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18/12/2025 06:00:00

Patriottiche e provinciali:  ecco le piazze di Marsala del sindaco Grillo

Oggi, 18 dicembre 2025, Marsala inaugura – dopo un cantiere lungo, confuso e mai realmente spiegato alla città – la nuova Piazza Mameli, a Porta Garibaldi, e la nuova piazza antistante il Monumento ai Mille. Un doppio taglio del nastro che l’amministrazione presenta come simbolo di rinascita urbana. Ma che, guardato con attenzione, solleva più di una perplessità.

 

A colpire subito l’occhio, nella rinnovata Porta Garibaldi, è una scelta tanto evidente quanto discutibile: due grandi palme collocate sopra la porta monumentale. Non ai lati, non nella piazza, non in un disegno del verde pensato a terra, ma direttamente sulla sommità di uno dei monumenti più identitari della città.

 

Al di là del modo disordinato con cui si sono svolti i lavori, l’operazione è criticabile nel merito. Porta Garibaldi non è un supporto scenografico qualsiasi, ma un bene culturale tutelato, una vera e propria “porta della città”. Trattarla come una mensola su cui appoggiare arredi effimeri significa alterarne il significato, piegandolo a una logica di immagine e propaganda. È un po’ come usare il Colosseo o Porta Romana come fondale per installazioni stagionali pensate più per i social che per la storia.

 

Porta Garibaldi è una porta urbana barocca eretta nel 1685, definita già nel Settecento “la più nobile ed elegante tra le porte della città”. Colonne, balaustrata, aquila marmorea asburgica. Ma è anche, soprattutto, il luogo da cui Giuseppe Garibaldi entrò a Marsala l’11 maggio 1860. Un simbolo del Risorgimento cittadino, prima ancora che un elemento architettonico.

Usarla come base per grandi vasi di palme ne snatura il linguaggio. L’architettura della porta punta sulla verticalità delle colonne, sulla leggibilità dell’arco di trionfo, su un equilibrio compositivo pensato per essere visto da lontano. Le palme coprono, distraggono, interferiscono. Se si accetta questo principio, allora qualsiasi monumento può diventare un balcone da addobbare a seconda della stagione o della convenienza politica.

 

La facciata su Piazza Mameli è una quinta urbana precisa: quattro colonne su alti plinti, il fornice centrale, le due nicchie laterali, la balaustrata coronata dall’aquila. È un disegno unitario, concepito come accesso solenne alla città storica. Collocare palme in cima introduce un elemento esotico-balneare che non ha nulla a che vedere con la storia militare, portuale e risorgimentale del sito. Non è “verde urbano”: è travestimento del monumento.

 

C’è poi un problema di metodo e di tempismo. L’intervento avviene a ridosso delle elezioni amministrative e si inserisce in un uso sempre più estetico della città come sfondo delle narrazioni social del sindaco. Non pianificazione del verde, non progetto culturale su Porta Garibaldi, ma costruzione di un set. L’effetto immediato, instagrammabile, prende il posto di un lavoro serio su manutenzione, studio e fruizione della Terrazza Garibaldi, per la quale esiste da tempo un progetto comunale dichiarato e mai realmente portato avanti.

 

Il precedente è pericoloso. Porta Garibaldi fa parte del sistema delle antiche porte e delle mura di Marsala, riconosciuto come elemento identitario e inserito negli itinerari monumentali e turistici della città. Se oggi si accetta che la sommità di una porta storica diventi una fioriera, domani lo stesso spazio potrà ospitare loghi, brand, scritte “mimetizzate” in installazioni decorative. Le regole di tutela dicono l’opposto: ogni aggiunta temporanea deve essere minima, reversibile, rispettosa delle linee originarie. Qui, invece, l’elemento temporaneo diventa protagonista.

 

Il risultato finale restituisce anche una sensazione estetica povera e provincialista. La nuova piazza viene presentata come simbolo della rinascita urbana, ma la soluzione delle palme “sulla” porta, invece di un disegno del verde coerente e misurato, richiama più uno stabilimento balneare che una città d’arte. Patrioti evocati a parole, provincialismo praticato nei fatti.

 

Una città che crede davvero nel proprio patrimonio non usa i monumenti come mensole. Li libera da orpelli, li valorizza con luce, cura e progetto. E lascia che parlino da soli.

 

 

Dall’altra parte della città, poche decine di metri più in là, va in scena l’altra inaugurazione simbolica: la nuova piazza davanti al Monumento ai Mille, ribattezzata Piazza Unità d’Italia. Anche qui, parole solenni e scenografia abbondano. I risultati, molto meno.

 

La nuova intitolazione viene presentata dal Comune come una “denominazione prestigiosa”, capace di rafforzare il valore simbolico del luogo. Ma arriva dopo anni di incuria, abbandono e uso improprio proprio dell’area del Monumento ai Mille, più volte segnalati da associazioni, comitati e gruppi giovanili. Il sospetto è che il cambio di nome serva più a cancellare la memoria recente – quella fatta di degrado e mancata vigilanza – che a inaugurare davvero una nuova fase di gestione e tutela.

 

Il racconto ufficiale è accurato: “Marsala Città della Pace”, “hub turistico”, “porta di ingresso nel cuore della città”. Una narrazione levigata, che però stride con la realtà di cantieri gestiti in modo disordinato e con una fruizione del monumento che, fino a ieri, è stata tutt’altro che rispettosa del suo valore storico.

 

Il Monumento ai Mille nasce per celebrare lo sbarco garibaldino e l’Unità d’Italia. È uno dei pochi luoghi a Marsala che hanno un significato nazionale, non solo locale. Eppure, invece di restituirgli centralità, la nuova piazza lo trasforma in fondale: per un “hub turistico”, per una fontana scenografica, per eventi e accensioni simboliche.

 

Il lessico è lo stesso già visto a Porta Garibaldi: “nuovo look”, “rigenerazione”, “accesso alla città”. Due luoghi identitari diventano così scenografie permanenti per una comunicazione amministrativa che sembra non conoscere soluzione di continuità tra governo e campagna elettorale.

 

Il punto più evidente è la fontana con getti d’acqua tricolore dalla Rosa dei Venti, presentata come culmine dell’evento “Marsala Tricolore”, con musica live e accensione pubblica. Un dispositivo perfetto per foto e video, meno per un lavoro serio sulla memoria dei Mille. Il tricolore ridotto a gioco d’acqua e LED appare come un patriottismo di facciata, utile a scaldare simbolicamente gli animi, soprattutto in una fase in cui, dentro Fratelli d’Italia, non mancano malumori e resistenze sulla ricandidatura del sindaco. Effetto speciale al posto della politica.

 

Anche sul fronte ambientale, il racconto sembra superare la sostanza. L’intervento viene inquadrato come “adattamento ai cambiamenti climatici”: pavimentazione drenante, vegetazione autoctona, pergolati per mitigare l’isola di calore. Ma poi la piazza viene caricata di superfici dure, arredi, fontana e “eventistica” pensate per l’impatto visivo, non per l’ombreggiamento e il raffrescamento naturale. L’hub turistico prevale sulla resilienza climatica, almeno nella forma finale e nella comunicazione pubblica.

 

Tra palme sui monumenti e fontane tricolori, Marsala inaugura due piazze che parlano molto il linguaggio della scena e poco quello della storia. Patrioti evocati nei titoli, provinciali nelle scelte. E una città che continua a confondere la valorizzazione del patrimonio con l’allestimento di un fondale.