A Trapani il servizio mensa continua senza interruzioni mentre si prepara il nuovo bando 2026-2027. Chi si aggiudicherà la prossima gara dovrà gestire tutto in proprio, dal centro di cottura alla distribuzione dei pasti nelle scuole. Nell’immediato però il servizio va avanti grazie a una proroga tecnica, decisa per evitare qualsiasi stop. La mensa continua quindi, ma intanto cambia assetto e viene riconosciuta come una vera infrastruttura di welfare cittadino.
I numeri raccontano da soli il peso del servizio: fino a 118.950 pasti complessivi, circa 650 pasti al giorno, per oltre 700 tra bambini e docenti. La base d’asta resta fissata a 5,29 euro a pasto più IVA, circa 5,50 euro complessivi. Una macchina enorme che ogni giorno entra nelle scuole dell’infanzia, primarie e secondarie, e che oggi incide direttamente sulla vita delle famiglie. Perché anche se la città perde abitanti, la richiesta di mensa non cala, anzi aumenta. Cresce tra chi lavora entrambi i genitori, tra i nuclei più fragili, tra gli studenti con cittadinanza non italiana. La mensa, di fatto, rende possibile il tempo pieno, la conciliazione vita-lavoro, l’accesso uguale al pasto.
Lo dice chiaramente anche l’assessore all’Istruzione Giulia Passalacqua: «La mensa non è solo un pasto, ma un presidio di welfare quotidiano. Garantisce pari opportunità ai bambini, a prescindere dal reddito familiare». E aggiunge: «Oggi incide su educazione, salute e inclusione. È una risposta concreta alle nuove fragilità sociali». La mensa, insomma, non è più un servizio accessorio ma una vera politica pubblica.
Dentro il bando entra anche una forte tutela del lavoro: l’azienda aggiudicataria dovrà mantenere il personale, rispettare i contratti, presentare le certificazioni sulla disabilità e perfino la relazione di genere. Se salta anche solo uno di questi passaggi, il Comune può arrivare alla risoluzione del contratto.
C’è poi l’altra svolta che pesa quanto un macigno: niente sprechi. Le eccedenze alimentari non potranno essere gettate ma dovranno essere donate a enti benefici, con obbligo di monitoraggio ogni quattro mesi. Un pezzo concreto di lotta alla povertà alimentare entra dentro un servizio scolastico.
La qualità del cibo è blindata: almeno il 50% delle derrate dovrà essere biologico, latte, yogurt e uova al 100% bio, carne tracciata, pesce certificato, stop a fritti, OGM, dadi, precotti, semilavorati e avanzi riciclati. I pasti dovranno arrivare nelle scuole entro un’ora dalla preparazione e viaggiare su mezzi elettrici, ibridi o a GPL. Qui il tema ambientale non è un dettaglio, è una clausola contrattuale vera.
Le penali sono pesanti:
500 euro per i ritardi,
500 euro per le variazioni di menù non autorizzate,
fino a 100 euro per ogni pasto se si sbaglia una dieta per allergici,
fino a 1.000 euro in caso di contaminazioni.
Se le sanzioni superano il 10% del valore del contratto, scatta la risoluzione. E l’azienda dovrà avere una polizza assicurativa da almeno 5 milioni di euro.
Sul fondo resta il nodo strutturale: il divario Nord-Sud. Al Nord la mensa è un servizio stabile. Al Sud è ancora legata a bandi, proroghe, refettori che spesso mancano. Anche per questo la proroga era inevitabile: fermare oggi la mensa avrebbe significato colpire in pieno il welfare cittadino.
A Trapani, ormai, la mensa non è più un optional. È un diritto sociale, un servizio che tiene insieme scuola, lavoro, inclusione, ambiente e sostegno alle famiglie. E con il nuovo bando arriva anche la linea dura: niente subappalti, responsabilità diretta su tutto.