I cattivi maestri è il monito inaccettabile di Francesca Albanese. La donna è una giurista italiana, specializzata in diritto internazionale e qualificata in diritti umani e Medio Oriente. È stata relatrice speciale delle Nazioni Unite sui territori palestinesi occupati. Per tale ragione, nella passata estate è stata sanzionata dagli USA, che le hanno congelato i beni e promesso l'identica sorte a chi intrattiene relazioni con lei. L’ONU ha condannato la decisione perché viola l’immunità di cui gode chi lavora per l’organizzazione e anche il diritto internazionale. Per le sue idee è diventata, per una parte cospicua dell’opinione pubblica, paladina della causa palestinese.
La dottoressa ha avuto comportamenti alquanto improvvidi, come quando a Reggio Emilia — omaggiata del Primo Tricolore — in risposta al primo cittadino, reo di aver pensato che per raggiungere la pace fosse necessario anche la “liberazione degli ostaggi”, affermò:
«La Palestina mi ha insegnato a perdonare senza giudicare. Il sindaco si è sbagliato. Ha detto una cosa non vera, la pace non ha bisogno di condizioni. Io il sindaco non lo giudico, lo perdono. Però mi deve promettere che questa cosa non la dice più».
Poi, sul giudizio della senatrice Liliana Segre in relazione al genocidio in atto a Gaza, ha risposto: «La pietra di inciampo della logica è che se una persona ha una malattia, non va a farsi fare la diagnosi da un sopravvissuto a quella malattia, ma da un oncologo», sostenendo che, in virtù dell’essere sopravvissuta, «c’è chiaramente un condizionamento emotivo» che non la renderebbe «imparziale e lucida».
A proposito d’inciampo, all’Albanese è ricapitato quando ha commentato la devastazione commessa da presunti gruppi pro-Pal alla sede del giornale La Stampa, al grido di «giornalista terrorista sei il primo della lista» e «giornalista ti uccido». Dopo la condanna di circostanza, ha aggiunto: «Al tempo stesso questo sia anche un monito alla stampa per tornare a fare il proprio lavoro».
Una causa nobile non si sostiene con gli avvertimenti, altrimenti si diventa davvero cattivi maestri, confermando il pensiero del filosofo Karl Popper:
«Tra tutti gli ideali politici, quello di rendere felici le persone è probabilmente il più pericoloso; perché conduce inevitabilmente al tentativo di imporre agli altri la nostra scala di valori».
Vittorio Alfieri