Spunta anche il Ponte sullo Stretto di Messina nell’inchiesta sull’ex presidente della Regione Siciliana Salvatore Cuffaro, ma il cuore delle indagini è la sanità regionale.
Un capitolo fitto di omissis, dedicato agli interessi politici e agli intrecci di potere che ruotano attorno alle nomine e agli appalti del sistema sanitario siciliano.
“Noi abbiamo Enna, Palermo e Siracusa”
È una frase intercettata dalla Procura di Palermo a mettere a nudo il sistema, secondo gli inquirenti: “Noi abbiamo Enna, Palermo e Siracusa”.
Parole di Cuffaro, che – dicono i pm – dimostrano “l’influenza e l’ingerenza nella gestione strategica dei posti di maggiore responsabilità nel mondo della sanità regionale”.
Il progetto dell’ex governatore, secondo le indagini, era controllare un terzo delle Asp siciliane: Palermo, Enna e Siracusa.
Una rete di fedelissimi da piazzare ai vertici per condizionare appalti, pilotare concorsi e consolidare il potere politico.
Coinvolto anche Saverio Romano
Tra gli indagati ci sono altre 17 persone, tra cui l’ex ministro Saverio Romano, oggi deputato di Noi Moderati.
In un’intercettazione, Romano diceva: “Tranne il rapporto con Caltagirone non mi interessa di valorizzare… ma se si fa un quadro complessivo perché il Civico a Palermo se lo devono prendere Forza Italia o Fratelli d’Italia?”.
Il riferimento era ad Alessandro Maria Caltagirone, poi nominato direttore generale dell’Azienda ospedaliera di Siracusa.
Romano e Caltagirone sono indagati per turbativa della libertà degli incanti, in relazione a un appalto che sarebbe stato assegnato in modo illecito alla ditta Dussmann.
Romano: “Un orrore giudiziario”
In conferenza stampa a Roma, Romano ha replicato con toni duri: “Ho letto su di me tante imprecisioni. La Procura di Palermo è incorsa non in un errore, ma in un orrore giudiziario. Non c’è nulla riferito a me che possa essere reato, nessuna promessa, nessuna intercettazione diretta. Io non c’entro nulla con questa indagine”.
E ha aggiunto: “Questa vicenda mi ha provocato un danno mediatico irreparabile. È una condanna definitiva per me, i miei familiari e la mia comunità politica”.
Talpe e favori: un colonnello e una dirigente regionale sotto indagine
Nell’inchiesta emergono anche due “talpe” che avrebbero fornito informazioni riservate all’ex governatore: un colonnello dei Carabinieri, Stefano Palminteri, e una dirigente regionale che avrebbe anticipato bandi e atti amministrativi. Secondo le intercettazioni, in cambio delle informazioni il militare avrebbe chiesto un incarico per la moglie.
“Ha visto qualcosa perché?”, chiedeva Cuffaro al suo avvocato Claudio Gallina, che gli aveva procurato un incontro col colonnello.
Gli appetiti della politica sulla sanità
Tra le nomine “strategiche” finite sotto la lente, anche quella di Roberto Colletti ai vertici dell’Azienda ospedaliera Villa Sofia-Cervello di Palermo.“Io lavoro per te”, gli diceva Cuffaro, non sapendo di essere intercettato. Un sistema di rapporti, scambi e influenze che, secondo la Procura, mostra ancora una volta quanto la politica guardi alla sanità come terreno di potere e consenso.