Non solo Patrizia Messina Denaro, tornano liberi altri tre capimafia. Ecco chi sono
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Sono liberi dopo aver scontato la loro pena tre tra i principali protagonisti della riorganizzazione di Cosa nostra degli ultimi decenni: Calogero Lo Piccolo, Giovanni Sirchia e Rosario Lo Bue. Tre nomi di spicco della "nuova Cupola", tornati ciascuno nei rispettivi territori – Palermo e Corleone – con alle spalle un passato da leader e davanti un presente tutto da monitorare. L’Antimafia è già in allerta, temendo che il loro reintegro possa alterare, o addirittura sconvolgere, gli equilibri criminali oggi più che mai fragili, dopo i numerosi arresti degli ultimi mesi.
Lo Bue, il pastore diventato boss a Corleone
Tra i tre, è Rosario Lo Bue il più rappresentativo. Classe 1943, cresciuto all’ombra di Totò Riina e Bernardo Provenzano, è stato considerato l’erede naturale della leadership corleonese. Ufficialmente pastore, ma per gli inquirenti boss a pieno titolo, fu arrestato nel 2015 come nuovo capomafia di Corleone. La sua rete di potere si estendeva anche all’economia legata all’agroalimentare: nel 2019 alla sua famiglia furono sequestrati beni per 1,5 milioni di euro, legati alla compravendita di bestiame e alla grande distribuzione.
Nel corso delle indagini emerse persino un presunto progetto di attentato ai danni dell’allora vicepremier Angelino Alfano. Il fratello di Lo Bue, inoltre, era già stato condannato per aver favorito la latitanza di Provenzano. Ora che è tornato a Corleone, il suo rientro potrebbe rappresentare un elemento di continuità e di riassestamento per un territorio simbolo della storia mafiosa siciliana.
Lo Piccolo e Sirchia, i registi della riorganizzazione a Palermo
Calogero Lo Piccolo è invece il nome più noto della Cosa nostra palermitana. Figlio di Salvatore Lo Piccolo – detto "il Barone", storico capomandamento di Tommaso Natale – e fratello di Sandro, entrambi condannati all’ergastolo, Calogero fu arrestato nel 2016 nell’ambito dell’inchiesta "Cupola 2.0". Secondo gli inquirenti, fu tra i promotori della rinascita dell’organo direttivo di Cosa nostra e partecipò alla prima riunione segreta dei capifamiglia, nel 2017, con l’obiettivo di prevenire una nuova guerra di mafia tra clan rivali.
Accanto a lui, anche Giovanni Sirchia, boss di Passo di Rigano. Arrestato nel 2018, fu accusato di aver organizzato logisticamente il summit in cui fu sancita la rifondazione della Cupola. Nell’ambito dell’inchiesta furono arrestate 47 persone, più altre 8 poco dopo, per un totale di oltre 400 anni di condanne.
Un ritorno che agita le acque
Il ritorno sul campo di questi tre uomini, anche se formalmente liberi dopo aver scontato la pena, non può lasciare indifferenti gli investigatori. Dopo le recenti operazioni che hanno decapitato molti mandamenti e mandato in frantumi le gerarchie interne, i boss appena scarcerati potrebbero rappresentare dei punti di riferimento per le cosche in cerca di leadership. Un ritorno che, secondo fonti investigative, potrebbe avere ricadute immediate nei rapporti di forza fra famiglie e negli assetti di controllo del territorio.
In questo scenario si inserisce anche un’altra scarcerazione eccellente: quella di Anna Patrizia Messina Denaro, avvenuta domenica scorsa. La sorella dell’ex superlatitante Matteo è tornata a Castelvetrano dopo aver scontato oltre dieci anni di carcere. Ritenuta una figura centrale nella rete di famiglia, secondo gli inquirenti Patrizia custodisce molti dei segreti dell’ex boss, a partire dai veri nomi dietro gli pseudonimi dei pizzini: “Parmigiano”, “W”, “il Politico”.
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