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26/07/2025 11:19:00

Macari e il Monte Cofano devastati dalle fiamme

Non è solo un incendio. È un disastro ambientale. La notte tra il 25 e il 26 luglio 2025 sarà ricordata come una delle più nere per la provincia di Trapani. Le fiamme hanno avvolto Castelluzzo, San Vito Lo Capo, Custonaci, Alcamo, Buseto Palizzolo, Calatafimi, Scopello, Monte Cofano, Inici, fino a lambire la riserva dello Zingaro (nell'immagine di anteprima mostriamo il terreno bruciato dal fuoco poco dopo l'ingresso dello Zingaro).  Una devastazione senza precedenti che ha reso l’aria irrespirabile e ha mandato in fumo ettari ed ettari di macchia mediterranea.

Alle 11:10 di questa mattina, l’emergenza non è ancora finita: focolai attivi resistono nella parte alta di Macari, dove stanno operando gli elicotteri antincendio Falco 3 e un mezzo dell’Aeronautica Militare.

Ma con il fuoco divampa anche la rabbia. La rabbia di chi vive questi territori, di chi li ama, di chi da anni denuncia la mancanza di una strategia seria di prevenzione.

Le accuse: “È un disastro annunciato”

“Un disastro ambientale di proporzioni drammatiche – dichiara il deputato regionale del PD, Dario Safina – che mette in luce, ancora una volta, l’assenza totale di una strategia da parte del governo regionale in materia di prevenzione incendi”. Safina punta il dito contro il silenzio del presidente della Regione, Renato Schifani, e del suo esecutivo. “È un atteggiamento inaccettabile e vergognoso”, afferma.

Il parlamentare ricorda come le opposizioni abbiano più volte presentato proposte concrete: potenziamento delle squadre antincendio, acquisto di nuovi mezzi, uso di droni, coinvolgimento delle associazioni di protezione civile, convenzioni con l’Aeronautica. Tutto ignorato. “Se le nostre proposte non piacciono – incalza – allora Schifani ci dica cosa intende fare, perché la Sicilia non può continuare a bruciare nell’indifferenza di chi dovrebbe proteggerla”.

Non è da meno l’attacco di Cristina Ciminnisi, deputata del Movimento 5 Stelle, che parla senza giri di parole: “Non è il caldo, non è il vento, non è la sfortuna. È criminalità. È dolo. È mano dell’uomo. Ma chi governa questa Regione si comporta come se fosse un fenomeno naturale. È una colpa politica grave quanto il crimine stesso”.

Ciminnisi ricorda di aver presentato mesi fa un’interrogazione parlamentare per chiedere un piano serio di prevenzione. Nessuna risposta. “Mancano i viali parafuoco, mancano gli operai forestali, e a Trapani il Dipartimento Sviluppo Rurale è senza dirigente da due anni. È un sistema che ogni estate si fa trovare impreparato”.

Tra roghi e propaganda

I due deputati convergono su un punto: la gestione dell’emergenza da parte della Regione è insufficiente. “Inaugurare una sala operativa non basta – sottolinea Safina – se poi nei territori mancano uomini, mezzi e una regia efficace”. Ciminnisi rincara la dose: “La propaganda non spegne gli incendi, né rimboschisce le riserve”.

Il ringraziamento ai soccorritori

Entrambi rivolgono un pensiero ai tanti uomini e donne impegnati in prima linea: vigili del fuoco, forestali, volontari, Protezione Civile. “Combattono una guerra impari, ogni estate – afferma Ciminnisi – con pochi mezzi e nessun supporto. Ma non possiamo più lasciarli soli”.

Intanto, le fiamme continuano

Mentre le polemiche infiammano la politica, il fuoco continua a minacciare la provincia di Trapani. In cielo volano gli elicotteri antincendio, a terra le squadre tentano di contenere i roghi. E intanto, chilometri di territorio prezioso – macchia, pineta, riserva – sono diventati cenere. Con loro, anche la fiducia dei cittadini nelle istituzioni che dovrebbero difenderli.