Le cronache nazionali, oltre al caso Garlasco, sono subissate dalla vicenda dei tre bambini che vivevano in un bosco a Palmoli (CH), sottratti ai genitori con un provvedimento cautelare di sospensione temporanea della responsabilità genitoriale, poiché venivano loro negati il diritto alla relazione e all'integrità fisica. I fanciulli sono stati affidati a una struttura protetta di Vasto.
Non si vuole riflettere sulla vicenda per l'aspetto sociologico o giudiziario, ma sulla strumentalizzazione politica della stessa. Il partito che più ha utilizzato il caso è stato la Lega, anche attraverso un’interrogazione alla Camera da parte dei suoi deputati.
Uno di loro è stato Rossano Sasso: "Qual è l'interesse più importante? Il bene di quei tre bambini o l'obbedienza rigida a un provvedimento così drastico?", ha dichiarato, per poi difendere la libertà della scelta educativa dei genitori, "tutelata dall'articolo 30 della Costituzione": "Sono colpevoli di essere diversi? Sono colpevoli di essere felici?".
Il deputato ha poi rilanciato un tema caro al suo segretario Matteo Salvini: la presunta disparità di trattamento rispetto ai campi rom:
"In Italia esistono bambini che crescono nel fango e nella sporcizia, costretti a chiedere l'elemosina. Perché lì i giudici intervengono così raramente?", accusando la magistratura di un "doppiopesismo" dettato "dal timore di dispiacere alla sinistra".
Salvini aveva rivendicato la scelta della libertà educativa, dichiarando anche: "Sono stati sequestrati tre bambini in maniera indegna", aggiungendo che i campi rom sono "intoccabili".
Ma Salvini non è lo stesso che diceva: "Chi viene in Italia deve rispettare la legge"? Il provvedimento sui tre bambini è stato emesso dall'autorità giudiziaria.
Sui campi rom giova rammentare che furono istituiti dalla Regione Lazio con la L.R. 24 maggio 1985, n. 82, Norme in favore dei ROM. Successivamente fecero lo stesso anche Veneto, Emilia-Romagna e Piemonte.
Oggi, in Italia, i rom e i sinti che abitano nei campi rom sono circa 11 mila, suddivisi in poco più di 100 insediamenti (fonte: Associazione 21 luglio).
Ma la maggior parte delle persone di etnia rom non vive nei campi.
Un rapporto del 2024 della Commissione europea contro il razzismo e l’intolleranza (ECRI) del Consiglio d’Europa ha stimato tra 120 mila e 180 mila le persone di origine rom in Italia, di cui il 60% cittadini italiani. In base a queste stime, chi vive nei campi rappresenta tra il 6% e il 9% del totale: una minoranza numericamente ridotta.
Da una ricerca dell’Associazione 21 luglio effettuata nel Lazio, emerge che un minore rom, rispetto a un suo coetaneo non rom, ha:
- -60 volte in più la probabilità di essere segnalato alla Procura presso il Tribunale per i Minorenni;
-50 volte in più la probabilità che per lui venga aperta una procedura di adottabilità;
-40 volte in più la probabilità di essere dichiarato adottabile rispetto a un bambino non rom.
È indubbio che nei campi rom non ci siano le condizioni minime di vivibilità, ma la magistratura può intervenire solo su segnalazione delle autorità locali o in presenza di esposti che indichino la commissione di reati.
Abusare di una vicenda complessa per fare propaganda politica è biasimevole.
Vittorio Alfieri