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29/07/2018 06:00:00

Scrive Antonio D'Alì, sull'aeroporto di Birgi e il ruolo del sostegno pubblico

Illustre direttore,

apprezzo ancora una volta l'ampiezza dei riferimenti e della ricerca di opinioni e verità che Ella, "rara avis" nel mondo della stampa nazionale, adopera come metro per le sue inchieste giornalistiche sulle vicende importanti del nostro territorio. Oggi mi riferisco alla ospitalità che offre all'intervento del dott. Alessandro Riolo sulle vicende del nostro aeroporto di Birgi e degli altri scali "minori"(?) siciliani.

Condivido e sottoscrivo in pieno le valutazioni "economiche" e "politiche" del dott. Riolo, ed il suo scoramento dinanzi alla superficialità ed al semplicismo (che sono sempre frutto della ignoranza) con cui la classe politica regionale e la sua plaudente corte pensano di risolvere un problema strutturale di sviluppo degli anni a venire attingendo a piene mani a risorse pubbliche per bruciarle sull'altare di una illusoria temporanea utilità, ove mai si realizzi.

Mi permetto fare una leggermente diversa analisi storica, sempre utile per il futuro, essendone stato direttamente protagonista, in ordine al rilancio di attività del nostro aeroporto nella prima decade degli anni duemila.

Concordo sul fatto che la continuità territoriale, allora (e con le dovute accortezze ancor oggi) sacrosanta per Pantelleria e Lampedusa, aiutò a tenere aperto un aeroporto che stava per chiudere e quando ritiene sono pronto a rispolverare con Lei anche la verità, che non è ciò che comunemente si racconta, su quella vicenda.

L'intervento pubblico insinuò però la mala pianta dell'assistenzialismo, soffocando ogni prospettiva non solo di libero mercato, ma anche di corretto utilizzo di risorse e di fatti organizzativi, sul facile presupposto che i denari del contribuente possono essere spesi senza riguardo per gli equilibri gestionali e per la professionalità degli operatori. E mi fermo qui. 

Arriviamo al 2006, quando una nuova amministrazione provinciale si insedia e deve affrontare subito l'emergenza di una società di  gestione (Airgest) partecipata al 20%, ma nell'opinione pubblica di sua piena responsabilità, con una varietà impropria di altri soci pubblici e privati e di accordi di sindacato azionario da poter scrivere un manuale di cose che non si devono fare in una amministrazione, anche privata ed a maggior ragione pubblica.

Le cifre al 18 giugno 2006 (giorno di insediamento della nuova amministrazione provinciale) erano di 350/400.000 passeggeri stimati annui, di circa 80 (ottanta!) reali dipendenti dei quali oltre 50 (cinquanta!) improvvisamente assunti in un consiglio di amministrazione del 13 giugno! e di una situazione contabile che suggeriva la drastica soluzione del conferimento dei libri sociali in tribunale.

Con il vicepresidente Dott. Giuseppe Poma, con la consulenza di illustri e bravi esperti, con un costante e civile raccordo con l'ENAC (oggetto precedentemente di continue polemiche da parte dell'Airgest) ho affrontato l'emergenza, valutato di dover cercare di mantenere in vita l'Airgest ed elaborato un piano di rilancio dello scalo di Birgi puntando sul coinvolgimento di vettori aerei (Ryanair in primis) che avevano individuato Trapani come importante scalo turistico anche a seguito del successo della Louis Vuitton/America's Cup) tenutasi nel settembre 2005 a Trapani.

Il piano prevedeva di poter raggiungere nell'arco di tre anni i 2.000.000 (duemilioni!) di passeggeri con un clamoroso effetto economico positivo su tutto il territorio provinciale e oltre, ed un nuovo assetto societario che consentisse poi il collocamento della società di gestione sul mercato dei gestori privati, come imposto dai regolamenti comunitari, mantenendo in capo alla Provincia di Trapani una quota che le consentisse un costante controllo sulla efficienza dello scalo.

Non scendo nei particolari, dico solamente che nello scetticismo generale (non era la prima volta, salvo poi salire tutti sul carro del "festino", ma va benissimo così) ho trovato la solidarietà di molti, oltre i miei più stretti collaboratori, e quando volete possiamo simpaticamente parlarne, ed ho trovato un dialogo costruttivo con i soci privati e con l'intero consiglio provinciale, maggioranza e opposizione, cui è stato puntualmente riferito e poi discusso e condiviso ogni passaggio, a riprova che la democrazia diretta è comunque la fucina delle idee e delle soluzioni, occorre solamente avere le idee e prospettare le buone soluzioni.

Per farla breve nel giro di due anni i passeggeri sono arrivati a oltre 1.800.000 (un milione ottocentomila!), la Provincia di Trapani ha elevato la sua quota al 49% eliminando i soci "impropri" quale la società per l'aeroporto di Agrigento e la stessa Gesap, mantenendo assieme alla CCIAA di Trapani la maggioranza in mano pubblica, le presenze turistiche in provincia sono esplose e sono diventate realtà è speranza di una terre altrimenti votata alla marginalità economica.

Nel 2007 abbiamo intercettato 19 milioni di Euro, fondi residui dell'agenda comunitaria 2000/2007 ed ottenuto che venissero destinati alla ristrutturazione della vecchia aerostazione (qualcuno ricorda come era?) 

A proposito dico solamente che quell'intervento è stato portato come primo esempio positivo di utilizzo dei fondi comunitari nella relazione della Corte dei Conti relativa all'intera agenda 2000/2007!

Occorreva continuare quel progetto portando l'aeroporto di Trapani in un contesto di emancipazione della cultura istituzionale dal pubblico "andazzo" alle positive dinamiche del confronto internazionale e del coinvolgimento di risorse private al concorso nell'efficienza dei servizi al territorio.

Purtroppo ciò pare che in Sicilia sia impossibile, ed anche quando qualcuno prova ad intraprende quella strada la "non cultura" clientelare che da Palermo tutto condiziona e avvolge si riprende le sue prede.

Spero che, partendo dall'esempio del nostro aeroporto, avremo possibilità di approfondire ancora questo e molti altri aspetti importanti per il futuro di questa nostra terra per la quale, vorrei dire all'egregio dott. Riolo, occorre continuare a lottare e sperare.

Grazie per l'attenzione,

Antonio d'ALI'