×
 
 
15/12/2025 06:00:00

Trapani, la politica che affonda: rumore, odio e nessuna visione di futuro

La politica trapanese ha smesso di guardare lontano. È caduta in basso, molto in basso, trascinata da una quotidianità fatta di attacchi personali, polemiche e regolamenti di conti. Nessuna visione, nessuna idea di futuro, nessuna progettualità capace di parlare alla città e ai suoi bisogni reali.

C’è sempre e solo rumore: post velenosi, accuse incrociate, ricerca ossessiva del nemico di turno. Così la politica perde dignità. Sono mesi che a Trapani c’è un teatrino squallido, fatto di dirette social che imbrattano persone, che uccidono la libertà di espressione perché producono solo fango e merda. Parole in libertà? No, semplicemente rabbia e voglia di colpire chiunque non la pensi allo stesso modo. Odio verso chi non idolatra.

E tutto questo è accaduto con la complicità vivissima di molti consiglieri comunali di opposizione: Maurizio Miceli, Peppe Guaiana, Tore Fileccia, Grazia Spada, Gaspare Gianformaggio, Nicola Lamia. Complici di quello che oggi è diventata Trapani: un verminaio. Allo stesso tempo vittime: nessuno di loro si salverà per meriti propri.

 

La solidarietà a fasi alterne

 

Nella giornata di ieri la querelle a fine partita: un tifoso che, magari con tono sostenuto, avrebbe alla moglie di Valerio Antonini: «Vergognati, ci stai rovinando un campionato». Forse qualche espressione più grave, come sostiene qualcuno. A quel punto l’arrivo del patron, quasi il corpo a corpo. Ed ecco la solidarietà alla famiglia di Antonini, lo stesso che, in una serie di dirette, sempre con la complicità di noti e caduti in disgrazia esponenti politici, ha bombardato di offese altre donne. Offese pari alla diffamazione.

Dunque la solidarietà di ieri non è solo non credibile, ma proviene da chi ha fomentato odio, da chi è rimasto in silenzio mentre sugli altri venivano lanciate fiamme. Scatta solo quando conviene, quando il bersaglio è quello giusto, quando esporsi non costa nulla. Non è un valore, ma una scelta di opportunità.

Ci sono state donne prese di mira per diversi motivi, accerchiate. Nessuno ha parlato. Ci sono stati striscioni comparsi contro il direttore di questa testata e nessuno ha parlato, troppo occupati a trovarsi un posticino vicino ad Antonini.

Questi personaggi, di certo non politici perché la politica è una cosa seria, hanno perso credibilità e, nel farlo, hanno accerchiato la buona politica, soffocandola sotto il peso di attacchi continui, sospetti costruiti ad arte e una narrazione tossica.

Ma una dimostrazione l’hanno data questi consiglieri comunali: hanno dimostrato che il sistema che non regge il confronto sulle idee preferisce colpire le persone. E ne sono stati parte attiva. Quando non c’è la visione, resta solo l’aggressione. Purché non tocchi a loro. O alle loro famiglie. E se lo striscione o il post diffama gli altri, è tutto lecito.

È una politica che guarda ai propri piedi: uso personale e prossima tappa elettorale. Bulimici di potere: senza, non esisterebbero nemmeno.

Guai dire qualcosa di non condiviso: si viene trascinati verso il basso. Lì dove molti ci stanno benissimo.

 

La sfida aperta

 

Il sindaco Giacomo Tranchida, insieme ai suoi assessori e ai consiglieri di maggioranza, non sono liberi: sono ostaggio di una politica che oggi non vola alto, che non programma un cambio di passo, che racconta di una città che ha rinunciato a sognare. Manca la visione capace di tenere insieme presente e futuro. Si va avanti per automatismi, per atti dovuti, per scadenze amministrative.

Manca il governo politico della città, quello che sceglie, indirizza, programma. Trapani non viene accompagnata verso un’idea di sviluppo: viene semplicemente gestita, giorno dopo giorno, senza slancio e senza coraggio.

A Trapani si scrivono pessime pagine di politica.