Pizzolungo e la memoria ignorata
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Il 2 aprile 1985 a Pizzolungo, borgo marinaro appena fuori Trapani è stata consumata una strage costata la vita a 2 bambini, Giuseppe e Salvatore e alla loro mamma, Barbara Rizzo che li stava accompagnando all’asilo e che i dadi giocati dagli dei hanno voluto affiancasse la FIAT 132 blindata del magistrato Carlo Palermo, nel momento esatto dello scoppio di un bomba azionata con telecomando destinata al Dott. Palermo.
Lo scorso 3 novembre il quotidiano di informazione “on line” TP24, ha pubblicato un editoriale dal titolo “Chi ha paura della memoria della strage di Pizzolungo” a firma del Direttore Giacomo Di Girolamo dove il giornalista dà conto di alcuni commenti registrati a seguito della collocazione nella piazza antistante la Questura trapanese di una struttura commemorativa intitolata “Flowers 132” consistente in una pianta che fiorisce dal relitto. Relitto che è stato per anni sequestrato e custodito nell’atrio del Tribunale di Trapani, in attesa della autorizzazione alla rimozione, per una più idonea conservazione in luogo chiuso, al riparo dalla pioggia e dall’aria salmastra che a Trapani è onnipresente e assai corrosiva, specie a poche decine di metri dal mare come avviene per il Tribunale.
Sembrava che nessuno se interessasse, tanto meno agli abitanti di quel popoloso e vitalissimo rione a ridosso del porto e che, per quanto mi risulta o ricordi, non hanno mai lamentato “la rovina” dell’estetica del quartiere marinaro, tanto che, tra la fine degli anni 80 ed i primi del 90, i magistrati del foro trapanese hanno dedicato un punto dell’ordine del giorno di un’assemblea dell’ANM locale proprio alla più idonea conservazione di quel reperto sequestrato dalla Procura della Repubblica di Caltanissetta procedente per la strage di Pizzolungo.

Su quell’atrio, a poche decine di metri dal mare si affacciano le finestre di una scuola e nella medesima area si trovano molteplici scuole di gradi diversi e durante le udienze arrivava il confuso, frenetico vociare dei ragazzi che riportava la vita vera in quelle stanze paludate.
Mi chiedo se gli insegnanti dei molti studenti che all’uscita guardavano distrattamente il relitto di quell’auto accartocciata hanno avuto modo di spiegare ai loro alunni che non si trattava di un’auto incidentata e perché si trovava lì. Certamente gli autori dei commenti registrati da TP24 non saranno stati tra quegli studenti, perché le frasi riportate da TP24 rivelano l’ignoranza della memoria collettiva della comunità più vitale e consapevole, di questa città che si incontra nelle librerie, che si informa, che non ha paura di disvelare i segreti, di ripulire i tabernacoli ricoperti di polvere e ragnatele.
Ma forse i passanti che si lamentano del turbamento dell’estetica di piazza Vittorio Veneto sono troppo giovani per ricordarsi della vignetta di Forattini comparsa sulla copertina del quotidiano “La Repubblica” dove il celebre disegnatore, scomparso pochi giorni fa, commentava a modo suo la frase del vecchio sindaco Erasmo Garuccio, “a Trapani la mafia non esiste” pronunciata proprio poco tempo dopo la strage di Pizzolungo. Ecco a cosa servono i “monumenta” di una comunità: ricordi esposti al pubblico per tra-mandare la loro storia a quelli di dopo.
Filippo Messana
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