×
 
 
05/09/2025 06:00:00

Mafia a Trapani? "Dopo Messina Denaro la nuova frontiera è la criminalità economica"

Incendi devastanti, droga a prezzi stracciati e una violenza di genere che intasa gli uffici giudiziari. Sono tante le emergenze in provincia di Trapani e che la procura del capoluogo deve seguire, con sforzi enormi. Come ha raccontato il procuratore di Trapani, Gabriele Paci, nelle prime due puntate dell'intervista rilasciata a Tp24 (Qui la prima parte, qui la seconda).


Ma per il procuratore Paci, c’è un fronte ancora più insidioso e meno visibile: quello della criminalità economica, una mafia silenziosa, ibrida, più difficile da individuare rispetto alla vecchia cosa nostra. 


Dopo Messina Denaro, meno allarme, ma il sistema resta
Con la cattura di Matteo Messina Denaro, l’attenzione nazionale si è abbassata. “Una volta preso lui – spiega Paci – è come se fosse finita l’emergenza. Ma non è così: il territorio resta fragile e gli equilibri criminali si riorganizzano”.
Oggi la mafia non si mostra più con i kalashnikov, ma lavora sottotraccia, soprattutto nel mondo dell’economia e degli affari. “Il vero cuore del problema – dice Paci – non è la corruzione che si confessa a microfoni accesi, ma quella che si annida nei bilanci, nelle false fatture, nei fallimenti pilotati”.


Collaboratori di giustizia e verità a metà
Il procuratore non nasconde la sua diffidenza verso certi collaboratori di giustizia che hanno segnato la storia del trapanese. “Abbiamo avuto patacche, personaggi che hanno raccontato più teatro che verità. I processi hanno ricostruito una parte della storia, ma un’altra parte è rimasta fuori. La verità completa non sta solo negli atti giudiziari: va ricostruita mettendo insieme più pezzi, con spirito critico”.
Un avvertimento chiaro: senza memoria storica e senza capacità di distinguere, il rischio è che il passato venga continuamente riscritto, piegato alle convenienze del momento.
 

La nuova frontiera: i reati economici
Se c’è un terreno dove la criminalità continua a prosperare, è quello dell’economia. “Il meccanismo è sempre lo stesso – spiega Paci –: l’imprenditore paga per ottenere favori. Per recuperare quei soldi, ricorre alle false fatture. E dietro le false fatture c’è la corruzione. Non bisogna cercarla nei palazzi, ma nella contabilità”.
L’indicazione è chiara: la Procura di Trapani vuole puntare su indagini economico-finanziarie, intercettando i fallimenti quando sono in corso, non dopo. “Se aspettiamo gli enti previdenziali o fiscali, arriviamo tardi. Bisogna intervenire subito, quando i capitali si muovono e i patrimoni cambiano nome”.
 

Mafia silenziosa, città vulnerabile
Quella che emerge è l’immagine di una mafia meno appariscente, ma ancora radicata, capace di inserirsi nelle pieghe della vita economica. Trapani resta un territorio di confine, non solo geografico ma anche criminale: tra vecchi equilibri di Cosa nostra e nuove forme di illegalità finanziaria.
“Non è più il tempo delle guerre di mafia – conclude Paci –. Oggi la sfida è più sottile: capire come l’economia legale e quella criminale si intrecciano. Ed è lì che dobbiamo andare a colpire”.