Oggi nuova udienza del processo "Hesperia". Nella seconda e scorsa udienza preliminare che doveva decidere sulle 35 richieste di rinvio a giudizio avanzate dalla Dda a seguito dell’operazione antimafia “Hesperia”, l'ultima grande operazione antimafia prima dell'arresto di Matteo Messina Denaro - che lo scorso settembre ha scompaginato le famiglie mafiose di Marsala, Mazara e Campobello di Mazara, portando in cella fedelissimi del boss Matteo Messina Denaro come il capomafia campobellese Franco Luppino - il gup di Palermo Ermelinda Marfia ha respinto le richieste di rito abbreviato “condizionato”, quello subordinato a testimonianze o documenti. Oggi inizierà la discussione. E molti imputati hanno intenzione dichiedere il processo con rito abbreviato.
Esclusa dalle parti civili l'associazione antiracket di Marsala "La Verità vive" - Nel corso dell’udienza preliminare è stata esclusa delle parti civili dell’associazione antiracket “La Verità Viva” di Marsala, da sempre rappresentata in vari Tribunali dall’avvocato Peppe Gandolfo. L’esclusione è stata decisa dal giudice dopo che dalla Prefettura di Trapani è arrivata una nota in cui si attestava che l’associazione marsalese non è nell'elenco prefettizio. “Prendiamo atto dell'esclusione come parte civile – dice Francesco Genovese, presidente del La Verità Vive - ma la nostra associazione è viva e svolge attività, anche se non di alto profilo. E' vero, non siamo nell'elenco della Prefettura di Trapani e continueremo a non esserci, ma in Tribunale abbiamo fatto presente che le nostre costituzioni di parte civile sono con patrocinio gratuito”.
Le richieste di costituzione di parte civile - A chiedere di costituirsi parte civile nel processo Hesperia sono stati, i Comuni di Castelvetrano e Campobello di Mazara, l’associazione Codici, Michele Buffa, consigliere comunale che è arrestato ieri a Petrosino, la Possente e la Cantina Europa.
Francesco Luppino e le accuse - Tra gli indagati del processo Hesperia, ci sono molti nomi noti della criminalità organizzata di Marsala, Mazara, Campobello di Mazara e Castelvetrano, ma anche diversi volti nuovi. C'è il 67enne campobellese Francesco Luppino, che era uscito dal carcere circa tre anni prima dopo aver scontato una lunga condanna per mafia. Secondo l’accusa, si era rimesso all’opera per ricostituire la rete di relazioni di Cosa nostra tra Campobello di Mazara, Mazara, Castelvetrano e Marsala. Le accuse a vario titolo contestate agli indagati sono associazione di tipo mafioso, estorsione, turbata libertà degli incanti (nelle aste al Tribunale di Marsala), reati in materia di stupefacenti, porto abusivo di armi,gioco d’azzardo e altro, tutti aggravati dal metodo e dallemodalità mafiose.
Gli altri indagati - Le indagini, nate nell’ambito delle ricerche per arrivare a Matteo Messina Denaro, testimoniano anche l'attività di infiltrazione di cosa nostra trapanese nel tessuto economico, con riferimento a condizionamenti di aste giudiziarie e gare d'appalto e, alla gestione, in forma presso ché monopolistica, del settore della sicurezza nei locali notturni e del recupero crediti. Accertata purel'estorsione ad una cantina vinicola (Europa) e ad alcune strutturericettive. In carcere, oltre a Luppino, sono finiti anche imarsalesi Antonino Ernesto Raia, Francesco Giuseppe Raia, Francesco Pulizzi, Vito Vincenzo Rallo, Leonardo Casano e Vito De Vita, i campobellesi Vincenzo Spezia, Piero Di Natale e Marco Manzo, il castelvetranese Rosario Stallone, i mazaresi Antonino Cuttone, Vito Gaiazzo, Antonino Pace, Marco Buffa, Vincenzo Pisciotta, i trapanesi Carmelo e Giuseppe Salerno, i palermitani Jonathan Lucchese e Antonino Nastasi e il partinicese Michele Vitale. Ai domiciliari,i nvece, Tiziana Rallo, Vincenzo Romano, Paolo Bonanno, Lorenzo Catarinicchia, l’imprenditore Girolamo Li Causi, Antonino Lombardo, Nicolò Macaddino, Bartolomeo Macaddino, Giuseppa Prinzivalli, Stefano Putaggio, poi tornato in libertà ma comunque sempre indagato, Francesco Stallone e Marcello Salvia. Di quest’ultimo, però, non c’è traccia nella richiesta di rinvio a giudizio.