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07/11/2025 06:00:00

La Sanità in Sicilia: un comitato permanente di affari...

E’ in silenzio Renato Schifani, che continua a lavorare per la sua Regione: a Bruxelles dove è volato per il Piano rifiuti e i termovalorizzatori. Un silenzio che in verità è il suo modo di procedere, quando le cose non sono come dovrebbero essere e quando è pure pronto a prendere le distanze da una misura che è colma.

 

Non è solo l’indagine, se ne occuperà la Magistratura, è la perdita totale di etica e morale pubblica. Quel passo verso la voragine che è stato compiuto e che ha portato con sé tutto.

 

Non c’è quasi più nulla: la coalizione di maggioranza è ridotta a brandelli, la manovra quater è stata decapitata pure con l’aiuto dei franchi tiratori. Schifani appare stanco ma irremovibile, valutando pure un passo indietro. E’ difficile riacquistare fiducia, difficile lanciare il messaggio che la Regione non è tutta corrotta e che c’è chi, con difficoltà e sacrificio, fa il suo lavoro.

 

Troppi guai da quando è iniziata la legislatura. E gli ultimi mesi sono stati quelli delle indagini su Gaetano Galvagno e Elvira Amata, il primo presidente dell’ARS, la seconda assessora regionale al Turismo.

 

E poi le dichiarazioni pesanti di Manlio Messina, e adesso la questione DC che apre un altro vaso profondo di commistione e di malaffare. E intanto c’è una manovra da approvare entro dicembre, presumibilmente non sarà una passeggiata.  Ma il governatore potrebbe pure decidere per un azzeramento della giunta regionale, ricomporre il puzzle dell’alleanza non sarebbe facile.

Di certo Schifani ha di fronte un bivio: dimettersi e tornare al voto o continuare ma sapendo che un bis sarebbe operazione davvero difficile. E fare un passo indietro consentirebbe a Forza Italia di avere maggiore peso, ad oggi è l’unico partito che non è stato raggiunto da nessuno scandalo.

 

 

Sanità: solo gioco di potere

Non solo scandali nelle ASP, che hanno pagato i cittadini con la loro vita, ma pure ancora una volta una sanità interamente saccheggiata. Bottino di crescita per politici in cerca di consenso. Non solo l’indagine di Cuffaro ma pure le richieste di Fratelli d’Italia: via Salvatore Iacolino dalla Pianificazione strategica dell’assessorato alla Salute. Non se lo aspettavano che il governatore alla fine cedesse. E così sarà. Iacolino lascerà l’incarico a breve, ma su quella poltrona non siederà Mario La Rocca, fedelissimo meloniano, ma Giuseppe Sgroi.

 

Accontentato Luca Sbardella, commissario regionale di FdI, non ci saranno alibi per la continuazione della attività di governo. Ma questo significherà pure dire addio all’ASP di Trapani, la richiesta avanzata dai meloniani  era quella di un ritorno ai vertici dell’Azienda del dimissionario, e quasi revocato, Ferdinando Croce. Operazione da farsi nel 2026.

 

Convergenza che non ci sarà: il presidente Schifani è categorico. Allo stesso tempo anche i meloniani locali, che come sempre però non hanno il coraggio di dire le cose apertamente, giocano la partita per il non ritorno di Croce. Il territorio la vivrebbe male, ci sono stati i morti, c’è molta ostilità. E una campagna aperta contro i dirigenti di Fratelli d’Italia significherebbe azzoppare la campagna elettorale. Non fa una piega. E queste cose dentro al partito sono state dette e discusse, seppure da arie diverse. A Croce però non lo dicono, meglio tenerselo amico, è pur sempre un manager.

 

Ma da queste manovre, alcune portate a casa, altre perse definitivamente, si comprende come la sanità venga vissuta come un comitato di affari permanente. Lottizzazione su lottizzazione. Prima come ora. Ciò che è patologico è il sistema, che si ostinano ad alimentare, senza pensare che di patologie non curate si muore.

Per consulto provare a chiedere alle famiglie di chi è morto.