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21/07/2025 00:00:00

"L’amministrazione Grillo cancella "Il mare colore dei libri" e alimenta l’ignoranza"

Gentile direttore di TP24, ho appreso che  il quinto appuntamento  “Il mare colore dei libri”, a cura di Navarra Edizione, dopo la serie ininterrotta dei precedenti, quest’anno non avrà luogo. Mi dispiace molto, perché una delle motivazioni per cui ritornavo con grande piacere nella mia Marsala era legata anche a  tale evento.

Il sindaco e l’assessore alla cultura finora non hanno saputo o voluto fornire alcuna plausibile giustificazione per legittimare la cancellazione di un’iniziativa così importante e attesa dalla cittadinanza. Il Pd e il Prc locali hanno sollevato le loro sacrosante proteste raccogliendone l’umore e la delusione manifestando al tempo stesso solidarietà ai titolari e agli organizzatori della rassegna, che hanno dovuto subire lo sferzante diniego.

 

Nessuno pensa che bastino  “tre giorni della fiera del libro” per superare l’annoso e  progressivo acuirsi della crisi “dei meno libri che si comprano e dei lettori che via via diminuiscono, soprattutto nel Mezzogiorno”. Nemmeno Giuseppe Prode, che ha  inviato una lettera all’assessore alla cultura di Marsala, città che “non” legge, abbia mai pensato a questo, anche se  le  sue sollecitazioni fossero state favorevolmente accolte dal destinatario della missiva.

 

Mi rendo conto che parlare di libri, di autori, di editori, di lettori, in questo momento particolare,  si rischia di cadere nella retorica dello scetticismo. Tenendo conto di quanto rilevato nella lettera all’assessore, compresa l’espressione“incappare tra le cose più noiose in estate”, resta il fatto che l’amministrazione comunale di Marsala,  nel depennare dal programma l’evento, non soltanto ha oggettivamente favorito questa tendenza negativa in atto ma ha anche contribuito, sia pure in minima parte, ad accentuare il divario fra i lettori del Nord e del  Sud d’Italia  e la distanza sempre più marcata fra le rispettive generazioni. L’aggravante è che la decisione è stata, a giudicare dalle critiche, presa nella maniera più codina e opaca.  

 

Il mondo dei libri con tutto quello che rappresenta (editoria, distribuzione, premi, riconoscimenti, vari  sistemi di concorrenza, di promozione, di competizione) è assai complesso e complicato. Rimane il fatto che i libri, in un modo o nell’altro, vuoi o non vuoi, servono soprattutto  agli appartenenti al ceto che conta (dal letterato, al politico, all’artista, allo scienziato). In questo senso il libro diventa uno strumento  autoreferenziale. Manca invece la grande massa dei lettori che si restringe sempre di più anziché ampliarsi dotandosi di spirito critico per poter intervenire sui vari argomenti, con maggiore cognizione di causa e convinzione. Si avverte un grosso disagio persino nel tentativo di compiere il salto culturale necessario per far crescere nel suo insieme una società  che si rispetti. Si tratta di una crisi diffusa. Nell’ambito strettamente letterario e in particolare nella narrativa,  ho letto che  in Giappone i due maggiori premi letterari, quest’anno non sono stati assegnati perché non c’erano romanzi abbastanza belli. So che questo esula dal nostro discorso. Anche  se per certi aspetti varrebbe la pena approfondire. Come quello riguardante il rapporto fra le grandi, le medie e le piccole case editrici, che decidono quale opera pubblicare e quale no.

 

Il vincitore del Premio Strega di quest’anno, di cui  ci ha parlato Prode, è stato conferito ad Andrea Bajani con il suo romanzo “L’anniversario”. Premio che egli  ha voluto dedicare ai libri, alla letteratura, contro la semplificazione. Io non ho  nulla da dire contro la semplificazione. Ma sulla banalizzazione sì. Noto una sostanziale differenza fra i due termini. Semplificare significa togliere consapevolmente il superfluo, banalizzare vuol dire togliere l’essenziale aggiungendo l’inutile, il troppo, l’oltre misura. Si banalizza quando non si hanno argomenti seri da proporre, si semplifica quando si riesce a renderli comprensibili ai più. Questo vale in larga parte per la vicenda che abbiamo raccontato.  

 

Filippo Piccione