Annalisa Tardino ha iniziato il suo incarico da commissaria dell’Autorità portuale della Sicilia occidentale in un clima tutt’altro che sereno. Una nomina firmata da Matteo Salvini che ha scatenato una vera e propria bufera politica. Il presidente della Regione Renato Schifani è rientrato dalle ferie per presentare un ricorso al Tar, contestando la scelta del ministro e accusando il governo centrale di non aver coinvolto la Regione.
È lo strappo più forte tra Schifani e Salvini da quando i due condividono il governo del centrodestra in Sicilia. Ma è anche una frattura tutta interna alla Lega, dove il silenzio dei big siciliani sul caso Tardino dice più di molte parole.
La nomina senza concertazione
Schifani contesta due aspetti: l’assenza di concertazione istituzionale e i requisiti professionali della Tardino. Il decreto è arrivato a giochi fatti, senza alcun confronto preventivo con la Regione, nonostante la rilevanza strategica dell’ente che gestisce sei porti (Palermo, Termini Imerese, Trapani, Gela, Licata e Porto Empedocle) e ha in cassa oltre un miliardo di euro da investire nei prossimi dieci anni.
Per questo ruolo Schifani aveva indicato Luca Lupi, attuale segretario generale dell’Autorità, figura tecnica e di continuità con il lavoro svolto negli anni da Pasqualino Monti, che ha lasciato l’incarico dopo risultati giudicati eccellenti, in una terra spesso ostile allo sviluppo infrastrutturale.
I dubbi sui requisiti
Sul piano formale, il ricorso si basa anche su un altro punto: secondo alcune sentenze del Consiglio di Stato e della Cassazione, la Tardino – avvocata ed ex europarlamentare – non avrebbe titoli coerenti con quelli richiesti per il ruolo. Il tema è delicato, e sarà il Tar a valutare la legittimità dell’atto firmato da Salvini.
Tardino e la Lega siciliana, una storia complicata
La nomina della Tardino è vissuta anche come un atto di forza di Salvini verso la Lega siciliana. Dopo il flop alle ultime Europee, dove ha preso poco più di 17mila voti (contro i 44mila di Stancanelli), la Tardino era stata emarginata dal partito e costretta a lasciare la guida della Lega in Sicilia. Un addio silenzioso, accompagnato dalla fuoriuscita da alcune chat interne.
Chi aveva spinto per la sua uscita era Luca Sammartino, oggi deputato regionale e fedelissimo di Schifani. Lo stesso Sammartino potrebbe tornare presto in giunta, dopo la sospensione per l’inchiesta della Procura di Catania. La decisione di Salvini, in questo contesto, appare come una rivincita politica a scapito degli equilibri regionali e interni al Carroccio.
I silenzi e le reazioni
A parte Nino Germanà, segretario regionale della Lega, nessuno tra i big del partito ha difeso apertamente la nomina. Il silenzio è pesante. Il clima è teso anche nel governo regionale, dove il centrodestra appare diviso su tutto, comprese le nomine più strategiche.
Dal fronte leghista, la commissaria provinciale di Trapani Eleonora Lo Curto ha espresso “massima fiducia” nella Tardino, auspicando un rilancio dei progetti per il porto di Marsala. Più dura la vicecapogruppo M5S all’Ars Roberta Schillaci, secondo cui il centrodestra “si contende le poltrone anziché scegliere figure competenti all’altezza del lavoro svolto finora”.
Cosa succede adesso
Tardino ha già iniziato a lavorare. Nei prossimi giorni è previsto il passaggio di consegne con Monti. Ma il futuro dell’Autorità portuale potrebbe dipendere dall’esito del ricorso di Schifani. E, con esso, anche i delicati equilibri del centrodestra in Sicilia.