Mentre alla Camera di commercio va in scena l’evento pubblico che sancisce la chiusura del dossier finale per la candidatura delle Saline di Sicilia a Riserva della Biosfera MaB Unesco, dal porto di Trapani arriva una replica dura, compatta e tutt’altro che formale. A firmarla sono tutte le anime operative dello scalo: servizi tecnico-nautici, agenti marittimi, imprese portuali, logistica. Il messaggio è chiaro: il porto non c’è, non è stato coinvolto, e non accetterà di essere messo ai margini. In una nota congiunta firmata da Asamar Sicilia, Assologistica, Assiterminal, Ancip, Corpo Piloti, Gruppo Ormeggiatori, Somat S.p.a., Riccardo Sanges & C., Agenzia Marittima Morana e Impresa portuale, gli operatori denunciano l’esclusione totale del porto dal percorso che ha portato il progetto nella sua fase operativa.
«Con grande stupore constatiamo che il porto di Trapani non è stato minimamente preso in considerazione, né nella sua componente produttiva né sotto il profilo istituzionale», scrivono i firmatari, sottolineando come non risultino coinvolte né l’Autorità Marittima né l’Autorità di Sistema Portuale, né tantomeno gli operatori che garantiscono quotidianamente sicurezza, traffici e occupazione.
Nel mirino c’è il metodo seguito dal Comitato promotore, che vede insieme Regione Siciliana, Camera di Commercio, Libero Consorzio, i Comuni di Trapani, Marsala, Misiliscemi e Paceco, oltre al WWF, con RaiNews, RaiNews24 e TgR Sicilia come partner mediatici. «In questo quadro articolato e autorevole, l’assenza del porto di Trapani appare grave e incomprensibile», si legge nel documento.
Gli operatori chiariscono di non essere contrari alla tutela ambientale. «Condividiamo pienamente le nobili finalità di salvaguardia e valorizzazione del territorio», precisano, ma avvertono che non è accettabile ignorare «la più grande industria della Sicilia occidentale, un’infrastruttura strategica che garantisce fatturato, migliaia di posti di lavoro e prospettive concrete di sviluppo».
Da qui la richiesta di un confronto immediato sul rapporto tra Riserva e porto, e di chiarimenti sull’applicazione della legge regionale che prevede l’istituzione di un ente o agenzia di gestione delle riserve. «Serve un approccio laico, costruttivo ed equilibrato, capace di tenere insieme ambiente e sviluppo economico», scrivono, mettendo in guardia dal rischio di «decisioni radicali e irreversibili per il territorio assunte senza interpellare il porto».
La nota richiama anche il recente incontro istituzionale svoltosi a Palermo, alla presenza del sindaco di Trapani, del segretario generale dell’Autorità di Sistema Portuale Luca Lupi, delle strutture tecniche, degli operatori portuali, delle associazioni datoriali e dei rappresentanti politici. Un vertice che, secondo i firmatari, «ha delineato una strategia politica, amministrativa e commerciale chiara, fondata sulla coesione istituzionale», con l’obiettivo di fare del porto di Trapani «un nodo nevralgico e una piattaforma logistica strategica nel Mediterraneo».
Il messaggio finale è netto. «Il porto di Trapani non può e non deve essere mummificato secondo logiche ideologiche o di regressione economica». La linea tracciata dagli operatori è chiara: tutela ambientale e sviluppo devono procedere insieme, ma «attraverso il dialogo e il coinvolgimento di tutti gli attori strategici del territorio».