Pozzi, dissalatori e investimenti. Sulla carta, la Regione Siciliana rilancia la sua strategia per fronteggiare la siccità. L’ultimo report della cabina di regia parla di 5 mila litri al secondo in più entro il 2028, grazie a nuovi impianti e al riavvio di vecchie strutture.
Previsti 400 milioni di euro di fondi nazionali e Pnrr per bacini, condotte e reti idriche. Il presidente Schifani e il capo della Protezione civile regionale Cocina parlano di “passi avanti significativi”, ma intanto, nelle campagne e nei centri abitati, l’acqua continua a mancare. La distanza tra i progetti annunciati e la realtà quotidiana resta evidente.
La crisi agricola a Ribera
A Ribera l’allarme è concreto: diecimila ettari di agrumeti rischiano di andare perduti. Gli agricoltori chiedono una terza irrigazione di soccorso, dopo due interventi giudicati insufficienti. «Senza acqua le piante non resisteranno», avvertono i produttori, temendo di rivivere lo scenario dello scorso anno, quando metà del raccolto finì all’industria dei succhi. La Regione dispone di 3,5 milioni di metri cubi nella diga Leone, da convogliare verso l’area, ma tempi e modalità restano incerti.
Trapani e Misiliscemi, la “guerra dell’acqua”
In provincia di Trapani, l’estate non è stata più tranquilla. Non è solo la siccità a pesare, ma la rete idrica fatiscente, con perdite e disservizi continui. A questo si è aggiunta la clamorosa frattura istituzionale tra Trapani e Misiliscemi, con accuse reciproche, impianti sigillati e cittadini senz’acqua. La vicenda è finita in Procura e in sede civile, con denunce per interruzione di pubblico servizio e contestazioni milionarie sui pagamenti delle manutenzioni.
A Mazara rubinetti a secco e rabbia
Situazione pesante anche a Mazara del Vallo, dove interi quartieri – dal centro storico a Trasmazzaro e Tonnarella – hanno vissuto settimane con rubinetti a secco. Le famiglie hanno dovuto ricorrere ad autobotti private, con costi oltre i 100 euro a carico dei cittadini. Il comitato civico CCRIAM denuncia una mala gestione che si trascina da decenni: «Chi governa non ha mai messo l’acqua tra le priorità. I cittadini vivono con serbatoi e motori come se fosse normale».
Il dissalatore di Trapani: promesse e dubbi
Tra le novità c’è il dissalatore mobile di Trapani, installato ma non ancora operativo. Produrrà 96 litri al secondo con tecnologie a osmosi inversa, ma servono interventi delicati sugli impianti a mare, che si affacciano sulla riserva delle saline. Un progetto considerato un “record tecnico” dalla multinazionale Acciona, che lo ha realizzato in pochi mesi.
Per Schifani si tratta di una scelta politica importante, ma non risolutiva: «Il dissalatore è parte di un piano più ampio da oltre 100 milioni per rendere la Sicilia più resiliente».
La vera domanda, però, resta: si tratta dell’inizio di una nuova politica idrica o solo dell’ennesima pezza emergenziale su un sistema che perde acqua e credibilità?
Per ora, tra pozzi, dissalatori e reti colabrodo, la Sicilia continua a fare i conti con un bene primario che, da Catania a Trapani, resta incerto e precario.