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21/06/2013 04:59:05

Mafia, processo D'Alì. Parola alle parti civili e alla difesa. Sentenza a Luglio. "Vittima del tritacarne mediatico"

Quello ascoltato nel corso dell’udienza è stato un“attacco frontale al debole quadro probatorio dell’accusa”. “Documentazione di fatti concreti” e “riscontri positivi” ha voluto ancora una volta sottolineare nel corso dell’intervento in aula, l’avvocato Gino Bosco: “Una documentazione che comprova l’esclusione di qualsivoglia addebito di reato nei confronti del nostro assistito , il Sen. Antonio D’Alì, a conferma che giammai ha tenuto alcuna condotta di qualsivoglia agevolazione di Cosa nostra. Dalla Caserma di San Vito Lo Capo, scelta dai carabinieri anche sulla base dei solleciti e delle certificazioni antimafia rilasciate a Birrittella dalla prefettura anche all'epoca della reggenza del prefetto Sodano, alla vendita della Calcestruzzi Ericina (proposta dallo stesso agli imprenditori locali !)  e poi fornitrice pressoché esclusiva di cemento per i lavori dell’America’s Cup (altro che boicottata!), dal trasferimento in perfetta regolarità dell’allora Pref. Fulvio Sodano seguito da una ancor piu' efficace azione di rilascio forzato dei beni confiscati da parte del prefetto Finazzo, alla aggiudicazione di gare per i lavori al porto di Trapani in occasione dell'America’s Cup per la quale si dimostra la assoluta estraneità del Senatore d'ALI', dalla effettiva vendita dei terreni agricoli di cda. Zangara, alle presunte interferenze sulla nomina della commissione aggiudicatrice dei lavori della Funivia di Erice nominata  dalla Provincia nei tempi di forte conflittualità politica e personale con l’amministrazione Adamo, alla ormai delineata anche in sede giudiziale estraneità al caso Cosa Nostra Resort e così via".  L’udienza proseguirà il prossimo 5 luglio con la fine dell'intervento dell’avv. Gino Bosco e l’intervento dell’avv. Pellegrino, poi le conclusioni della difesa.

09,00 - Continua oggi a Palermo il processo a carico del senatore Tonino d'Ali'.  

Nell'ultima udienza  i pubblici ministeri della direzione distrettuale antimafia di Palermo hanno completato la requisitoria ed hanno chiesto per d'Ali' la condanna a 7 anni e 4 mesi di reclusione per associazione mafiosa. Ogg, davanti al Giudice dell'Udienza Preliminare Dottor Francolini concluderanno altre parti civili: Associazione Antiracket di Marsala, Libera, Associazione Antiracket di Mazara "Io non pagò il pizzo e tu ?" ed il Centro Pio La Torre. La sentenza e' prevista a Luglio.

LA RICHIESTA DI CONDANNA. Sette anni e quattro mesi di reclusione. È questa la pena chiesta , dai Pm Paolo Guido ed Andrea Tarondo, per il sen. Antonio D'Alì, finito sotto processo per concorso esterno in associazione mafiosa. Secondo gli inquirenti, l'ex sottosegretario all'Interno sarebbe stato a disposizione della mafia. D'Alì avrebbe intrattenuto rapporti con il boss di Castelvetrano Francesco Messina Denaro e con il figlio Matteo, latitante. Un rapporto datato che si sarebbe nel tempo consolidato. I magistrati hanno elencato nel corso della requisitoria una serie di episodi. Tra le tante vicende richiamate quella del trasferimento dell'ex prefetto Fulvio Sodano.

LA DIFESA. D'Alì respinge le accuse. Pochi giorni fa, durante una seduta a Palazzo Madama, replicando ad un intervento del senatore del Movimento Cinque Stelle Vincenzo Santangelo, ha detto di essere vittima del «tritacarne mediatico».
«Per le stesse conclusioni del dottor Guido, circa il riconoscimento da parte della Direzione Distrettuale Antimafia che "nessuna condotta concreta, effettiva e fattuale agevolatrice dell'associazione mafiosa" è stata accertata a carico del sen. D'Alì, e considerata la documentazione da noi prodotta rispetto alle generiche contestazioni mosse - dicono i legali Bosco e Pellegrino -  ci saremmo attesi una coerente richiesta di assoluzione». «Il sen. D'Alì - hanno aggiunto i difensori - non s'è limitato fino ad oggi semplicemente a respingere l'accusa di essere un concorrente esterno di Cosa nostra, ma ha processualmente e positivamente provato la totale estraneità ai fatti contestatigli». «Ribadiamo - concludono - che fino ad oggi per ogni addebito ascritto al nostro assistito, abbiamo prodotto "documentazione di fatti concreti" e "riscontri positivi" che escludono qualsivoglia addebito di reato del senatore D'Alì; per questo abbiamo chiesto e torneremo a chiedere al Giudice la piena assoluzione del Senatore. Ci attendevamo che a queste coerenti conclusioni fossero pervenuti gli stessi pm che, lo ricordiamo, in precedenza e per i medesimi fatti, avevano chiesto per ben due volte l'archiviazione del procedimento. Il senatore D'Alì non si è limitato a respingere l'accusa di essere un concorrente esterno di Cosa Nostra, ma ha processualmente e positivamente provato la totale estraneità ai fatti».

LIBERA. In tutto ciò si inserisce anche Libera. L'Associazione di Don Ciotti in una nota ha fatto sapere che "dopo la richiesta da parte dei pm della condanna a 7 anni e 4 mesi per il senatore Antonio D'Ali', Pdl, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa, riteniamo opportuno che il governo revochi a D'Ali' l'incarico di rappresentare a Bruxelles il Parlamento italiano in seno all'Apem, l'Assemblea Parlamentare Euro Mediterranea".  "E' vero che esiste la presunzione di innocenza fino alla condanna definitiva, ma c'e' un problema di opportunita' politica. E' certamente un messaggio negativo quello che si lancia con scelte di questo genere". 

ALFANO. "E' innanzitutto imbarazzante che un imputato per il quale sono stati chiesti dai pubblici ministeri 7 anni e 4 mesi di carcere per mafia sieda a Bruxelles e rappresenti l'Italia all'Assemblea Parlamentare Euromediterranea". Cosi' Sonia Alfano, presidente della commissione Antimafia europea, commenta la richiesta di pena formulata dai pm Paolo Guido e Andrea Tarondo nei confronti del senatore del Pdl Antonio D'Ali', a processo per concorso esterno in associazione mafiosa. "Gia' al momento della nomina avevo esternato le mie perplessita': l'Apem raccoglie numerosi paesi del partenariato euromediterraneo che rischiano cosi' di avere dell'Italia un'immagine diversa da quella che cerchiamo con grande fatica di costruire, onestamente, ogni giorno. E' innegabile che l'Italia avrebbe potuto essere rappresentata da soggetti piu' credibili e meno ambigui. La permanenza di D'Ali' a Bruxelles -conclude Alfano- non fa onore al nostro paese, per cui anch'io, come Libera, mi auguro che si provveda in fretta alla revoca dell'incarico".