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20/09/2025 16:30:00

Il podcast con Riina e il rischio di "legittimare" la mafia 

La diffusione del podcast che ha visto come protagonista Giuseppe Salvatore Riina, figlio del noto boss mafioso Totò Riina, ha suscitato un'ondata di indignazione tra le forze politiche e sociali della Sicilia. Nonostante il contenuto sia stato successivamente rimosso dalle piattaforme, l’eco delle sue parole e il dibattito che ne è scaturito non accennano a placarsi.

Il podcast in questione, trasmesso su "Lo Sperone Podcast",  -  già rimosso - ha avuto come oggetto un’intervista in cui Riina Jr. ha esposto la propria visione della figura del padre e, in parte, cercato di ridurre la portata dei crimini di Cosa Nostra. Il risultato, però, è stato una reazione unanime di riprovazione da parte delle istituzioni e delle associazioni antimafia, che hanno denunciato non solo la pericolosità del messaggio, ma anche la gravità della diffusione di contenuti che possono influenzare negativamente le nuove generazioni.

 

La voce della politica: un attacco alla memoria collettiva

Nuccio Di Paola, coordinatore regionale del Movimento 5 Stelle e vicepresidente dell'Assemblea Regionale Siciliana, è stato tra i più duri nel commentare l’intervista. Di Paola ha parlato di un “danno gravissimo” arrecato alla società siciliana, evidenziando come il consentire a una persona come Riina Jr. di avere accesso a una platea vasta, senza un filtro adeguato, rappresenti un atto imperdonabile. “Consentire che si possa affidare un microfono a chi non ha i titoli, né professionali né morali, per parlare di un personaggio come Totò Riina è inaccettabile”, ha dichiarato Di Paola. L’esponente politico ha lanciato un appello a “segnalare” il video sui social per farlo rimuovere definitivamente e ha espresso preoccupazione per l’impatto che tale contenuto potrebbe avere sui giovani, temendo che possa essere visto come un tentativo di “mitigare” la figura di un boss mafioso.

 

La preoccupazione della Cisl: un messaggio pericoloso per i giovani

Anche la Cisl ha reagito con fermezza, affidando le proprie dichiarazioni alla segretaria generale di Palermo-Trapani, Federica Badami. “Nessuno deve avere la possibilità di riscrivere o, peggio ancora, negare la storia dell’antimafia”, ha affermato Badami, sottolineando l’incredibile pericolo di concedere visibilità a chi cerca di “mitizzare” uno dei più feroci esponenti mafiosi della storia.

La preoccupazione principale, secondo la Cisl, è che tale contenuto possa fungere da esempio negativo per i giovani, in un contesto già difficile caratterizzato dal senso di isolamento e dalla frustrazione che molte nuove generazioni vivono. Badami ha concluso ribadendo la necessità di porre l’accento sulle storie di coloro che hanno sacrificato la loro vita per la lotta alla mafia, auspicando che le scuole e le università diventino spazi in cui i giovani possano apprendere non dai “miti” della malavita, ma dai “nostri eroi” che hanno combattuto per la legalità.

 

Un episodio che solleva interrogativi più ampi

Il caso Riina Jr. non è che l’ultimo di una serie di episodi che pongono interrogativi sulla gestione dei contenuti sui social media e sul loro impatto sulle giovani menti. La rapida diffusione di messaggi che sembrano riabilitare o giustificare figure mafiose rivela la necessità di una maggiore attenzione da parte di chi ha il potere di regolamentare e supervisionare queste piattaforme. Mentre la società siciliana e italiana si confronta con il passato e cerca di tutelare le generazioni future, è essenziale che la narrazione della mafia non venga distorta, ma venga invece affidata alle voci di chi ha combattuto per liberare la Sicilia dal giogo della criminalità organizzata.

In un’epoca in cui le informazioni corrono veloci e senza il filtro di un’analisi critica, la responsabilità di chi produce contenuti deve essere presa in seria considerazione. Il rischio, come sottolineano gli esponenti politici e sociali, è che si creino miti pericolosi che, anziché onorare le vittime della mafia, finiscono per esaltare i suoi carnefici.



Antimafia | 2025-12-03 08:47:00
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