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25/10/2021 06:00:00

Salvini in Sicilia agita il centrodestra. Musumeci: "No al modello Draghi nell'isola" 

 Matteo Salvini punta alla Sicilia per riscattare la sua leadership all’interno del centrodestra, da Palermo fino alle elezioni regionali si fa strada il Carroccio, apre a nuovi ingressi a cui lo stesso Nino Minardo, segretario siciliano del Carroccio, ha fatto cenno: provano a spostare l’asse verso il centro ma ci riescono poco.

Una due giorni siciliana, prima si è tenuta l’udienza per il processo Open Arms, la cui difesa è affidata all’avvocata di ferro Giulia Bongiorno, che in molti vorrebbero candidata alla presidenza della Regione: finora però lei smentisce e lo stesso Salvini glissa: "Bisogna dialogare con Nello Musumeci su cosa fare per la Sicilia".  Nulla è escluso, c’è però una certezza per la Lega: nessun modello Draghi per la Sicilia, nessun dialogo con il Partito Democratico.

Il tour siciliano ha previsto anche la visita al cimitero dei Rotoli di Palermo, con le bare accatastate da mesi, con una emergenza che è davvero sanitaria, Salvini ha promesso la risoluzione del problema affrontando la questione direttamente a Roma, se fosse solo una promessa i palermitani se ne ricorderanno di certo.

Si punta su Palermo, la lista per le amministrative di maggio 2022 verrà allestita a novembre, Salvini chiede ai componenti del partito di aggregare e di non litigare su posizioni che sono diverse dalla linea politica: centrodestra unito per le elezioni, la sconfitta subita alla tornata precedente avrà pure insegnato qualcosa.

E potrebbe essere proprio Musumeci il candidato alla presidenza regionale per tutto il centrodestra, il governatore ha un dialogo vivo e mai cessato con Giorgia Meloni, gli screzi consumati con il resto della coalizione potrebbero essere risolti soprattutto in assenza di altre figure che mettano d’accordo gli alleati.

Ed è sempre Musumeci che sostiene che non ci può essere un ritorno alla DC: “Non ci sono più le condizioni per un ritorno della Democrazia cristiana, ma una aggregazione delle forze centriste ridurrebbe l’area sempre più ampia del non voto e rafforzerebbe il centrodestra”.
E sul modello Draghi non ha dubbi: si tratta di una operazione non ripetibile in Sicilia e che ha come conseguenza il fallimento della politica: “La nascita del governo Draghi è stata la logica conseguenza della incapacità delle forze politiche di dare una maggioranza alla Nazione. E, al di là dell’indiscusso prestigio internazionale del premier, l’augurio è che superata la emergenza si possa presto tornare al rispetto della geografia politica, con le sue affinità ed i suoi comuni patrimoni valoriali”.

Intanto è Gianfranco Miccichè a voler riunire tutti gli alleati del centrodestra, anche lì il commissario azzurro ha delle piroette: da una parte sostiene che il centrodestra dovrà essere unito e comprendere in coalizione sia la Lega che Fratelli d’Italia, dall’altra parte dice no ai sovranisti e populisti.

Ma a queste peripezie Miccichè ha abituato i suoi parlamentari e anche gli elettori azzurri, così come si è lanciato sulla fantomatica fusione tra Italia Viva e Forza Italia quando invece è solo un dialogo e Miccichè non è il salvatore del partito di Matteo Renzi, che ha già dimostrato non solo di esistere ma di essere in grado di scelte importanti grazie alle quali ha consegnato al Paese un governo di unità nazionale e di sostanza: il governo Draghi.

AZIONE. “Non c’è nessuna possibilità che Azione sia protagonista di questo fantomatico terzo polo centrista in salsa siciliana” lo afferma Giangiacomo Palazzolo, sindaco di Cinisi (Pa) e membro del comitato promotore nazionale di Azione, commentando le indiscrezioni di stampa su un possibile coinvolgimento del partito di Calenda in un patto che vedrebbe insieme, Più Europa, Italia Viva, Forza Italia di Miccichè e la nuova Dc di Cuffaro. “Si tratta di una invenzione - continua Palazzolo - per Azione l’unico dialogo aperto è con la Sicilia che vuole cambiare”. E in mattinata era stato lo stesso leader di Azione Carlo Calenda a prendere posizione con un tweet liquidando il patto come una invenzione e sottolineando che “non esiste la possibilità che Azione ne faccia parte o che interloquisca”.