Trapani, la maggioranza fantasma: nove assenti a rischio decadenza, quattro si salvano con la PEC
Nove consiglieri di maggioranza rischiano la decadenza dopo aver disertato tre sedute consecutive del Consiglio comunale di Trapani convocate sul caso PalaShark.
Il caso nasce il 22 e 23 ottobre, quando Consiglio comunale si è riunitoper discutere il caso del PalaShark, ma la maggioranza non si è presentata. In due giorni si sono svolte tre sedute, due straordinarie e una ordinaria, tutte chiuse in pochi minuti per mancanza del numero legale. È qui che nasce il caso politico e amministrativo: nove consiglieri di maggioranza, tutti assenti, rischiano la decadenza, come previsto dall’articolo 29 del regolamento comunale, che dispone la perdita del mandato per chi non partecipa a tre sedute consecutive senza giustificato motivo.
A sollevare la questione è stato Valerio Antonini, presidente del Trapani Shark e del Trapani Calcio, presente in aula insieme all’ex assessore comunale Emanuele Barbara e a tutta l’opposizione, che lo sosteneva apertamente sia il 22 che il 23 ottobre. Il consiglio comunale straordinario era stato convocato proprio per discutere la validità della convenzione del PalaShark e le bollette legate ai consumi dell’impianto sportivo, e Antonini ha poi rincarato la dose in una diretta social: «Tre assenze consecutive senza giustificazione fanno scattare la decadenza, è scritto nel regolamento».
La cosiddetta “lettera della maggioranza”, diffusa come comunicato unitario per spiegare l’assenza in segno di protesta, non ha valore legale. È un documento politico, non una giustificazione protocollata. A salvarsi dal rischio di decadenza sono quattro consiglieri che hanno inviato una PEC personale: Giusy Ilenia Poma e Francesco Briale del Gruppo Misto, volte Salvatore Braschi di Trapani Tua e Giuseppe Peralta di Trapani al Centro. Poma ha ribadito la propria adesione alla linea della maggioranza e il sostegno al sindaco Giacomo Tranchida, Briale ha comunicato motivi di salute, Peralta ha segnalato impegni familiari fuori sede, Braschi ha protestato per la «mancata discussione in conferenza dei capigruppo» di una sua proposta.
Il giorno successivo Mazzeo non si è presentato alla seconda convocazione, presieduta invece da Giuseppe Guaiana. «Ha fatto bene Mazzeo a non presentarsi, è stato l’unico ad avere il coraggio di metterci la faccia e a prendersi insulti per tutti» ha commentato Tore Fileccia del movimento Futuro.
Gli assenti senza PEC restano Andrea Genco, Angela Grignano, Giovanni Carpinteri, Giovanni Parisi, Daniela Barbara, Claudia La Barbera, Marzia Patti, Baldassare Cammareri e Vincenzo Guaiana, appartenenti ai gruppi Trapani Tua, Trapani al Centro e RiGenerAzioni - Europa Verde. Tutti hanno dieci giorni di tempo per giustificarsi e provare a evitare la decadenza.
La seduta ordinaria del 23 ottobre, aperta subito dopo quella straordinaria, si è chiusa anch’essa per mancanza del numero legale. Ma la conseguenza più grave non è solo politica. In quella sessione era stato calendarizzato un debito fuori bilancio che, per legge, va approvato entro 30 giorni. Quando una sessione ordinaria viene aperta resta formalmente “viva” finché viene aggiornata, ma se cade due volte il numero legale — come accaduto — la sessione si chiude definitivamente. Questo significa che, essendo scaduti i 30 giorni, bisognerà riaprire una nuova sessione consiliare e calendarizzare di nuovo il debito fuori bilancio, ormai fuori termine, configurando così un danno erariale stimato in 3.600 euro.
Sul piano politico, la maggioranza che sostiene Tranchida ha scelto l’assenza come gesto di protesta, ma ha mostrato divisioni e mancanza di strategia. Chi ha mandato la PEC si è salvato formalmente, chi non lo ha fatto ora rischia la decadenza. Il messaggio di unità è rimasto sulla carta e la protesta “compatta” si è trasformata in un boomerang.
L’opposizione ha colto l’occasione per attaccare. Maurizio Miceli (Fratelli d’Italia) ha definito i consiglieri assenti «disertori politici», aggiungendo che «chi non entra in aula tradisce il mandato dei cittadini». Tore Fileccia (Movimento Futuro) ha parlato di «vergogna istituzionale» e di «una maggioranza che scappa davanti alle proprie responsabilità». Ma il gesto che ha fatto discutere è stato quello di Salvatore Daidone (Trapani 2028), che durante il suo intervento ha tirato fuori una carota dedicandola simbolicamente ai consiglieri assenti: «Dove sono questi conigli?» ha detto Daidone, ricevendo anche un richiamo istituzionale dal presidente pro tempore Guaiana.
Sul piano tecnico, la decadenza dei 9 consiglieri non fafa cadere il Consiglio comunale: verrebbero sostituiti solo i consiglieri assenti, con i primi dei non eletti delle rispettive liste. Il sindaco rimarrebbe sempre Giacomo Tranchida e il Consiglio continuerebbe a funzionare, anche se con volti nuovi. Nemmeno eventuali dimissioni in blocco dell’opposizione lo scioglierebbero, perché anche in quel caso scatterebbe la surroga. Per far cadere davvero il Consiglio servirebbero le dimissioni contestuali di oltre la metà dei consiglieri, tredici su ventiquattro.
Il caso PalaShark, nato dal mancato via libera alla convenzione tra Comune e società di Antonini, è diventato il detonatore di una crisi politica che covava da mesi. L’assenza collettiva doveva essere un segnale di compattezza, ma si è trasformata in un autogol. E intanto Trapani paga 3.600 euro di danno erariale e un prezzo politico che rischia di essere molto più alto.
L'ultimatum del Patron
Antonini, intervenendo durante la seduta straordinaria del Consiglio comunale del 23 , riferendosi alla assenza della maggioranza, di assessori e sindaco di Trapani in aula, ha invece parlato di “atto di sabotaggio deliberato” e ha annunciato che, se la vicenda non verrà risolta “in maniera definitiva e positiva” entro il 15 dicembre, la Trapani Shark giocherà le prossime partite fuori dalla Sicilia. “Se la squadra andrà via anche solo una volta, non tornerà più finché Tranchida sarà sindaco di Trapani”, ha detto davanti a un’aula semi-deserta, accusando il primo cittadino di “autoritarismo e vendetta personale”.
Secondo quanto sostenuto dall'imprenditore romano e dall' ex assessore allo sport, Emanuele Barbara, anche egli n aula, l’amministrazione comunale si muove per blindare le proprie posizioni e difendere la legittimità dell’iter amministrativo sulla revoca della convenzione del PalaShark.
Il patron quindi ha ricordato i suoi investimenti — “milioni di euro di risorse personali” — e i benefici economici portati al territorio, accusando il Comune di non aver “speso un euro né collaborato alla crescita sportiva della città”. Non in ultimo, Antonini ha annunciato di aver presentato una denuncia alla Procura per presunti reati di concussione ed estorsione, chiamando in causa anche il segretario comunale e il dirigente Amenta.
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