×
 
 
14/08/2025 06:00:00

Incendio Riserva dello Zingaro, scontro sulla riapertura

Lo scorso 25 luglio, le fiamme hanno inghiottito la Riserva naturale orientata dello Zingaro, in un rogo che ha tenuto impegnati per ore squadre antincendio a terra e due Canadair. Le lingue di fuoco, alimentate dal vento, hanno divorato vegetazione, habitat, sentieri e strutture di fruizione, arrivando fino a Scopello e costringendo all’evacuazione notturna di circa cinquanta abitazioni.

Quando il fumo si è diradato, il paesaggio era irriconoscibile: tronchi anneriti al posto della macchia mediterranea, sentieri sconnessi e cartelli ridotti in cenere, habitat scomparsi e fauna decimata o costretta alla fuga. Uno scenario che l’Ente gestore non ha esitato a definire “una ferita grave, ambientale e paesaggistica”, decidendo per la chiusura della Riserva — così come del vicino Monte Cofano — fino a nuova comunicazione.

La richiesta dei sindaci: “Aprire almeno le prime calette”
A distanza di settimane, però, la chiusura divide. I sindaci di San Vito Lo Capo e Castellammare del Golfo, Francesco La Sala e Giuseppe Fausto, hanno scritto alla Regione per chiedere una riapertura parziale, almeno dei sentieri costieri che conducono alle prime due calette: cala Capreria, dal versante di Scopello, e cala dell’Uzzo, dal lato di San Vito.

Per i primi cittadini, la misura servirebbe a limitare il danno economico e d’immagine. Agosto, spiegano, rappresenta da solo circa il 40% degli ingressi annui alla Riserva, e la chiusura totale rischia di pesare pesantemente su turismo e occupazione. “Le strutture ricettive hanno già registrato parecchie disdette”, affermano, chiedendo di coniugare “salvaguardia ambientale ed esigenze economiche” con un controllo rigoroso degli accessi.

Federalberghi Trapani conferma le preoccupazioni: “I turisti rimangono malissimo quando scoprono che la Riserva è chiusa. Chi ha prenotato spesso viene lo stesso, ma c’è un calo generale del 25% in provincia. In prospettiva, la chiusura prolungata non aiuterà il turismo”.

Legambiente: “Una riapertura ora è assurda e offensiva”
Di segno opposto la posizione di Legambiente Sicilia, che parla di “incredulità” per la proposta dei due Comuni. Per l’associazione, il rogo ha provocato la “totale distruzione” di flora, fauna e strutture di fruizione, rendendo impossibile pensare a un ritorno dei visitatori, anche solo per fare un bagno.

“Zingaro, Monte Cofano, la Sughereta di Niscemi e altre riserve colpite sono il luogo di una strage – si legge nella nota –. La fruizione non può ridursi alla balneazione. Occorre consentire alla natura di riprendersi, proteggendo anche i pochi animali sopravvissuti, che oggi si trovano senza rifugi e con un habitat compromesso”.

Legambiente richiama anche i rischi concreti: dissesto idrogeologico, frane e caduta massi, con spiagge particolarmente esposte. La situazione è paragonata a “un museo devastato da un incendio”, che nessuno aprirebbe al pubblico per mostrare “resti carbonizzati”.

La posizione della Direzione della Riserva: “Serve tempo per rigenerare l’ecosistema”
L’Ente gestore della Riserva e di Monte Cofano conferma: la chiusura non è solo una scelta precauzionale, ma una necessità tecnica e ambientale. Le due aree si trovano in zone idrogeologicamente fragili e già classificate come pericolose o molto pericolose per rischio di frane. Piante bruciate e instabili, sentieri danneggiati, segnaletica distrutta rendono la fruizione pericolosa.

C’è poi il tempo della natura. Calpestare il suolo oggi significherebbe danneggiare germogli e semi appena depositati, soprattutto quelli di rari endemismi vegetali. La fauna superstite deve riorganizzarsi in un ambiente alterato, senza l’ulteriore stress della presenza umana.

Il danno ecologico è descritto in termini drastici: perdita di biodiversità, distruzione di habitat unici, morte immediata della fauna di piccola taglia, danneggiamento del suolo con perdita dello strato fertile. La rigenerazione naturale può richiedere decenni, in alcuni casi non avvenire mai.

“Confidiamo nella comprensione e nella solidarietà di tutti – conclude la nota –. Sarà nostra cura comunicare la data di riapertura solo quando saranno ripristinate le condizioni di sicurezza e tutela ambientale”.

Una ferita che riguarda tutti
Lo Zingaro, per la Sicilia e per chi lo ha visitato almeno una volta, non è solo una riserva naturale: è un simbolo di bellezza autentica e di resistenza civile, nato dalla storica battaglia contro la costruzione di una strada costiera. Vederlo oggi ferito dalle fiamme è un colpo al cuore collettivo.

La discussione sulla riapertura non è soltanto tecnica: tocca il delicato equilibrio tra tutela ambientale e sviluppo economico, tra l’urgenza di proteggere e il bisogno di vivere i luoghi. Ma di fronte a una devastazione simile, la domanda resta: quanta bellezza siamo disposti a sacrificare pur di non fermarci?