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04/06/2025 06:00:00

"Stagnonicidio". Così si sta uccidendo la Riserva di Marsala

Mentre alle Saline di Trapani e Paceco nidificano nuove specie. Allo Stagnone di Marsala gli animali scappano. I fenicotteri e gli aironi sono sempre meno. I pesci vengono trovati morti a galla.


Mentre Trapani e Paceco celebrano i 30 anni della riserva,
lo Zingaro i 45 anni della marcia, a Marsala più di 40 anni dopo essere diventata Riserva, una zona protetta, lo Stagnone sta morendo.

Lo chiamiamo “stagnonicidio”. La fine di una riserva. Perchè negli ultimi anni lo Stagnone è diventato terra di nessuno, dove ognuno fa cosa vuole. Non volano più i fenicotteri, ma è stato invaso dai kite. Sono sempre di più i chioschi che giorno e notte pompano musica da discoteca a tutto volume. Attività che spesso vengono fatte in barba ai regolamenti. Ma c’è da dire che spesso i controlli non ci sono. Con la politica e le istituzioni che poco controllano e non prendono decisioni su quello che sta succedendo. Oggi il sindaco di Marsala, Massimo Grillo, incontra gli abitanti di Birgi, per parlare del piano di utilizzo della Riserva. Lo fa dopo quattro anni di amministrazione “morbida” nei confronti dello scempio che si compiva allo Stagnone. Lo fa un anno prima delle elezioni. Lo fa troppo tardi, mentre lo stagnone muore.


I kite e le regole non rispettate
E’ diventato il paradiso del kite. Allo Stagnone si veleggia ovunque, spesso anche dove non si dovrebbe. Il kitesurf è diventato l’emblema di una fruizione turistica senza freni, spesso incompatibile con lo spirito di una riserva naturale. Il paradosso è che le regole ci sono – dal regolamento della Riserva del 2000 all’Ordinanza 01/2019 della Capitaneria di Porto, ai regolamenti sulle zone protette Sic Zps – ma spesso vengono ignorate e i controlli, quando ci sono, non sono così facili. E la mancanza, da parte del Comune di Marsala, dei Piani di Utilizzazione getta benzina sul fuoco: nessuno sa davvero dove finisce la libertà e dove cominciano i divieti. Così regna il far west.

 

 


Ad esempio, secondo la normativa, i kite possono navigare solo oltre i 200 metri dalla costa. Eppure, non è raro vederli spingersi fino alla spiaggetta di Villa Genna, a ridosso della strada, in violazione di ogni distanza di sicurezza. C’è chi usa l’hydrofoil, vietato a causa dei fondali bassi, e chi decolla direttamente dai pontili, mettendo a rischio se stesso e gli altri. Altri kiters veleggiano a ridosso della strada. Nelle giornate affollate i kite sono centinaia, e chi parte dalla spiaggia rischia di far del male ai bagnanti. La segnaletica dei corridoi di lancio spesso manca o non è rispettata.
Non si tratta di demonizzare il kitesurf. Ma di ricordare che si pratica in una riserva naturale, dove il regolamento vieta ogni attività sportiva che comprometta l'integrità ambientale o la tranquillità dei luoghi. La fauna selvatica, a cominciare dagli uccelli migratori, è estremamente sensibile al disturbo: basta un aquilone in volo troppo vicino ai nidi per causare un danno irreparabile. E secondo Legambiente, il kite – come altri sport acquatici – dovrebbe essere soggetto a valutazione di incidenza ambientale.
Le scuole di kite dovrebbero essere parte della soluzione, non del problema. Ma anche qui mancano spesso controlli, coordinamento e rispetto delle regole.



L’invasione dei chioschi e la musica a palla
C’era una volta la quiete della Laguna. Oggi, allo Stagnone, il silenzio è un ricordo lontano. E con la bella stagione in riserva i decibel impennano. Musica a tutto volume, spesso fino a notte fonda, in una delle aree naturali più delicate della Sicilia. Quella che doveva essere una zona protetta sta diventando una discoteca a cielo aperto.
È la conseguenza diretta della “chioschizzazione selvaggia”: ogni anno aumentano le concessioni per nuovi locali e la tendenza non accenna a rallentare. I fautori parlano di “sviluppo turistico”. In realtà è la movida per i locali. Alcune strutture restano montate tutto l’anno, ignorando le norme che impongono autorizzazioni stagionali. Altri aprono già in primavera, anticipando i controlli, e tirano dritto fino all’autunno. Serate, DJ set, casse da discoteca, fuochi d’artificio: tutto in una riserva naturale.

 

 

 

Il regolamento parla chiaro: niente musica da discoteca, niente eventi danzanti, niente attività rumorose senza le autorizzazioni previste. Eppure questi eventi si moltiplicano, quasi sempre senza SCIA musicale né valutazioni di impatto acustico o ambientale. I controlli del Libero Consorzio quando ci sono trovano i locali abili a dribblarli: alzano il volume dopo il tramonto, quando nessuno più verifica. Il risultato è un ambiente ostile per la fauna, soprattutto per gli uccelli migratori, che mal sopportano il frastuono.
Accanto alla musica, c’è il campeggio selvaggio: camper in sosta per giorni, tende piantate ovunque, zero regole. Nessun controllo su rifiuti e acque reflue, nessuna certezza sulla presenza di aree attrezzate o sulla riscossione della tassa di soggiorno. E tutto questo nel cuore della Riserva.

