“Nuota libero tra le nuvole”. L'ultimo saluto di Trapani ad Alessandro
Un silenzio carico di dolore e di amore ha avvolto ieri la Cattedrale di Trapani, dove un’intera città si è raccolta per dare l’ultimo saluto al piccolo Alessandro, il bimbo di dieci anni caduto dal balcone di casa lo scorso 24 ottobre. Una tragedia improvvisa che ha spezzato una vita fragile e luminosa, lasciando un vuoto profondo in chi lo aveva amato e accompagnato con dedizione ogni giorno.
La chiesa gremita, traboccante di fiori bianchi e palloncini liberati in cielo dai suoi compagni di scuola, ha accolto un abbraccio collettivo. I bambini indossavano magliette bianche con la scritta “Alessandro nuota libero tra le nuvole”, un simbolo tenero, un modo per dire che la sua energia continua a vivere, leggera come l’aria che ora respira.
A celebrare la messa è stato il Vescovo Pietro Maria Fragnelli, che ha ricordato “gli abbracci che hanno avvolto Alessandro nei suoi pochi anni di vita”, invitando tutti a conservare il suo ricordo come una testimonianza d’amore.
In prima fila, accanto ai genitori, erano presenti il sindaco di Trapani Giacomo Tranchida, la sindaca di Erice Daniela Toscano, gli assessori Carmela Daidone, Giuseppe Virzì, Enzo Abbruscato e Giuseppe La Porta, la deputata regionale Cristina Ciminnisi, e Marilena Cricchio, responsabile del Distretto Socio Sanitario D50.
Profondamente commossa Maria Laura Lombardo, dirigente dell’Istituto “Sandro Pertini” di Trapani, che ha ricordato il suo percorso scolastico: “Ci mancherà il suo sorriso, il suo ciao timido ogni mattina, la sua curiosità. Alessandro ci ha insegnato che la scuola è il luogo dove anche le differenze diventano forza.”
Un cammino non semplice, ma straordinario. Alessandro aveva intrapreso un percorso educativo e terapeutico complesso, seguito con amore da maestre, terapisti, Asacom e operatori del Distretto. Ogni conquista, anche la più piccola, era una vittoria. Con il tempo, aveva superato molte difficoltà alimentari, riuscendo a mangiare cibi che un tempo rifiutava, grazie alla pazienza della sua famiglia e al sostegno della rete di cura.
La preside Lombardo, comprendendo le esigenze del bambino, aveva deciso di concedere uno spazio tutto per lui, una stanza dedicata, dove potesse lavorare in tranquillità, imparando a gestire il contatto con gli altri. Una scelta coraggiosa e visionaria che ha aperto la strada a un nuovo modo di fare scuola: accogliente, personalizzata, realmente inclusiva.
Proprio su questo si è soffermata Francesca Trapani, la sua terapista, nel racconto che ha commosso l’intera Cattedrale: “Quando l’ho incontrato per la prima volta, Alessandro non beveva, non si faceva toccare, non accettava nulla di nuovo. Ma dentro di lui c’era un mondo che chiedeva solo di essere capito. Passo dopo passo, ha imparato ad aprirsi, a fidarsi, a sorridere. Mi ha insegnato l’amore e la pazienza, la forza di ricominciare ogni giorno. Era lui il mio maestro.”
Il suo percorso era diventato un esempio di vita e di forza, una storia di inclusione, interazione e crescita, che aveva cambiato chiunque lo incontrasse. Un bambino autistico che, con la sua determinazione, aveva insegnato a tutti che l’amore, quando è autentico, abbatte ogni barriera.
L’Anfass, unica associazione a prendere la parola, ha letto un messaggio intenso: “Ogni vita è un dono prezioso. Alessandro ci ha mostrato che la fragilità può essere un dono per gli altri, se la si accoglie con il cuore. Continueremo a camminare nella sua luce.”
Il sindaco Tranchida, visibilmente commosso, ha voluto rappresentare l’abbraccio di tutta la città: “Nessuna parola potrà lenire un dolore così grande. Ma se sapremo trasformare questa ferita in comunità, in presenza e solidarietà, avremo fatto qualcosa di buono per Alessandro e per tutti i bambini come lui.”
Quando il feretro bianco è uscito dalla Cattedrale, avvolto da rose bianche, i palloncini si sono levati in cielo e un lungo applauso ha accompagnato l’ultimo addio.
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