Tra indagini, caos sanità e mozione di sfiducia la Sicilia affonda
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È un problema politico prima ancora che giudiziario: delle indagini e dei procedimenti si occupano i giudici, ma la politica deve trovare la forza di arrivare prima ancora della Magistratura.
Le indagini su Totò Cuffaro, Saverio Romano e altri 16 indagati tuonano forte su una maggioranza regionale che è già stata più volte toccata e ricoperta di imbarazzo.
Luca Sammartino prima, Roberto Di Mauro dopo, lo scandalo Auteri, e poi il caso Gaetano Galvagno ed Elvira Amata: sono tutte tegole di una casa che è pronta a cadere. Il governo è azzoppato. E lo è al netto delle indagini, dei rinvii a giudizio, delle sentenze. Si tratta di una Regione che finisce sulle testate nazionali per scandali evitabili, per ragioni di opportunità che sono state calpestate.
Poche parole utilizzate dal presidente Renato Schifani:
“Esprimo la mia piena fiducia nell’operato della magistratura, che svolge con rigore e senso dello Stato il proprio compito di accertare la verità dei fatti. Gli indagati potranno dimostrare, nelle sedi opportune, la loro estraneità alle contestazioni mosse dalla Procura di Palermo”.
Caronia, Noi Moderati: solidarietà a Romano
Marianna Caronia, deputata regionale di Noi Moderati, è accanto al suo leader Saverio Romano:
«Desidero esprimere la piena fiducia nell’operato della magistratura e dei suoi sistemi di controllo e bilanciamento. Sono certa che le indagini accerteranno rapidamente la verità, dimostrando l’estraneità dell’onorevole Saverio Romano, coordinatore nazionale di Noi Moderati, alle accuse che gli sono mosse.
All’onorevole Romano va in questo momento la mia solidarietà personale e politica. Condividiamo con lui l’auspicio che si faccia piena luce su tutta la vicenda, al di là dell’inaccettabile processo mediatico che si è già messo in moto.
La nostra priorità resta garantire trasparenza alla sanità siciliana e serenità a operatori e cittadini, per assicurare servizi efficienti a tutta la comunità».
Pd e M5S: “Schifani venga in Parlamento”
Martedì pomeriggio i parlamentari regionali di opposizione hanno abbandonato i lavori d’Aula per protesta:
«Oggi abbandoniamo l’Aula dell’Assemblea Regionale Siciliana per denunciare il silenzio e l’assenza del presidente Schifani di fronte al disastro della sanità siciliana.
Da settimane chiediamo che venga in Aula a riferire, ma continua a sottrarsi al confronto, come se nulla stesse accadendo», ha detto Michele Catanzaro, capogruppo del PD all’Ars.
«La situazione è sotto gli occhi di tutti: ospedali al collasso, pronto soccorso nel caos, carenza cronica di personale, nomine e commissariamenti che generano solo confusione e sfiducia.
E mentre la sanità affonda, Schifani pensa solo a difendere il proprio sistema di potere e a far finta che vada tutto bene, mentre il Parlamento regionale è stato chiamato a riunirsi per una seduta dedicata a interrogazioni presentate oltre due anni fa.
È un atteggiamento vergognoso e irrispettoso nei confronti del Parlamento e dei cittadini siciliani. Un presidente che si nasconde e che lascia la Sicilia diventare lo zimbello del Paese su un tema vitale come la salute non è all’altezza del ruolo che ricopre.
Per questo – ha concluso Catanzaro – abbiamo lasciato l’Aula: non possiamo essere complici del silenzio e della superficialità di un governo che ignora i problemi reali dei siciliani».
Anche il M5S ha lasciato l’Aula. Il capogruppo Antonio De Luca è stato molto critico:
«Schifani non può venire all’Ars solo per mettere insieme i cocci della sua maggioranza a pezzi. Venga in Aula a rispondere sulla sanità che precipita, a maggior ragione alla luce degli arresti chiesti oggi dalla magistratura.
La sanità non è un terreno di manovre politiche: è la vita dei cittadini, è il diritto alla cura che oggi viene calpestato. Schifani venga in Aula e renda conto delle sue scelte, che stanno costringendo i siciliani a scappare anche per potersi curare».

La Vardera: mozione di sfiducia
Il leader di Controcorrente lancia l’appello ai colleghi di opposizione: presentare una mozione di sfiducia al governatore Schifani.
«Già sei mesi fa, quando scoppiò il caso Galvagno e Amata, avevo proposto alle opposizioni di presentare una mozione di sfiducia, ma si preferì attendere.
Oggi però non possiamo più aspettare: si è toccato nuovamente uno dei punti più bassi di questa legislatura. Chiedo pubblicamente che venga firmata dai deputati: un gesto di coraggio, ma anche una proposta che potrebbe portarci a nuove elezioni».
«Leggo che alcuni colleghi propongono le dimissioni in massa per sciogliere il Parlamento: io ci sto. Sono pronto a firmare anche domani se questo dovesse servire a salvare la Sicilia.
Tutto è utile se viene restituita dignità a una Regione che sta cadendo a pezzi, oggetto di indagini e inchieste e di zero riforme. Sono sicuro che Pd e Cinque Stelle firmeranno la mozione».
Faraone (IV): “La legislatura è finita”
Il deputato nazionale di Italia Viva è netto:
«Non c’è più nulla da discutere né da mediare. La Sicilia ha bisogno di voltare pagina e liberarsi immediatamente di un governo incapace di governare, diviso su tutto, travolto dagli scandali e ormai privo di credibilità.
Mandare a casa Schifani non è solo una scelta politica: è un atto di igiene istituzionale. Ogni giorno in più con questo governo è un giorno perso per la sanità, il lavoro, le imprese e le famiglie.
Serve una scossa immediata per ridare dignità alle istituzioni».
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