Pesci morti, uccelli che scappano, cavalli che...
Il mare dello Stagnone sta soffrendo. L’ecosistema lagunare si sta degradando, anche a causa del limitato ricambio d’acqua. La presenza di pesci morti che galleggiano, osservata di recente da più persone, è un segnale preoccupante. Così come lo è la progressiva scomparsa della posidonia, fondamentale per l’equilibrio della laguna. Sempre meno uccelli scelgono lo Stagnone per nidificare: fenicotteri e aironi evitano le zone più trafficate, quelle invase dal rumore, dalle vele e dalla movida.

 

 


Mentre allo Stagnone gli uccelli scappano, altrove tornano a nidificare. Nella riserva delle Saline di Trapani e Paceco, gestita da oltre trent’anni con attenzione e costanza, la natura risponde. Proprio quest’anno, per la prima volta, è stato avvistato l’occhione, una specie rara che ha scelto quell’ambiente protetto per riprodursi. Un segnale importante, che conferma come la tutela concreta e il rispetto delle regole portino risultati. Nuove specie si affacciano, l’avifauna si arricchisce, la biodiversità cresce. A Marsala invece, nella Riserva dello Stagnone, succede il contrario: le specie storiche abbandonano l’area. I fenicotteri si fanno rari, gli aironi cambiano rotta, disturbati dalla presenza costante e massiccia dell’uomo. Non è solo una questione ecologica, ma anche di gestione: dove c’è pianificazione e controllo, la natura ripaga. Dove c’è abbandono e deregulation, invece, regredisce. Qualche animale, a dire il vero, è rimasto. Sono i cavalli che vengono cavalcati direttamente in acqua. E loro qualche “ricordino” puzzolente lo lasciano. Scene che fanno discutere, e che sollevano una domanda semplice: chi sta davvero proteggendo questa riserva?

Le altre riserve, da Trapani allo Zingaro
La Riserva dello Stagnone è un caso unico in Sicilia. È l’unica non recintata, senza biglietto d’ingresso, senza cartellonistica chiara. In teoria è una zona protetta, in pratica è tutto tranne che una riserva: dentro si può fare quasi qualsiasi cosa. Al confronto, le altre aree protette offrono un modello opposto. La Riserva delle Saline di Trapani e Paceco, più giovane di quella marsalese, ha appena celebrato i 30 anni dalla sua istituzione. Nonostante le difficoltà, lì si è raggiunto un equilibrio tra fruizione e tutela, grazie a una gestione rigorosa del WWF. E i risultati si vedono: nuove specie continuano ad arrivare, come l’occhione, che quest’anno ha nidificato per la prima volta proprio lì.

Poi c’è la Riserva dello Zingaro, la prima istituita in Sicilia, nata 45 anni fa dalla famosa marcia in cui cittadini e ambientalisti si opposero a un progetto di speculazione. In quel caso la tutela del territorio è stata una scelta collettiva, convinta, portata avanti nel tempo.
Allo Stagnone, invece, si è scelta un’altra strada: regole ammorbidite, norme poco chiare, controlli sporadici. Il risultato è una riserva solo sulla carta, dove l’interesse privato ha preso il sopravvento su tutto, perfino sulla missione stessa di un’area protetta. E mentre altrove si lavora per conservare, a Marsala si consuma. In silenzio.

 


Chi governa lo Stagnone?
Lo Stagnone sembra abbandonato a se stesso, vittima di un approccio indulgente e disattento, dove piccoli abusi quotidiani diventano la norma. Nessuno li sanziona, e intanto la riserva scivola lentamente verso il degrado. La gestione, frammentata tra più enti – Regione, Libero Consorzio, Comune di Marsala, Autorità Marittima – si traduce nella confusione e nella sostanziale assenza di responsabilità.
La riserva è formalmente gestita dal Libero Consorzio di Trapani (la ex Provincia), che da un anno attende di nominare un nuovo direttore dopo il pensionamento di Roberto Fiorentino. Ad interim, la responsabilità è passata a Giovan Battista Culcasi, funzionario della Provincia e anche consigliere comunale a Paceco. Ma la sensazione è che il ruolo sia poco operativo e che la direzione della riserva sia praticamente assente. Lo dimostra anche il fatto che ci siano solo tre guardie ambientali per tutto lo Stagnone. Ma chi le ha mai viste?
Nel frattempo, l’amministrazione Grillo sembra trattare la riserva come una semplice area di movida. Nessuna regola stringente per la musica, nessun limite chiaro per le attività che ogni sera trasformano la laguna in un’area eventi. Quando il regolamento della riserva parlerebbe invece di silenzio, o al massimo di filodiffusione.

 

 
Ora, forse troppo tardi, il tema entra in campagna elettorale. Oggi, 4 giugno, al Santuario di Birgi, si terrà un incontro pubblico sul “Piano della Riserva dello Stagnone”. A partecipare, oltre al sindaco Grillo, ci saranno assessori, tecnici e politici locali. Un confronto che arriva a cinque anni dall’insediamento dell’amministrazione, e a un anno dalle elezioni. Un’occasione utile, certo. Ma anche un segnale che il tempo stringe. E che, per rimettere ordine in una riserva travolta dall’antropizzazione selvaggia, ci vorrebbe quasi un miracolo.