica”, categoria comoda e molto utilizzata negli ultimi anni.
Il punto, semmai, è capire:

  • perché i servizi non sono stabili;
  • perché i cittadini, pur pagando più di prima, ottengono meno;
  • perché gli strumenti disponibili (app, calendari, centri di raccolta, contenitori) non sono accompagnati da una vera organizzazione.

Il risultato sono città dove il decoro diventa un optional, e dove il cittadino deve fare da ispettore, da operatore, da centralinista e da manutentore.

Cosa manca?

Tre cose, su tutte:

  • Comunicazione chiara: dove sono i contenitori? Quali rifiuti si ritirano? Dove e quando?
  • Organizzazione stabile: turni, ritiri, manutenzione.
  • Controlli veri: non per punire chi sbaglia a differenziare, ma per garantire che il servizio venga svolto.
  • Perché la raccolta differenziata funziona solo se i cittadini fanno la loro parte. Ma deve fare la sua parte anche chi il servizio lo gestisce.

    E oggi, lo dicono i lettori, siamo ancora molto lontani.

     



    Rifiuti | 2025-11-29 06:00:00
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