Trapani sfiora il 70% di raccolta differenziata, ma intanto la Tari continua a salire. L’amministrazione Tranchida rivendica il miglioramento ambientale come uno dei risultati più evidenti del proprio percorso di governo. Ma dall’opposizione piovono critiche sempre più dure: i servizi non crescono, le tasse sì.
Dal 2019 a oggi, la città è passata dal 15% di differenziata – tra le più basse in Sicilia – a numeri che sfiorano il 70%. Un traguardo rilevante, ottenuto anche grazie alla collaborazione dei cittadini. “Fino al 2018 eravamo la città con la Tari più alta d’Italia – ricorda l'amministrazione – e con montagne di rifiuti per strada. Oggi i numeri sono cambiati: il costo medio per una famiglia di tre persone in 100 mq è sceso da oltre 600 euro a poco più di 430”.
Un’evoluzione che però non basta a placare il malumore. I dati ambientali sono in crescita, ma i rincari non si fermano. Anche quest’anno la Tari salirà: aumento del 3%, deliberato in Consiglio con 13 voti favorevoli, 7 contrari e 4 assenti.
Una scelta “obbligata”, secondo il Comune, conseguenza diretta del PEF biennale. Lo ha spiegato Gioacchino Petrusa, dirigente comunale del II° settore Servizi Finanziari e Tributari: “La delibera scaturisce dall’approvazione del PEF dell’anno scorso, dove erano già stati determinati il tipo di servizio e i costi. Con le tariffe si tende a coprire il 100% del costo del servizio, perché per legge bisogna farlo. Purtroppo non tutti pagano, e dobbiamo accantonare somme nel fondo crediti di dubbia esigibilità. Non siamo ancora riusciti a coprire il 100%, ma gli aumenti sono stati contenuti nel tetto dell’inflazione, come consentito dalla legge”.
Ma per i consiglieri di opposizione, questa narrazione è parziale. Il consigliere Tore Fileccia (Amo Trapani) ha espresso tutta la sua amarezza in aula: “Si continua a dire che sono solo tre euro in più, ma sommate questi tre euro a ogni aumento degli ultimi anni. Quando mai succederà che un cittadino riceverà una bolletta con cento euro in meno? I cittadini fanno la differenziata, aspettano i turni, si adattano, e in cambio ricevono sempre la stessa risposta: pagare di più. È inaccettabile. Dentro la Tari non c’è solo l’immondizia, ma anche il peso di un sistema che non trova soluzioni per far pagare tutti. E allora le famiglie oneste devono sopperire per chi evade”.
Il tono si alza ulteriormente con l’intervento di Maurizio Miceli (Fratelli d’Italia), che ricorda come quello attuale sia il terzo aumento in una sola consiliatura: “Mi viene in mente il barattolo che si prova ad aprire più volte. L’aumento di oggi è solo l’ultimo sforzo che fa esplodere la pressione fiscale. Il baratto amministrativo è stato annunciato, ma mai attuato. La programmazione è mancata. Invece di esternalizzare a Soget, si poteva rafforzare l’ufficio tributi. Avremmo risparmiato milioni di euro di aggio. Invece oggi ci ritroviamo a votare un’altra volta un aumento della Tari, senza un servizio all’altezza”.
Miceli ha anche criticato l’assenza di interventi mirati per le imprese più piccole: “C’è una sperequazione evidente. I grandi centri commerciali e gli ipermercati sono avvantaggiati. Si poteva correggere in commissione, ma non è stato fatto”.
Miceli ha ricordato anche l’intervento in aula, lo scorso anno, di Salvatore Daidone, all'epoca in maggioranza, che, pur votando a favore del precedente aumento, aveva dichiarato: “Sia chiaro, lo approvo, ma non chiedetemi più di mettere le mani nelle tasche dei trapanesi se il servizio resta lo stesso”. Una posizione netta, che oggi, secondo Miceli, va apprezzata in termini di coerenza visto che lo stesso Daidone, insieme a Sonia Tumbarello, sono passati all'opposizione anche per l'aumento della Tari.
Miceli, infine, ha citato anche il collega Guaiana: “Aveva ragione quando diceva che tutti quegli strumenti di compensazione, come il baratto amministrativo, le riduzioni per chi conferisce correttamente, le agevolazioni per le categorie fragili, sono stati promessi ma mai messi in campo”.
Durissimo anche l’intervento di Gaspare Gianformaggio (FdI): “Questo aumento non è una manovra tecnica. È l’ammissione di un fallimento politico. Dopo anni di promesse, dopo servizi indecenti, l’unica soluzione è chiedere ancora soldi ai cittadini. Ma davvero avete il coraggio di farlo? Invece di tagliare gli sprechi, si aumenta la Tari. È la fotografia plastica di una città bloccata, dove chi amministra fa propaganda, mentre i marciapiedi restano sporchi e le periferie dimenticate. Noi diciamo no, senza ambiguità”.
Sul fronte opposto, l’amministrazione sottolinea gli sforzi fatti per contenere l’impatto degli aumenti. Oltre all’incremento della differenziata, sono state rafforzate le squadre di scerbatura, aumentati i controlli con droni e polizia locale, introdotti nuovi servizi di ritiro per rifiuti speciali e abbigliamento. E per il 2025, sono previste agevolazioni automatiche: “Chi vive da solo ha già uno sconto del 10% – ricordano dal Comune – e le seconde case beneficiano del -30%. Dal prossimo anno, il DPCM del 21 gennaio garantisce un taglio del 25% per chi ha un ISEE fino a 9.530 euro, o 20.000 euro con almeno quattro figli. L’unica incognita è la copertura statale: se Roma non interviene, il costo sarà scaricato sugli altri contribuenti”.
Intanto, mentre il Comune assicura di aver limitato l’aumento al 2,6% rispetto al 9,6% dello scorso anno, i numeri restano al centro del dibattito. I rincari vanno dai 2,66 euro per famiglie numerose fino ai 4,05 euro per nuclei da tre persone. Cifre che sembrano modeste, ma che, secondo l’opposizione, sono solo l’ennesimo segnale di una gestione distante dalle esigenze reali dei cittadini.